Un caso che dimostra come la realtà a volte possa superare la fantasia. O quantomeno il cinema. Immaginiamo Cetto Laqualunque al potere. E non è un esempio a caso. Stiamo parlando di chi, nel 2018, ha debuttato come attore nella sua opera teatrale dal titolo “El consultorio de Milei”.  Poi, questo personaggio, è stato impiegato alla Hong Kong and Shanghai Bank e infine come assistente del suo mentore, il potentissimo finanziere Eduardo Eunerkian.

Amicizie e frequentazioni sempre border line, con persino elementi coinvolti nella sanguinosa dittatura di Videla. Un linguaggio rude, in stile Beppe Grillo agli albori del Movimento 5 stelle. Ecco, dopo tutto questo immaginate Cetto Presidente della Repubblica. Un incubo che si rivela realtà.

Un risultato imprevedibile quello del 19 novembre alle presidenziali 2023 in Argentina, con la vittoria finale del “gaucho” Javier Milei, la cui amministrazione prenderà avvio il 10 dicembre prossimo, quando – ironia della sorte – si celebrerà il 40esimo anniversario dalla fine della dittatura. Un passaggio di consegne che il peronista Sergio Massa ha assicurato si svolgerà tranquillamente, per garantire la pace sociale fra le diverse fazioni che, senza esagerare, si odiano ferocemente.

Una vittoria di “pancia”

Ma facciamo un passo indietro per tentare di capire come tutto ciò sia stato possibile e soprattutto per ipotizzare se alla fine saranno mantenute tutte le promesse fatte in campagna elettorale dall’economista ultraliberista Milei oppure necessariamente dovrà digerire qualche compromesso.  

Alla fine delle primarie di ottobre 2023, il risultato che portò al ballottaggio fu: 36,7% Sergio Massa, 30% Milei, 23,8% per Burllich. Tre formazioni profondamente divise fra loro. A contendersi l’ultimo voto andarono quindi Massa e Milei, con quest’ultimo più indietro.

Nel frattempo, però, accade che si  divide il movimento di centro-destra Juntos por el Cambio di Patricia Bullrich, e collegato alla “casta” dei Gremios, i sindacati che Milei afferma di voler abbattere, portando voti quindi proprio a  Libertad avanza, movimento ultraradicale opposto a Union por la Patria di Sergio Massa di deriva kirchnerista e considerato responsabile della tragica situazione economico-sociale dell’Argentina di oggi nella sua veste di ministro per l’economia.

Un’immagine di Buenos Aires – Foto da Pexels di Sebastián Godoy.

Quindi assieme a Patricia Bullrich, eliminata dal ballottaggio con oltre il 23% dei voti, ha annunciato appoggio a Milei anche l’ex presidente Mauricio Macri, di cui la Bullrich è stata ministro, incontro a tre immortalato dalle telecamere in un abbraccio congiunto.

Bullrich annovera un passato nei Montoneros, in esilio durante la dittatura, e oggi è una “pasionaria” di destra, dove prevale il suo antikirchnerismo più che la condivisione dei programmi de “El loco”, come viene soprannominato Milei. Nel dibattito pubblico televisivo del 12 novembre tra i due candidati tenutosi alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Buenos Aires, risultò vincitore, secondo gli opinion leader, Massa. Ma chi ha visto il dibattito ha assistito in realtà un incontro di boxe più che a ragionamenti sulle scelte da adottare  per un Paese dove ad avanzare nel quadriennio precedente è stata l’iperinflazione, la svalutazione.  

Una ricetta sconcertante

La ricetta di Milei è di una sconcertante superficialità: tagliare drasticamente la spesa pubblica, sopprimendo la maggior parte dei ministeri, considerati fonte di sprechi e mangiatoia per le clientele; eliminare la Banca Centrale Argentina e la sua subordinazione al potere politico che la costringe a stampare moneta a gogò alimentando la spirale inflazionistica; svalutazione del peso e la sua sostituzione con il dollaro, senza specificare a quale tasso di cambio, visto che in Argentina ci sono almeno cinque tipi di compravendita che vanno dal dollaro ufficiale che viene scambiato a 365 pesos, mentre quello blu si compra e si vende nelle centinaia di uffici dei cambiavalute che pullulano nel centro di Buenos Aires e oscilla fra 900 e 1000 pesos per un dollaro (solo un anno fa era sotto i 500 pesos).

Operazione complessa che richiede ingenti quantità di dollari, che l’Argentina non ha per cambiare i pesos di milioni di argentini, depositati nelle banche; e piena di rischi che, secondo alcuni economisti, potrebbe portare all’iper-inflazione prima di esplicare i suoi effetti, aggravando tutte le variabili economiche e soprattutto le sofferenze della popolazione già stremata e per di più priva di sussidi e ammortizzatori sociali che il peronismo ha elargito a piene mani e che Milei vuole eliminare.

Foto da Pexels di Ana Benet

Dell’equilibrio con JxC dovrà necessariamente tenere comunque conto. E, si sa, tra il dire e il fare in politica scorre molta acqua. Tra le promesse di Milei in una visione ultraconservatrice, c’è anche l’abolizione dei ministeri dedicati all’educazione e profonde riforme nella sfera della giustizia. Inevitabile, a questo proposito, che corrano le preoccupazioni degli argentini, i quali vedono oscure figure riemergere dal passato della dittatura.

E poi c’è la questione delle relazioni con la Santa Sede. Massa avrebbe voluto invitare nel 2024 il Papa in Argentina. Milei ripetutamente ha insultato la Chiesa e il suo Capo di Stato per una politica troppo vicina a chi ha bisogno, salvo poi fare una parziale retromarcia tramite una lettera inviata dal suo mentore Eunerkian, proprietario attraverso Corporacion America di aeroporti, cantine e fabbriche in giro per il mondo e considerato uno dei padri del cattolicesimo armeno per gli ingenti finanziamenti a supporto della Chiesa locale.

“Ignoranza che si aggiunge ad ignoranza”

Oltre a rappresentare il classico voto castigo (voto di protesta) contro i partiti tradizionali della politica argentina, Milei propone una piattaforma di cambio radicale, che è fortemente criticata anche all’estero. Un altro punto oscuro e preoccupante della proposta di Milei sta nella minaccia alla sovranità nazionale. Per il segretario delle Malvinas, Antartide e Atlantico del Sud della Cancilleria Guillermo Ramon Carmona la posizione di La Libertad Avanza (LLA) implica una “totale ignoranza del regime costituzionale argentino e delle risoluzioni delle Nazioni Unite. Non solo”, rincara il funzionario, “Questa ignoranza si aggiunge anche all’ignoranza contenuta nell’affermazione secondo cui la questione delle Malvinas si risolve con un modello tipo Hong Kong, riferendosi al recupero di Hong Kong da parte della Cina”. Carmona ha spiegato che “l’intero sforzo compiuto dall’Argentina nei negoziati con il Regno Unito tra il 1966 e il 1982 è quindi sconosciuto”, un processo che, quindi, “è ignorato dai rappresentanti di La Libertad Avanza”. “Rifiutiamo categoricamente” questa posizione, ha sottolineato il funzionario, che ha affermato che si tratta di “un allineamento ideologico con l’aggressore imperialista”.

Una rivincita del peronismo, risultato il vero sconfitto di queste elezioni, appare al momento lontana. Molti sono i tratti controversi di questo new comer ed alcuni anche inquietanti dato che nella formazione del nuovo esecutivo sembra certa nel ruolo di vicepresidente l’avvocato negazionista Victoria Villaruel, difensore di molti militari condannati per crimini contro l’umanità durante il regime Videla e promotrice della Carta di Madrid contro l’espansione del comunismo.

La Giustizia dovrebbe andare al controverso avvocato Mariano Cuneo Libarona, divenuto famoso negli anni Novanta per lo scandalo Coppola, il leggendario manager e amico di Diego Maradona, accusato di “detenzione di droga”. In ballottaggio ancora la figura chiave del Ministro dell’economia.

La casa rosada, il palazzo presidenziale di Buenos Aires

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