Sabato scorso all’Hotel Due Torri di Verona, nella suggestiva Arena Casarini, che prende il nome dai magnifici affreschi del pittore veronese Pino Casarini, è stato presentato il libro Diva”, appena pubblicato da Sonzogno, dell’autrice britannica Daisy Goodwin, la quale ripercorre in forma romanzata la vita della celebre cantante lirica Maria Callas.

La libreria Feltrinelli di Verona omaggia i cento anni dalla nascita di Maria Callas con quattro incontri a lei dedicati.

L’incontro, il primo di quattro organizzati dalla libreria Feltrinelli nella rassegna “I volti di Maria Callas” e in occasione delle celebrazioni per il centenario dalla nascita della Diva all’interno del programma del “Festival Internazionale Maria Callas”, è stato l’occasione per celebrare non solo un’icona della musica lirica, ma anche il suo legame stretto con la città di Verona.

Non è quindi strano che il libro per questa nuova protagonista femminile sia presentato a Verona, dove nasce il sogno di Maria Callas sul palco dell’Arena di Verona e che la lancerà come star internazionale a soli 23 anni.

Non è tuttavia solo il debutto a legarla alla città, ma anche successivamente l’imprenditore Giovanni Meneghini, che diventerà suo marito e manager.

«Sono nella musica che canto»

L’intervento dell’autrice, moderato dal Maestro Nicola Guerini e tradotto dall’editor di Sonzogno Patricia Chendi, ha visto la presenza dell’assessora alla Cultura Marta Ugolini e da alcuni contenuti audio e video inediti proposti dalla Warner Classic nel luxury box “La Divina. Maria Callas in all her roles”.

La raccolta mette in luce la totale dedizione da parte della cantante alla musica, come amava ricordare lei stessa: “Sono nella musica che canto. L’unica lingua che conosco veramente. L’unico modo in cui posso parlare della mia arte e di me stessa”.

Callas, colonna sonora di Daisy Goodwin

Partiamo innanzitutto dicendo che Daisy Goodwin non è nuova nel celebrare famose icone femminili. Nata nel 1961, è scrittrice, produttrice e sceneggiatrice televisiva inglese. Oltre a “L’ereditiera americana”, in Italia ha pubblicato altri due romanzi, entrambi per Sonzogno Editore, “L’amante inglese di Sissi” e “Victoria”, dal quale è stata tratta l’omonima serie televisiva di successo venduta in 146 paesi nel mondo.

La scrittrice ha raccontato che la prima volta che si innamorò della voce di Maria Callas fu quando aveva otto anni, e da lì capì che si trattava del “soundtrack of her life”.

La ascoltò durante tutta la sua adolescenza e due anni fa decise di scrivere questo romanzo, recandosi a lezione di canto per capire meglio la Divina. “Volevo inoltre salvare il termine diva” afferma Goodwin, “perché in inglese indica una donna capricciosa, ma per me è una donna che prima di tutto un genio”.

Una struttura da partitura d’opera

Per raccontare Callas, la scrittrice articola il libro in 24 capitoli e lo organizza come una partitura di un’opera, ossia una ouverture che prevede un prologo e una suddivisione in tre atti, con un ultimo capitolo intitolato “Applausi”.

Come afferma la stessa Goodwin, il romanzo non è una biografia poiché si è presa alcune libertà con alcune date, ma il risultato ha comunque restituito «con passione e tenerezza il ritratto di una diva irresistibile e umana, spesso incompresa ma in grado di comunicare tutto al suo pubblico».

La sua vita è affrontata come un racconto epico, fatto di ambizione, desiderio, trauma e amore. Ne emerge quindi non la figura di Maria Callas come mito, ma come essere umano in tutte le sue fragilità. Non si tratta quindi di una storia su Maria Callas, ma con Maria Callas.

L’ultimo libro di Daisy Goodwin e il cofanetto della Warner Classic. Foto S. Begali.

Quel cuore spezzato per Onassis

Il romanzo si apre nell’ottobre del 1968, nel momento in cui il milionario Aristotele Onassis sta sposando la ex first lady Jackie Kennedy, mente Maria Callas si trova a Parigi a sorseggiare champagne con il suo compagno e amico di sempre Franco Zeffirelli.

Questa coincide con la sua ultima e forse più riuscita performance, quando si trova a cena e sorride al pubblico mentre il suo cuore si sta in realtà spezzando.

Con un flashback Goodwin torna poi indietro ad una prima esibizione di successo della Callas, quando si trovava a New York per interpretare la Norma al Metropolitan Opera, raccontando l’inizio della relazione con Onassis che coincide di fatto con il momento in cui la Divina comincia a perdere la sua voce, identificando in questa relazione tossica la sua vera rovina. «Maria era infatti convinta che la amasse come donna, e non per la sua voce che stava cominciando a vacillare», commenta la scrittrice.

Meneghini, talent scout e figura paterna

Un altro uomo molto importante nella vita della Callas fu Giovanni Meneghini, quando ancora non era diventata la Diva. Per primo si accorse del suo talento e si prese cura di lei in tutto e per tutto, nonostante la famiglia di Meneghini non approvasse la loro unione cattolica.

«Fu più un padre che un amante, ma penso anche che sfruttò anche Maria. Fu la roccia della sua vita, ma la fece cantare troppo, e questa è una delle ragioni per cui perse la voce» sottolinea Goodwin.

Ed è qui che irrompe Onassis nel romanzo, e il “serpente dell’Eden” Elsa Maxwell: infatti la giornalista e protagonista delle serate mondane di New York fu pagata da Onassis per essere presentato alla Callas, ma era lei stessa innamorata della cantante, e provò a sedurla continuamente, senza successo.

Eroina delle proprie tragedie

La copertina di “Diva” scritto da Daisy Goodwin ed edito da Sonzogno.

Nonostante Maria sia caduta nella trappola della “dolce vita” e di un’unione ortodossa preparata appositamente per lei, Goodwin afferma che per lei Callas è un’eroina, non una vittima, o una donna delle tragedie che interpretava.

«Una donna forte e coraggiosa, una donna moderna, perché non aveva paura degli uomini. Chiese anche di essere pagata alla pari dei suoi colleghi maschi. Veniva considerata difficile, ma se fosse stata un uomo non sarebbe stata definita in questo modo».

A distanza di cento anni dalla nascita, il messaggio che Goodwin vede incarnato in Maria Callas e che traspone nel suo romanzo è di «essere fedeli a sé stessi e alla propria arte, perché l’amore del pubblico non è mai abbastanza».

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