Giunta Tommasi: un primo bilancio a 15 mesi dall’insediamento
Facciamo un bilancio su quanto fatto fino ad ora (e quanto si potrebbe ancora fare) dalla Giunta Tommasi, fra aspetti positivi e altri da migliorare.
Facciamo un bilancio su quanto fatto fino ad ora (e quanto si potrebbe ancora fare) dalla Giunta Tommasi, fra aspetti positivi e altri da migliorare.
Giugno 2022, elezioni comunali, passa Damiano Tommasi. Un momento storico per Verona, che dopo 15 anni di governo di centro-destra passa nuovamente, dopo l’unico mandato di Paolo Zanotto, al centro-sinistra.
Dopo quasi un anno e mezzo, cosa si può dire dell’operato della Giunta? Quali le luci e quali le ombre? E qual è il punto fondamentale da sottolineare, per migliorare nei prossimi anni il rapporto dei cittadini con l’Amministrazione?
Proveremo a rispondere, toccando solo alcuni aspetti della gestione cittadina – quelli sui quali chi scrive ritiene di avere qualche competenza – e offrendo su di essi un punto di vista ovviamente soggettivo. L’augurio è che queste riflessioni possano aprire una discussione libera e aperta e che contribuiscano a correggere i sempre possibili errori.
Per correttezza nei confronti di chi legge è giusto ricordare che nel 2022 l’autore dell’articolo intervenne in alcune iniziative della campagna elettorale di Damiano Tommasi, sostenendone la candidatura. A maggior ragione si ritiene che un approccio sincero e costruttivamente critico sia, oltre che un diritto cui l’autore non intende rinunciare, un preciso dovere verso i lettori.
La Giunta Tommasi ha finalmente adottato decisioni operative in settori nei quali – nei quindici anni precedenti – le Amministrazioni avevano saputo e voluto soltanto rimandare le scelte più difficili, con enormi sprechi e senza alcuna soluzione concreta per i cittadini.
Un primo esempio è quello dell’avvio dei lavori per la costruzione della filovia. Intendiamoci, il progetto della filovia non è, in astratto, il migliore possibile. Tuttavia il contratto era ormai stato sottoscritto, con la conseguenza che rinunciare avrebbe comportato per il Comune penali milionarie: insomma, pagare e non avere l’opera. Inoltre, l’Amministrazione sta già valutando i miglioramenti possibili per il progetto e le iniziative di mobilità dolce da affiancare ad esso. Questo sta avvenendo in costante dialogo fra l’Amministrazione, il Presidente di AMT3 e i gruppi di cittadini che hanno formulato proposte costruttive. L’azione del Comune in questo settore è apparsa concreta e non ideologica: si spinge verso la mobilità alternativa all’auto privata, ma contemporaneamente si agevola il parcheggio la sera nel centro, attraverso convenzioni con i gestori dei parcheggi, per sostenere l’economia locale. Bene così.
Ma perché la filovia non è stata realizzata prima? La domanda andrebbe rivolta alle Amministrazioni dei quindici anni precedenti. I fatti peraltro parlano chiaro. Tutti sanno che i cantieri necessari per progetti come questo sono destinati a creare, per un periodo, notevoli fastidi al traffico e ai residenti. Ebbene, le Amministrazioni precedenti non hanno voluto avviare i lavori, convinte che in caso contrario avrebbero pagato elettoralmente i disagi dovuti ai cantieri. Così, nei dieci anni di Giunta Tosi è stato senza ragione abbandonato il progetto della tramvia, si è imposto e impostato il progetto di filovia (all’inizio con motori diesel!), ma si è fatto di tutto per non avviare i lavori. La stessa cosa è avvenuta nei cinque anni successivi di Amministrazione Sboarina. La Giunta Tommasi ha finalmente abbandonato questa inerzia: se i lavori procederanno secondo le tempistiche previste, sono convinto che i cittadini accetteranno i disagi dei cantieri e soprattutto comprenderanno la differenza fra chi si prende la responsabilità delle scelte difficili e chi invece le scarica sui successivi Amministratori.
Sempre nel settore della mobilità, è stato ragionevole e positivo riuscire a dirottare i 53 milioni messi a disposizione dalla Società Autostrada A4 da un’opera finanziariamente impossibile e gravemente impattante sull’ambiente (il Traforo camionabile a 4 corsie proposto a gran voce dall’Amministrazione Tosi, ma nemmeno avviato in ben dieci anni) a un progetto molto più razionale. Si tratta del collegamento tra Verona Sud e Verona Nord (Strada di Gronda), idoneo a sgravare l’autostrada (oltre che Verona Sud) e quindi finanziabile dalla Società A4 (che non poteva invece ovviamente supportare progetti non utili a ridurre il traffico sull’autostrada).
Anche in questo caso l’atteggiamento della Giunta Tommasi è stato concreto e non ideologico: è stato infatti chiarito che la definitiva rinuncia all’impossibile e devastante traforo camionabile a 4 corsie non significa rinunciare a studiare una soluzione, anche viabilistica, per l’oggettivo grave problema di traffico che affligge Veronetta. Gli esperti sono al lavoro ed è augurabile che in tempi brevi propongano una soluzione concreta e utile, scevra da pregiudizi ideologici.
Sul piano della sicurezza stradale, il lavoro della Giunta, di concerto con la Polizia municipale, è stato notevole. I nuovi sistemi di accertamento delle più gravi violazioni – come l’occupazione dei posti per i disabili, il parcheggio in seconda fila, l’uso del cellulare alla guida, ecc. – potranno sicuramente contenere i comportamenti più incivili. Dunque, bene il telelaser, e complimenti al coraggio della Giunta, che anche in questo campo sta compiendo scelte non semplici e non motivate dal consenso più immediato, ma da una visione intelligente sulla sicurezza della città.
Anche sul piano della cultura e della diffusione di iniziative nei vari quartieri (e non più solo in centro) è sotto gli occhi di tutti l’attivismo dell’attuale Giunta, che inoltre sta sistemando, gradualmente ma senza interruzione e in costante dialogo con le Circoscrizioni, una serie di criticità ereditate dal passato per quanto riguarda strade, marciapiedi, giardini, ecc.
Per l’Arena, speriamo venga alla fine individuata una soluzione che eviti il muro contro muro e che consenta di non affidare ai Tribunali scelte che riguardano tutta la città e che dovrebbero essere il frutto di condivisione e non di contrapposizioni personali. Sono convinto che, alla fine e nonostante i ritardi e qualche difficoltà, questo accadrà.
In altri settori permangono difficoltà. Uno di questi è la raccolta dei rifiuti. I progetti per incrementare e qualificare la differenziata sono positivi, ma la raccolta ancora non avviene con l’efficienza e la pulizia che vorremmo vedere in una città elegante e turistica come Verona; in alcuni casi, si vedono ancora per le strade cumuli di rifiuti, vicino ai cassonetti, che sembrano abbandonati. Non ci risulta, inoltre, che siano ancora state chiarite in modo esplicito ai cittadini le prospettive dei prossimi dieci anni: dove andranno i nostri rifiuti non riciclabili, posto che a Verona manca un impianto “finale” di trattamento? Possiamo essere certi che i rifiuti dei veronesi non debbano fare lunghi e inquinanti viaggi (magari dopo un primo banale trattamento) per trovare collocazione definitiva?
L’urbanistica – settore difficilissimo – è oggetto di grandi tensioni ma, sino a questo momento, di poche scelte strategiche chiaramente comunicate. Come viene immaginata Verona fra dieci e fra venti anni? Qual è la posizione precisa dell’Amministrazione sulle varie questioni in discussione e sulle scelte urbanistiche più importanti? Soprattutto, vi è disponibilità a una discussione nel merito con i cittadini, anche con chi ha posizioni critiche?
È poi certamente positivo che importanti lavori vengano iniziati all’Arsenale, ma qual è l’idea dell’Amministrazione per la sua riqualificazione definitiva? E come si pensa di affrontare lo scoglio dovuto alla presenza dei militari in Castelvecchio, visto che non basta ovviamente dire che dovrebbero andarsene, ma bisogna organizzare una soluzione condivisa? Qual è il progetto complessivo per l’abbattimento delle barriere architettoniche, al di là di interventi spot?
In alcuni casi il Comune appare in affanno, arrivando in ritardo su alcuni dossier (lo abbiamo visto anche per le questioni per certi aspetti “minori” della cometa e dei mercatini di Natale), forse anche per perduranti e serie difficoltà della struttura amministrativa (a proposito, qual è il piano per rafforzarla, a partire dalle posizioni dirigenziali?). Anche il dialogo con i portatori di interessi e i gruppi che presentano proposte su questi temi non sta avvenendo con la stessa costruttività e lo stesso tempismo che vediamo invece nel settore della mobilità o in quello della manutenzione e dell’arredo urbano.
Durante la campagna elettorale, la coalizione di centrosinistra si era pubblicamente impegnata a riformare le società partecipate rispetto alla gestione opaca del passato, lungo tre linee direttrici: nomine sempre ispirate al criterio della competenza, riforma del Regolamento sulle nomine nella direzione proposta senza successo dall’opposizione durante l’Amministrazione guidata da Federico Sboarina e riduzione del numero delle società partecipate e del numero complessivo dei consiglieri di amministrazione nominati dalla politica.
A distanza di oltre un anno dall’insediamento dell’attuale Giunta, soltanto il primo dei tre punti ha trovato attuazione, con una serie di nomine – penso a quelle in AGSM AIM, AMT3 e AGEC – chiaramente ispirate a corretti criteri di competenza. Per il resto non risultano ancora compiuti – o quantomeno non sono ancora stati resi noti – progressi significativi nelle direzioni indicate.
La prima questione riguarda la revisione del Regolamento sulle partecipate. Per dare solidità nel tempo al criterio della competenza, non basta aver deciso alcune nomine adeguate. Occorre apportare quelle revisioni strutturali al Regolamento comunale sulle nomine che erano state proposte senza successo dal centrosinistra durante la precedente consiliatura: divieto di candidature per diverse società (non si può essere competenti per tutto); possibilità di candidature provenienti anche da gruppi di cittadini, non soltanto dai politici o da Ordini professionali; audizioni in una commissione consiliare dei candidati alla presidenza delle società più importanti. Queste modifiche non erano state proposte a caso, ma sulla base di un’attenta analisi delle migliori pratiche esistenti in altre città italiane.
Il secondo tema importante, ma sinora non affrontato, consiste nella riduzione del numero delle società e, conseguentemente, dei consigli e dei consiglieri di amministrazione. L’eccessivo numero di società e di amministratori costituisce infatti, nello stesso tempo, un costo inutile per il socio Amministrazione comunale, un fattore di inefficienza e un potenziale strumento clientelare a disposizione della politica cittadina.
Su questo chi scrive ha avuto un’esperienza personale durante la precedente amministrazione. Ero consigliere di AMT in rappresentanza della minoranza. Con molte insistenze, e anche evidenziando i possibili profili di responsabilità contabile, riuscii a portare il CdA a chiudere una società posseduta da AMT, la cui esistenza era da tempo del tutto inutile, con un risparmio di oltre 100.000 euro l’anno. Quanti altri casi simili ancora esistono?
La questione più importante riguarda peraltro, nel complesso, la “accountability” della maggioranza. Un termine che indica il dovere di rendere conto al pubblico di ciò che si fa e si intende fare, come di ciò che non si intende (o non si intende più) fare e delle ragioni di tutte queste scelte.
Si può anche aver cambiato idea rispetto alla campagna elettorale – ad esempio sulle partecipate – ma lo si deve dire chiaramente, spiegandone le ragioni. E si deve rispondere nel merito a tutte le critiche motivate, costruttive ed espresse educatamente.
Su questo tema, che riguarda la maggioranza nel suo insieme, a me sembrano essenziali l’impegno personale, la presenza anche sui media e la comunicazione pubblica da parte del Sindaco, aspetti questi che andrebbero decisamente rafforzati rispetto al primo anno di Amministrazione.
Vorrei infine prevenire una possibile obiezione. Come chiarito all’inizio, sono stato e sono un sostenitore dell’attuale Giunta. Riconosco che, in molti ambiti, fra i quali alcuni menzionati in questo articolo, il cambiamento avviato è stato importante e positivo.
Tuttavia, ritengo che in altri campi (fra i quali, appunto, le società partecipate), permangano non solo ritardi, ma anche forti resistenze a cambiare le cose nella direzione che pure era stata indicata in campagna elettorale.
Chi dunque oggi solleva rispettosamente, ma con franchezza e senza remore, osservazioni critiche su questi aspetti dell’operato della Giunta non si rende affatto responsabile di “fuoco amico”. Al contrario, fornisce un aiuto al cambiamento. Chi non comprendesse questo, mostrerebbe di considerare la vicinanza politica come una forma di fedeltà personale: un’idea primitiva, della quale Verona e la buona politica non hanno certamente bisogno.
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