Twitter è morto, Instagram è finito e TikTok è tossico. Ma mentre le piazze di Internet si incendiano, i giovani stanno costruendo una nuova ondata di app di social media positive e non tossiche per la generazione Z.

Queste applicazioni promettono spazi sicuri, senza pubblicità, con complimenti e indicatori di tono. Vengono usate parole d’ordine come “comunità” e “spazio sicuro” e l’obiettivo è quello di “potenziare” gli iscritti. Funzionano in modo simile alle applicazioni “millennial” di un tempo, ma mirano alla Gen Z.

Un internet non offensivo

C’è Geneva (è come Discord, ma per le ragazze), Diem (Yahoo Answers per le domande che non puoi cercare su Google), Melon (Pinterest per “ragazze pulite”), OneRoof (per conoscere i condomini) e Lex (Gruppi Facebook per le comunità queer locali). Per citare Collective Media, una società che ospita alcune di queste piattaforme, l’intento di tali app è quello di creare un’esperienza che «risulta essere più come partecipare a una festa che esibirsi su un palco».

Social media non tossici dal sito Collective Media
Social media non tossici dal sito Collective Media

Queste piattaforme social, che si definiscono attivamente non tossiche, possono essere un bene per noi. Hanno la capacità di connettere persone che la pensano allo stesso modo che potrebbero non incontrarsi altrimenti, di costruire spazi sicuri per le persone emarginate e di creare un luogo di discussione sugli interessi più di nicchia. Molte di queste app si etichettano come facilitatori per le connessioni reali, qualcosa di cui probabilmente tutti abbiamo bisogno. Ma fino a che punto un rifugio sicuro non diventa un echo-chamber?

In opposizione alla cultura delle grandi piattaforme, queste nuove piattaforme social non tossiche tendono ad essere spazi in cui tutti sono d’accordo. Così le persone che vi si riuniscono probabilmente condividono background simili, credenze politiche e riferimenti culturali. A differenza di un’enorme piazza come è Twitter, i social non tossici sono caratterizzati da piccoli “club” sociali.

Internet post-piattaforma

Questo non è del tutto nuovo, comunità di tutte le dimensioni coesistono su internet. Con l’aumento dell’uso di spazi come storie Close Friends (su Instagram), subreddits (piccoli forum su Reddit), la maggior parte degli utenti naviga sempre di più tra molteplici spazi online e molteplici identità. Tuttavia, ci stiamo dirigendo verso ciò che l’editorialista del New Yorker Kyle Chayka chiama “Internet post-piattaforma”. Cioè un Internet che va oltre le piattaforme di social media del Web 2.0, basate sulla pubblicità. Per ora, i social attivamente non tossici possono sembrare di nicchia, ma la loro ascesa suggerisce come, in futuro, potrebbero diventare le nostre interazioni sociali online. 

«Non credo di essere il solo a sentirmi alla deriva su internet in questo momento. Non c’è nessun posto da chiamare casa, nessun punto di ritrovo dove le persone con cui voglio parlare si riuniscono. La moderazione dei contenuti è inesistente. Il feed, che dovrebbe essere un elenco cronologico di persone che segui, è sempre più inquinato da annunci irrilevanti e promozioni algoritmiche» spiega Kyle Chayka.

Forse, la promessa di “comunità” di questi social è solo marketing, ma un internet non tossico è proprio quello che le persone vogliono in questo momento. 

Per lo più startup in fase di crescita, queste nuove piattaforme social sono apparentemente non capitaliste, cioè senza pubblicità evidenti o richieste di denaro. Ma se queste applicazioni diventano abbastanza grandi, si dovranno allineare al meccanismo di “funzione – monetizzazione”. Che è una delle cause principali della tossicità del Web 2.0. 

Finché l’obiettivo finale è lo stesso -il capitale-, è difficile vedere come i social non tossici possono deviare dalle grandi e “cattive” applicazioni. In alcuni aspetti, questi social sembrano essere semplicemente una continuazione della tendenza della Silicon Valley a monetizzare e rendere applicazioni le micro-interazioni come chiedere una domanda, parlare con i vicini o invitare qualcuno a una festa.

Il mondo reale non è privo di negatività

Una questione da non sottovalutare è che nel “sembrare come partecipare ad una festa”, ciò ci porterebbe solo a trascorrere più tempo online. Qualcosa che nessuno di noi ha bisogno di fare. 

Un altro punto da non trascurare è che, forse, internet non dovrebbe essere completamente privo di negatività, perché il mondo reale non è privo di negatività.

Quando ci isoliamo in comunità più piccole e di nicchia di persone che sono più simili a noi, rischiamo di perdere la qualità che definisce i social media, ovvero la capacità di farci vedere un mondo diverso dal nostro. 

Come sempre, il tempo ci dirà se i social non tossici diventeranno la prossima “grande cosa”, ma forse gli spazi-piazza della città di Internet valgono la pena di essere recuperati. Si può sempre beneficiare da un Internet che è più simile al mondo offline: vario, ampio e spesso contraddittorio. 

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