La Stagione invernale del 2023 al Teatro Filarmonico riprende con una prima nazionale, Amleto, del compositore veronese Franco Faccio su libretto di Arrigo Boito torna in scena per la prima volta in Italia dopo oltre 150 anni.

L’opera nasce dalla collaborazione tra gli allora ventenni Franco Faccio e Arrigo Boito, compagni di studi tra Milano e Parigi, legati entrambi alla Scapigliatura. Amleto fu unìopera assai applaudita alla prima a Genova nel 1865 e grandissimo fiasco nel rifacimento del 1871 alla Scala. L’autore, da quel momento, ritirò la partitura e rinunciò definitivamente alla composizione, dedicandosi poi solamente alla carriera di direttore d’orchestra.

Un oblio lungo si è poi gettato sull’opera, fino a quando nel 2014 il direttore statunitense Anthony Barrese ne curò un’edizione per Ricordi. Di lì, l’esecuzione in concerto a Baltimora, quindi in forma scenica ad Albuquerque per approdare in Europa nel 2016 per il quarto centenario shakesperiano a Bregenz.

Ora, torna a Verona, città natale del compositore.

Questo Amleto era pronto per il debutto già nella primavera del 2020, come ha ricordato durante la conferenza stampa di lancio Cecilia Gasdia, sovrintendente di Fondazione Arena, che ha parlato dell’attesa generata in «centinaia di appassionati, melomani, curiosi e musicologi della critica internazionale, motivo di orgoglio in più per il pubblico veronese, che ha l’opportunità di conoscere l’opera più ambiziosa di un proprio illustre concittadino».

Un Amleto tra sublime e irriverente

Amleto è il primo libretto di Boito, ispirato alla tragedia di Shakespeare di cui sfoltisce molto la trama, per evidenti esigenze melodrammatiche pur restituendo in maniera efficace nuclei e temperature dell’originale, cui aggiunge un piglio scapigliato, metricamente sofisticato ma d’avanguardia, quasi provocatorio a tratti.

L’opera del duo Scapigliato è un unico tentativo nella storia d’opera italiana di scegliere una drammaturgia di Shakespeare, ponendo al centro della tensione narrativa moltissimi contrasti tra il sublime e l’irriverente, cifre che fino a questo testo non erano mai emerse. 

Angelo Villari convince in un intensissimo Amleto. Foto da Fondazione Arena.

Interpreti di grande qualità

L’opera richiede molto agli interpreti, in numero e in qualità ma la sfida a Verona è stata vinta grazie a un cast d’eccezione a partire dal direttore, Giuseppe Grazioli, che ha favorito l’espressione elegante senza depersonalizzare il carattere ardito di una partitura giovanile, supportato da coro e da un’orchestra di eccezionale tenuta.

Angelo Villari, protagonista intenso e appassionato, conferma la sua abilità di vestire ruoli impossibili, come questo Amleto, sempre in scena e la cui tessitura ribatte in maniera insistente sul passaggio. Fa da contrasto per colori, ma non per abilità, la dolce e soave Ofelia, interpretata da un’emozionante Gilda Fiume, folle e commovente.

Bravissimi anche Saverio Fiore (Laerte) e Marta Torbidoni nei panni di Gertrude, madre di Amleto e sposa del re, interpretato da Damiano Salerno, che si è distinto anche per la marcata presenza scenica. Ottimi i bassi, Francesco Leone (Polonio), Alessandro Abis (Orazio), Davide Procaccini (Marcello) e Abramo Rosalen (lo spettro).

Una nota di merito va anche a tutti gli altri interpreti solisti come Enrico Zara (un araldo), Francesco Pittari (il re di Gonzaga), Marianna Mappa (la regina), Nicolò Rigano (Luciano) Maurizio Pantò (un sacerdote) e Valentino Perera (primo becchino).

Paolo Valerio debutta nella regia d’opera

Firma la regia il veronese Paolo Valerio, direttore del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, profondo conoscitore di Shakespeare e al suo debutto come regista d’opera.

«Verona e Shakespeare costituiscono un connubio inesauribile – afferma Valerio – che, grazie alla sensibilità di Fondazione Arena, si arricchisce di questo nuovo e originale progetto, il recupero di un piccolo gioiello operistico, scritto da un veronese e per la prima volta rappresentato in Italia. Per me una bellissima prima esperienza nel mondo della lirica. Amleto di Faccio è un’opera molto affascinante, i protagonisti shakespeariani sono delineati con grande fedeltà e la musica evoca con forte suggestione lacerazioni e passioni. Il mio compito è stato di proteggere ed enfatizzare il valore di questa musica e di questo libretto».

Gilda Fiume in una Ofelia commovente. Immagini di Fondazione Arena.

Paolo Valerio offre una regia essenziale, minimalista e evocativa. Ciò è supportato dalle luci di Claudio Schmid, e dalle proiezioni di Ezio Antonelli che continuamente propongono un ambiente sognante e fiabesco e che alla fine e all’inizio di ogni atto ci fano leggere lo spartito autografo di Faccio.

Prima nazionale di grande qualità

Bellissima la recita degli attori nel secondo atto, marionette animate da Amleto, e il funerale di Ofelia del quarto atto. I costumi, di Silvia Bonetti, ricalcano la visione registica di mettere in scena un Novecento di guerre e ombre.

Tutto ha collaborato per restituire una prima nazionale d’eccezionale spessore. L’opera andrà in scena per altre tre repliche mercoledì 25 ottobre alle 19, venerdì 27 alle 20 e domenica 29 alle 15.30.

Previsti alcuni cambi di cast: Angelo Villari interpreterà Amleto domenica 29 ottobre, mentre il 25 e il 27 Samuele Simoncini vestirà i panni del protagonista. Ofelia, invece, sarà interpretata ancora da Gilda Fiume per la replica di mercoledì 25, ruolo che venerdì 27 e domenica 29 toccherà a Eleonora Bellocci.

Biglietti disponibili al link https://www.arena.it/it/teatro-filarmonico.

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