In Italia, nel 1922, il movimento fascista iniziò a raccogliere il consenso della popolazione, aumentando notevolmente il numero dei suoi militanti. A Verona, nello stesso periodo, il quotidiano “L’Arena” si dichiarò apertamente “giornale fascista”.

Il “Corriere del Mattino”, diretto da Giovanni Uberti, deputato del Partito Popolare Italiano e sindacalista delle Leghe bianche, vicine ai contadini, era il quotidiano democratico più letto in città. Ma, il 28 ottobre del 1922,  le camicie nere si diressero in piazzetta San Pietro Incarnario, dove aveva sede il “Corriere del Mattino” e lo occuparono, facendolo poi uscire  come il bollettino della vittoria fascista.

A quei tempi, i giornali che si opponevano al potere, venivano chiusi e i loro direttori portati al confino. Ora, per zittire le voci scomode, le testate dei giornali vengono acquistate dalle holding finanziarie.

Gli interessi in gioco

Nel 2023, l’Italia si trova al 41° posto nella classifica internazionale sulla libertà di stampa stilata da Reporter Senza Frontiere. Oltre ad essere minacciata dalla criminalità organizzata e da vari gruppi estremisti violenti, la libertà di stampa è minacciata dal controllo dei mezzi di comunicazione di massa da parte di pochi proprietari.

Gli alti costi di gestione dei giornali e delle televisioni, provocano l’esclusione di coloro che non sono in grado di competere economicamente. La conclusione è l’assorbimento di più testate giornalistiche da parte di società che, in questo modo, riescono a controllare l’informazione per metterla a servizio dei propri interessi economici e/o politici.

Un esempio? Alcuni dei maggiori gruppi editoriali nazionali sono RCS Mediagroup S.p.A di Urbano Cairo (che controlla il Corriere della Sera, La Gazzetta dello Sport, Oggi, Airone, Amica, Arte, La7 e altri minori), Gedi News Network S.p.a. della Exor, la holding degli Agnelli (che controlla La Nuova Venezia, La Provincia Pavese, La Repubblica, La Stampa, La Tribuna di Treviso, Il Mattino di Padova, Il Piccolo di Trieste, L’EspressoHuffPost Italia, Il Secolo XIX, Limes, MicroMega, National Geographic  e altri minori), Fininvest, della famiglia Berlusconi (che controlla Il Giornale, le reti televisive Canale 5, Italia 1, Rete 4, le emittenti radiofoniche Radio 105, R101, Radio Monte Carlo e Virgin Radio e altro ancora) e il Gruppo Caltagirone (che controlla Il Messaggero, Il Gazzettino, Leggo e Il Mattino).

A Verona il maggior gruppo editoriale è la Società Athesis, con  principali azionisti le Confindustrie di Verona e di Vicenza (che controlla L’Arena, Bresciaoggi, Il Giornale di Vicenza, La Gazzetta di Mantova, Telearena, Telemantova e RadioVerona).

Osservando questa situazione, si evince che la maggior parte dei giornali e dei canali comunicativi, sono gestiti dalle grandi holding finanziarie che, ovviamente, fanno i propri interessi e inevitabilmente danno poco spazio (e in qualche caso censurano) le poche voci che disturbano.

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