Povere creature! (Poor Things) di Yorgos Lanthimos ha trionfato alla Mostra del Cinema di Venezia 2023 vincendo il Leone d’oro, un successo preannunciato dagli applausi scroscianti alla prima proiezione stampa in sala Darsena. Si tratta del film che segna la consacrazione definitiva del regista greco tra i grandi autori del cinema contemporaneo, rilevandone quindi anche la capacità di osservare le dinamiche dell’oggi attraverso uno sguardo quanto mai tagliente.

La nuova Frankenstein sfida il desiderio

La storia vede come protagonista Bella Baxter, una giovane donna riportata in vita dal dottor Godwin Baxter, scienziato brillante e poco ortodosso. Bella vive sotto la protezione di Baxter ma è desiderosa di imparare. Attratta dalla mondanità fugge con Duncan Wedderburn in un’avventura che si svolge su più continenti.

Yorgos Lanthimos decide di dividere Povere creature! per capitoli, seguendo il percorso di crescita della propria protagonista arrivando a un finale che è già un manifesto. Il regista greco piega la realtà alla visione del mondo di Bella Baxter, cambiando toni e colori del film per rendere Povere creature! un racconto picaresco in grado di amalgamare la commedia grottesca alle immagini stranianti messe in scena.

Il trailer di Povere creature! di Yorgos Lanthimos, vincitore del Leone d’oro alla Mostra del cinema di Venezia 2023.

Tra il padre eretico e il padre-padrone

Bella è un personaggio che incarna il sentimento del desiderio. Lei vuole imparare perché è affascinata dal mistero, dall’esperienza dell’inconscio e perciò dalla perdita della propria padronanza dell’Io.

Lo psicanalista Jacques Lacan d’altronde associa il termine desiderio al termine “altro”, proprio perché l’esperienza del desiderio è l’esperienza della perdita dell’identità. Non è un caso quindi che Bella Baxter sia prima di tutto una persona che ha perso l’autocoscienza di sé, che non ricorda più niente della sua vita precedente.

Per arrivare alla scoperta dell’ignoto, il sesso diventa la lingua madre perché è la più animalesca, la più instintiva. Se Godwin Baxter rappresenta un padre eretico e quindi non interessato a possedere Bella in quanto corpo, il personaggio di Duncan Wedderburn ne è invece l’esatto opposto: un padre padrone.

Godwin Baxter mira al riconoscimento, cioè dare il diritto alla parola a Bella, insegnarle a parlare – il cervello trapiantato è quello del feto che Bella portava in grembo – per poi essere ascoltato. Godwin Baxter mira ad avere, citando sempre Lacan, il riconoscimento della “parola piena”, ovvero chiamare Bella come figlia. Una condizione che non ha niente a che vedere con la paternità biologica, ma con l’adozione.

Il conflitto fino all’annientamento

Duncan Wedderburn invece è un don Giovanni, personaggio atto ad avere meccanicamente il corpo di Bella. Il desiderio quindi non è più un desiderio dell’altro e quindi del riconoscimento, ma diventa desiderio del “niente”.

Povere creature! uscirà in Italia il 25 gennaio

L’unico scopo è quello di rendere il desiderio un oggetto, perciò possederlo. Una dinamica da padre padrone che ricorda il Mastro-don Gesualdo di Giovanni Verga.

Duncan Wedderburn appena scopre i primi istinti di libertà di Bella la rinchiude in una gabbia, perché non vuole darle la possibilità di scoprire e conoscere il mondo. Duncan Wedderburn è il perfetto simbolo del patriarcato, piaga che Bella sconfigge tramite la conoscenza e l’esperienza.

Povere creature! è un’opera imponente e importante, l’unico film su Barbie – provate a vedere il film secondo quest’ottica – possibile: il Leone d’oro ruggisce ancora al femminile.

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