Ci mancava la proposta dell’«Isola di Giulietta» a riconfermare la visione della città in un’ottica turistica dal sapore inesorabilmente popolare. Non condanniamo le masse di turisti in fila ad ammirare il falso storico – balcone – del quale si sono spese parecchie parole e che non vale qui la pena rimarcare. Il punto è un altro, ed è una questione di opportunità. O meglio di posizionamento che vogliamo dare alla Città.

Facciamo un passo indietro. È di qualche settimana fa la proposta dell’Ordine degli Architetti di creare un quadrilatero per gestire il flusso turistico attorno al cortile degli innamorati estendendo il percorso ad altre piazze e vie della città. Una passeggiata tra vicoli, torri e angoli suggestivi che Verona, mai come poche, è in grado di garantire.

Fin qui tutto bene: la creazione di itinerari alternativi, e l’invito a seguirli anche nelle sue estensioni più nascoste, è certamente un punto di forza (alzi la mano, ad esempio, per citarne uno, chi conosce “Vicolo Raggiri”, a pochissimi passi da Piazza Erbe e decisamente suggestivo nella sua bellezza architettonica). Ciò che piuttosto biasimiamo è la continua necessità di appore accanto a tutto ciò che riguarda Verona il “mito di Giulietta”, ormai decisamente esautorato della poetica shakespeariana e oggi espediente mieloso quale marchio su calamite, statuette, strofinacci, dolcetti e chi più ne ha più ne metta.

Foto di Osvaldo Arpaia

Lasciamo la fila di turisti che ammirano il balcone per pochi secondi prima di ripartire per altre città e occupiamoci di altro pur nella speranza che quest’ultimi acquistino almeno un panino nei nostri locali a compensare solo parzialmente i danni causati da scritte indelebili e chewing-gum. Premesso che il mito della malcapitata eroina shakespeariana – dal punto di vista del turismo di massa – ha offuscato quanto di buono è stato fatto in Arena con il Festival Lirico, continuare a insistere su di esso è deleterio e imbarazzante.

Impariamo a raccontare altro e innalziamo il livello. Parliamo della “Pala” di Mantegna a San Zeno, di “San Giorgio e la principessa” a Santa Anastasia, del “Monumento Brenzoni” a San Fermo, raccontiamo che a Santa Maria in Organo abbiamo uno dei cori lignei più belli al mondo. Questi sono solo alcuni dei tantissimi esempi che si potrebbero fare e che occuperebbero svariate pagine.

Più che un ristretto quadrilatero “giulettiano” attorno alla “casa” raccontiamo la fitta ragnatela di bellezza che viene celebrata nei libri d’arte e architettura ma che, coloro che dovrebbero, non sono in grado di diffondere nel giusto modo. Se la media di turisti che dormono a Verona supera di poco la notte, ecco che bisognerebbe creare una sinergia seria e profonda anche con le realtà culturali che circondano la Città, nel suo abbraccio con la provincia, indicando ai turisti cosa visitare ma invitandoli a rimanere a dormire a Verona, offrendo magari la possibilità di scoprirne i suoi segreti e bellezze in vari orari… del giorno e della notte. Pensiamo a Castelvecchio e alla chiesa di San Giorgio illuminate di sera… che poesia!

Lavorare attentamente, con competenza e professionalità, sulla valorizzazione di ciò che abbiamo e sulla creazione di eventi temporanei dovrebbe essere il primo motore per uscire da un torpore ormai diffuso e per questo continuo cullare la Città in un’aurea di mediocrità che essa non merita. Mancano le competenze e forse il coraggio.

Ribelliamoci, cari operatori culturali, a vedere ridotta l’Arena di Verona a contenitore per qualsiasi tipo di evento, anche di sottocultura, e pretendiamo la rimozione dei vandalici lucchetti dell’amore risalenti addirittura al 2006. All’operazione delle magnifiche vedute aeree che aprono i numerosi concorsi canori e di abilità nell’uso dell’autotune cerchiamo di ottenere che vengano mostrate in video anche le bellezze di cui facevamo cenno.

Questo è il posizionamento che Verona meriterebbe: una città orgogliosa delle bellezze artistiche e architettoniche, una città conosciuta a livello globale non più per un’invenzione di marketing ma per la realtà artistica tangibile che la caratterizza e per le bellezze naturali che la circondano. Dedichiamo il nostro tempo e le nostre energie a questo e lasciamo le vuote code senza anima al naturale flusso quotidiano verso il cortile.

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