Da giugno, le forze della difesa territoriale ucraina hanno una nuova speaker. Di per sé è una notizia che potrebbe anche passare inosservata. Ma c’è un dettaglio, che la rende importante: la personalità della nuova portavoce.

Sarah Ashton Cirillo è una dei tanti volontari americani che si sono mobilitati per aiutare l’Ucraina nella sua lotta per la libertà. Cresciuta in Nevada e residente a Vegas, dopo aver lavorato nel settore immobiliare e come responsabile della comunicazione per una società in ambito sanitario, si dedica all’attività giornalistica.

Nel 2015 si reca nei campi di rifugiati siriani in Turchia, da cui ricava poi un libro, senza però spingersi all’interno delle zone dei combattimenti. Tra il 2020 e il 2021 invece si impegna in politica, svolgendo un ruolo chiave nelle elezioni presidenziali e nelle successive rivendicazioni: risale infatti al 2022 la diffusione da parte di Ashton-Cirillo dello scambio di messaggi in suo possesso tra il candidato repubblicano e il procuratore generale del Nevada, che ha alimentato le controversie succedute alla vittoria di Joe Biden contro Donald Trump.

Da attivista a reporter e volontaria

Attivista progressista, pochi giorni dopo l’inizio dell’intervento militare russo su vasta scala Ashton-Cirillo decide di andare subito in Polonia. Inizialmente vuole documentare la situazione dei profughi, ma poi decide di attraversare la frontiera polacca e arrivare fino a Kharkiv, all’epoca bersaglio degli intensi attacchi russi. Arrivata ai primi di marzo 2022, ha come campo base il quartiere di Saltivka, esposto ai continui bombardamenti, diventando una delle prime giornaliste straniere in quella zona.

Freelance, il primo incarico è per Lgbt Nation, magazine online con sede a San Francisco, grazie al quale dà voce alla comunità ucraina Lgbtq, tra persone impegnate nei combattimenti o in cerca di uscire dal Paese, oltre ai crimini di guerra commessi dall’esercito russo sulla popolazione Lgbtq.

L’impatto con la realtà di guerra la spinge a diventare volontaria, e non solo in qualità di osservatrice neutra o di reporter in cerca di notizie sconvolgenti. Accanto al suo lavoro giornalistico aggiunge il volontariato, portando i pasti a domicilio alle persone bisognose, o cercando gli aiuti umanitari per gli abitanti del villaggio di Zolochev, ma anche consegnando armi ai checkpoint militari.

La scelta di arruolarsi

Sarah Ashton-Cirillo in mimetica, foto dal suo profilo Twitter.

Poco dopo inizia a lavorare al Kharkiv Media Hub, che fa parte del Media Center Ukraine, ma dopo aver assistito a un attacco di artiglieria in un edificio di Zolochiv, rivaluta il suo ruolo nel conflitto.

Il 10 ottobre è la prima reporter presente a Kiev sulla scena dell’attacco russo, che documenta diffondendo le immagini degli eventi.

Però due giorni dopo dà seguito al suo desiderio di coinvolgersi anche militarmente e comunica di essersi arruolata come medico combattente, dà le dimissioni dalla sua testata e viene assegnata al battaglione dei tartari di Crimea. Dopo l’addestramento medico-militare entra nelle unità di combattimento, fino al giorno in cui riporta una ferita alla mano e al volto. È stata relativamente fortunata: numerosi altri volontari americani sono stati uccisi.

Da paramedico a portavoce

A questo punto avrebbe potuto considerare chiusa l’avventura ucraina, e tornarsene negli Usa a scrivere libri sulla sua esperienza. Invece Sarah sceglie di restare e trovare una via di mezzo fra l’impegno militare e il giornalismo. Così, a fine giugno diventa la portavoce della Difesa territoriale per il pubblico anglofono, con il grado di sergente.

La Difesa territoriale fa parte dell’esercito, ma è composta da volontari e si occupa della difesa del territorio nelle zone in prossimità del fronte e delle frontiere. Nei tempi di pace la sua funzione è simile a quella della Protezione civile, che subentra nel caso di emergenze. Ma in un Paese dove la guerra dura da quasi dieci anni e linea del fronte è dinamica, la Difesa territoriale si è fatta valere nei combattimenti, a fianco dei militari di carriera.

Raccontare le attività di questa arma dell’esercito ucraino agli statunitensi ed europei sul canale Russia Hates the Truth è lo scopo del progetto di cui Sarah Ashton-Cirillo è la figura centrale.

Identità da difendere

Ma la sua attività ha attirato anche l’attenzione dei propagandisti russi. Il motivo? Sarah è una persona trans che aveva fatto la transizione nel 2019. Per i russi però è diventata un bersaglio di velenose e umilianti battute, e di numerose minacce di morte inviate nei messaggi privati.

Sarah Ashton-Cirillo in servizio negli studi della Difesa territoriale ucraina, fonte Twitter.

Ashton-Cirillo ha qualificato queste invettive come “rumore”, affermando in un suo recente tweet: “In Ucraina non lottiamo per la tolleranza né chiediamo di essere accettati. In Ucraina viviamo e moriamo per la libertà, la libertà e la liberazione di tutte le persone. Tutto il resto è semplicemente rumore, un rumore che non ha posto in guerra o in una società libera.”

Le reazioni dell’opinione pubblica

Da parte degli ucraini ci sono stati diversi tipi di atteggiamento verso la sua identità. La maggior parte non si è posta nemmeno la domanda, tenendo al centro d’attenzione quello che lei fa e non il genere passato o presente. Altri sono incuriositi e fanno domande mossi dal desiderio di conoscerla meglio. Ci sono state anche voci scandalizzate fra i militari ucraini, ma l’opinione più diffusa è favorevole: l’aiuto delle persone di buona volontà è ben accetto, a prescindere dall’orientamento.

Anche Hanna Maliar, vice-ministro della Difesa, ha parlato chiaramente a favore di Ashton-Cirillo, sottolineando l’importanza di avere una persona qualificata che parli al pubblico anglofono, e indicando la campagna d’odio sollevata dai mass media russi come paradossalmente utile per la visibilità dell’operato della giornalista americana.

Per Sarah, l’importante è l’aver condiviso con gli ucraini il valore di autodeterminazione: “Mentre le ripercussioni continuano, il mio più grande risultato da questa vicenda è una lezione interna di forza e determinazione. A prescindere dalle parole, dalle calunnie e dalle bugie, ho continuato e continuerò a vivere nella verità, con i fatti e la libertà come alleati nel raccontare le storie che tratto.”

La sua voce si contrappone a un Paese dichiaratamente omofobo, come confermato dal voto dello scorso giugno da parte della Duma per vietare il cambio di genere.

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