Nella seduta del 20 luglio, prima della vacanze estive, il Consiglio comunale di Verona in qualità di organo di indirizzo e controllo politico-amministrativo del Consiglio di Bacino“Verona città”, ha approvato il “Documento di programmazione d’ambito rifiuti”  indicando gli obiettivi strategici e operativi per i prossimi anni.

Si tratta di un documento rilevante che recepisce le aspettative dei cittadini e le prescrizioni delle leggi relativamente alla gestione dei loro rifiuti, fondamentale per disciplinare correttamente il contratto che l’Amministrazione dovrà sottoscrivere con il fornitore del servizio di raccolta.

Per Verona, si tratta di una novità in quanto finora l’erogazione della prestazione si è basata su un contratto tra il comune di Verona (cliente) e Amia di Agsm Aim (vecchio fornitore) risalente al 1999, divenuto nel frattempo sostanzialmente inapplicabile e poco controllabile.

Il documento consta di circa cento pagine, ricche di dati e riferimenti normativi, principi e obiettivi, considerazioni e azioni, meritevoli di essere conosciute e approfondite in dettaglio.

Ci limitiamo a menzionare alcune note fra le più significative come emerse dalle presentazioni che l’assessore alla Transizione Ecologica, Tommaso Ferrari e la direttrice di Bacino, Barbara Lavanda, hanno fatto al Consiglio della seconda Circoscrizione lo scorso 6 Luglio.

Obiettivi

Fra gli obiettivi  proposti quello più sfidante per Verona riguarda la raccolta differenziata dei rifiuti. Entro il 2030 si dovrà raggiungere il 76% di differenziata come da legge regionale (da anni la nostra città non supera il 50%) ma, questa è la novità, con l’interpretazione europea dell’effettivo recupero.

Per un’economia circolare non è interessante la quantità di differenziazione del rifiuto ma quanto materiale viene effettivamente recuperato e rimesso nel ciclo produttivo.  La nuova impostazione punta quindi sulla qualità della differenziazione per favorire il maggiore riutilizzo possibile del materiale raccolto.

Principi

La realizzazione del Piano Rifiuti Urbani del Bacino Verona Città dovrà seguire principi guida che ne garantiscano efficienza, trasparenza nei confronti dei cittadini e delle istituzioni ed economicità.

  • La gestione sarà incentrata sulla sostenibilità ambientale, sicurezza e salute sul lavoro, responsabilità sociale. Le filiere di trattamento del materiale raccolto saranno monitorate e certificate con un sistema di controllo e rendicontazione puntuale del servizio.
  • Le fasi del servizio saranno integrate in un’unica gestione.
  • Gli standard di servizio saranno omogenei su tutto il territorio veronese in un’ottica di razionalizzazione e semplificazione della informazione agli utenti.
  • La comunicazione con gli utenti sarà personalizzata, diretta e bidirezionale con la possibilità per il cliente di gestire in autonomia specifiche richieste.
  • Il pagamento del servizio dovrà basarsi sul modello puntuale Pay as you throw (paghi quello che non differenzi).

La loro applicazione comporterà cambiamenti radicali nei comportamenti dei cittadini e richiederà un fornitore adeguato alla sfida.

Azioni

Cambierà il sistema di raccolta. Attualmente in città ne sono praticati quattro diversi che generano diseconomie e confusione. In futuro si punterà su due sistemi: cassonetti ad accesso controllato tramite tessera personale per vetro, umido, residuo secco e “porta a porta” per carta, plastica, metalli.  La loro applicazione nel territorio terrà conto delle specificità dei luoghi.

In città saranno inoltre predisposte due ulteriori isole ecologiche, sviluppati servizi personalizzati per esigenze particolari e potenziate le ecomobili per i mercati.

La città disporrà di un sistema rifiuti più economico. Puntare sull’effettivo recupero significa aumentare i ricavi nella vendita delle materie prime secondarie selezionate e ridurre di conseguenza il costo totale del servizio. «Nel 2022» informa la direttrice Lavanda  «i ricavi ottenuti sono stati solo il 5% del costo totale».

Lo sviluppo della digitalizzazione permetterà inoltre di ottimizzare la logistica, controllare la produzione di rifiuti, tracciare i movimenti dei materiali, monitorare i processi di recupero, controllare i costi. 

Verrà superata la situazione attuale che vede i cittadini interloquire con due soggetti gestori: Amia per l’operatività e Solori per il pagamento del servizio e la riscossione del tributo: la responsabilità sarà invece unificata.

Ogni utente disporrà di una tessera per operare e di una App per interloquire con il sistema. Verranno create banche dati georeferenziate, integrate delle utenze e dei contenitori assegnati con anagrafiche aggiornate e accessibili in continuo.

«La rendicontazione delle attività in ottica di miglioramento continuo delle prestazioni, come peraltro richiesto dall’autority ARERA, costituisce un significativo cambio di prospettiva rispetto allo stato attuale dove il servizio non aveva una pianificazione ne un monitoraggio costante» ribadisce Ferrari.

Non più rifiuti abbandonati. Tramite digitalizzazione, migliorerà la vigilanza e il presidio ambientale del territorio (video-sorveglianza, sistema informatizzato di segnalazione) finalizzato a ridurre l’abbandono dei rifiuti nel territorio.

Cambierà anche il sistema di pagamento della TARI. Non appena la nuova gestione si sarà stabilizzata e gli elementi di controllo saranno collaudati, si stima fra tre/quattro anni, i cittadini pagheranno in funzione della quantità di rifiuto che non hanno correttamente differenziato (Pay as you throw).

Criticità

L’approvazione del documento è quindi il primo passo per avviare una trasformazione virtuosa in conformità con le sempre più pressanti richieste europee.

Vista però l’analisi che lo stesso documento fa dell’attuale gestione veronese dei rifiuti, il cammino per attuare il piano sarà lungo e impegnativo. Si dovranno recuperare risorse, competenze e soprattutto ingenti capitali per sostituire il parco mezzi esistente, sviluppare massicciamente l’informatizzazione del sistema e introdurre nuovi servizi. Compito non facile.

Lo stesso assessore Ferrari non nasconde elementi di criticità: «Abbiamo redatto il piano partendo dall’obbligo tassativo di assegnare i lavori ad una nuova società, la Nuova Amia, interamente di proprietà del Comune (società in house), voluta dalla precedente amministrazione e approvata con voto quasi unanime del precedente consiglio comunale. Non abbiamo potuto perciò prescindere dalla realtà industriale di questa Nuova Amia, da come è strutturata, dal suo parco mezzi, dalla sua capacità di farsi finanziare».

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