Dieci anni. Il Bridge Film Festival, uno degli appuntamenti imperdibili per gli appassionati di cinema nell’estate veronese, torna dal 12 al 15 luglio e spegne dieci candeline, con un’edizione che ribadisce la passione degli organizzatori e dei volontari che, ogni anno, dedicano il loro tempo a imbastire un programma di lungometraggi e cortometraggi d’autore, per una rassegna lungo l’Adige pensata per un pubblico di cinefili. Un evento che ha superato l’ostacolo del Covid uscendone rafforzato, come ci raccontano le direttrici artistiche Ginevra Gadioli e Giovanna Girardi.

Quest’anno, l’ottavo in Dogana di Fiume e il secondo in cui è coinvolta anche la Dogana di Terra, il tema sarà “Wait a minute, you ain’t heard nothin’ yet”, ovvero la prima battuta pronunciata nel film Il cantante di Jazz (1927), primo lungometraggio con il sonoro sincronizzato nella storia del cinema.

Ginevra Gadioli

«Partendo da questo presupposto, volevamo analizzare l’importanza del suono nei film, e quanto l’immagine sia arricchita dalla sonorizzazione», ci spiega Ginevra Gadioli. «Lo abbiamo fatto in diversi modi: attraverso i workshop con i giurati, come Maotik (Mathieu Le Sourd), artista visivo che lavora rendendo visibile il suono, ed Elisa Del mese, autrice di podcast». E poi ci saranno le performance del foley artist e sound designer Matteo Bigon, che eseguirà delle sonorizzazioni dal vivo, e di Massimo Pupillo, bassista della band Zu, che ha musicato un documentario girato nell’Afghanistan del 1969 dalla figlia del console italiano.

Infine, in Dogana di Terra si terranno una serie proiezioni di classici del cinema organizzate in collaborazione con l’Università di Verona e la Soprintendenza di Verona, Rovigo e Vicenza, aperte a tutti ma dedicate agli studenti, che potranno acquisire due CFU. Le proiezioni includeranno classici del muto come The Lodger di Alfred Hitchcock, La palla n° 13 di Buster Keaton, Viaggio nella luna di Georges Méliès, Alice in Wonderland, primo corto Disney che compie cent’anni, e Nosferatu di F.W. Murnau, accompagnato dal vivo da una jam session di musicisti veronesi (dopo il riuscito esperimento con Metropolis in Via XX Settembre a febbraio). Ma anche film sonori in cui immagine e suono hanno un rapporto molto stretto: Viale del tramonto di Billy Wilder, Persona di Ingmar Bergman e Mulholland Drive di David Lynch.

Il programma del concorso principale includerà quattro film, tre lunghi e un mediometraggio, che competeranno per vincere il “Golden Cocai” e un premio in denaro: saranno Lo que se hereda di Victoria Linares Villegas (Repubblica Dominicana), Apolonia, Apolonia di Lea Glob (Danimarca), Disco Boy di Giacomo Abbruzzese (Francia) e Dipped in Black di Matthew Thorne (Australia). «Abbiamo cercato di creare un cartellone vario, con artisti emergenti e film premiati a festival come la Berlinale e l’International Documentary Film Festival di Amsterdam», afferma Giovanna Girardi. «Quest’anno abbiamo anteprime nazionali, regionali, film appena usciti», con un equilibrio di genere nella selezione. Il Bridge ha inoltre indetto una call for entries che ha ricevuto responsi da tutto il mondo, «Iran, Italia, Francia, Finlandia» e ancora «Repubblica Dominicana, Danimarca»; in tutto quasi 200 film da vagliare. «Siamo contenti che il cartellone presenti cinematografie un po’ meno conosciute».

Giovanna Girardi

Immancabile la selezione di corti, che verranno proiettati sabato 15 luglio, ultimo giorno della rassegna, e quest’anno saranno giudicati da una giuria di studenti universitari. «Grazie al Bridge Film Festival, tantissimi giovani hanno iniziato a girare corti», ci spiega Ginevra Gadioli. «Sapere di poter mostrare il loro lavoro a casa loro, in un contesto un po’ informale in cui però c’è della professionalità, ha aiutato a sbloccare la produzione locale dal basso».

«Dieci anni. Sembra impossibile che ci siamo arrivati, con tutte le difficoltà per gli eventi culturali e il Covid», confessa Gadioli. Eppure, la pandemia ha servito inaspettatamente da collante: «Ci ha riuniti come gruppo, è stato lo spartiacque. Ci siamo detti: o non lo facciamo più, o lo facciamo meglio di prima». Ma il Bridge Film Festival è anche un luogo in cui creare contatti tra artisti: «Il Bridge cerca sempre di riunire nomi internazionali a talenti locali emergenti. È un momento in cui gli appassionati si trovano, e chi vuole lavorare in questo ambito può scoprire qualcosa di alto a livello professionale».

L’immagine di Tom Colbie (pseudonimo di Marco Bellotti) simbolo della mostra dedicata all’artista prematuramente scomparso.

Quest’anno, inoltre, il Bridge Film Festival ha «cercato un sostegno economico» in vista della decima edizione, e trovato una serie di sponsor come il birrificio Mastromatto, Coldiretti, Valpolicella Benaco Banca, Kosmos Verona e il ristorante pizzeria Leon d’Oro.

Oltre alle proiezioni e ai workshop, ci saranno quattro concerti in Dogana di Fiume. Per accedere alle proiezioni bisognerà pre-tesserarsi online, e ci sarà anche uno sconto per chi pagherà le quattro giornate online (20 euro invece di 25). Per maggiori informazioni, potete consultare le pagine Facebook e Instagram del festival, e il sito ufficiale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA