Le relazioni tra UE e Sud America sono state “trascurate” negli ultimi anni, come hanno ammesso gli stessi funzionari di Bruxelles, ma la necessità di approfondire il dialogo con i partner globali in seguito all’invasione dell’Ucraina ha portato l’Unione Europea a cercare nuove forme di cooperazione rafforzata. L’UE ha il vantaggio di potersi presentare come una potenza commerciale e un mercato immenso per le esportazioni delle economie emergenti, restando al contempo un cliente interessato all’acquisto di risorse energetiche e minerali critici per la transizione verde, con l’obiettivo di smarcarsi dalle dipendenze e diversificare le fonti di approvvigionamento.

In questa prospettiva, il tour in America Latina di von der Leyen in questi giorni giunge a poche settimane di distanza dal summit che si terrà a Bruxelles con la partecipazione di trenta capi di Stato e di governo provenienti dalle nazioni sudamericane e caraibiche (UE-CELAC, Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños), il 17 e 18 luglio, come base di una nuova stagione nei rapporti tra i due continenti. La presidente della Commissione UE è stata del resto preceduta in Sud America dal cancelliere tedesco Olaf Scholz, che ha visitato Argentina, Cile e Brasile a fine gennaio, mentre il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva si recherà in Francia a fine giugno, a testimonianza di come gli scambi tra le due sponde dell’Atlantico si stiano intensificando.

Origine del termine “latinoamericano”

170 anni fa il termine America Latina fu approvato dall’impero francese di Napoleone III durante l’invasione francese del Messico, come un modo per includere la Francia tra i Paesi con influenza in America ed escludere i paesi di lingua inglese. Ciò ha avuto un ruolo nella sua campagna non solo per mettere in relazione la parentela culturale delle Americhe con la Francia e trasformare questo Paese in un leader culturale e politico nell’area, ma anche per insediare Massimiliano d’Asburgo come imperatore del Secondo Impero messicano.  

José María Torres Caicedo

Il termine fu usato per la prima volta a Parigi, nel 1856, dal politico cileno Francisco Bilbao  e, quello stesso anno e anche nella capitale della Francia, fu applicato dallo scrittore colombiano José María Torres Caicedo  nel canto IX del suo poema “Las dos Américas”: Come ha coscienziosamente sostenuto Arturo Ardao, fu il colombiano José María Torres Caicedo, residente a Parigi dal 1853, a svolgere il lavoro più ampio e costante come giornalista e pubblicista per la causa dell’unione latinoamericana nella capitale francese. Era un diplomatico poliedrico (cosa abbastanza comune all’epoca), essendo ministro plenipotenziario della Colombia a Parigi, Londra e della Santa Sede, ma in seguito anche del Venezuela, con rappresentanza a Parigi e Bruxelles, e pochi anni dopo di El Salvador, nelle ultime due città.

A causa dello scarso sviluppo della carriera diplomatica nella maggior parte dei paesi latinoamericani, non era affatto strano che scrittori di rilievo o politici ben inseriti fossero scelti come rappresentanti per occupare le cariche di ministri plenipotenziari; allo stesso modo, i mercanti venivano spesso eletti alle cariche di consoli. Una delle caratteristiche del lavoro dei diplomatici latinoamericani in Europa a metà del XIX secolo era che non richiedevano una dedizione a tempo pieno, il che lasciava loro il tempo per scrivere.

El Correo de Ultramar e La America

Torres Caicedo, che guadagnava pochissimo come rappresentante del Venezuela, poté dedicarsi alla stesura di articoli e saggi per la stampa europea: dal 1857 e per molti anni collaborò a El Correo de Ultramar (1842-1886), un libro letterario e politico giornale pubblicato due volte al mese a Parigi. Era stata fondata da un ricco mercante francese con interessi all’estero, ed era riuscita a creare un’ampia rete di abbonamenti sia nelle Antille che nell’America spagnola. L’attrattiva di questo giornale era che combinava note politiche con numerose notizie sulla moda a Parigi e articoli letterari. Ha avuto soprattutto le penne di intellettuali, politici e artisti spagnoli come Eugenio de Hartzenbusch, Mariano Urrabieta, Eugenio de Ochoa, Emilio Castelar, Manuel Fernández e González, ma anche alcuni ispanoamericani.

Torres Caicedo, che ne divenne il direttore nel 1857, cura molto i rapporti con la Spagna e stringe stretti rapporti con Eduardo Asquerino, direttore del quotidiano madrileno La América (1857-1886). Fin dalla sua fondazione, questo fu un importante veicolo politico e letterario, indicato da Ardao come la pubblicazione periodica del suo genere con la maggiore diffusione nel mondo ispanofono, con abbonamenti in Spagna, gran parte dell’America spagnola (comprese venti agenzie di abbonamenti in Messico) e alcune città degli Stati Uniti.

Caicedo pubblicò un articolo su La América nel 1858 in cui usò l’espressione “América Latina”, una prima volta nei media di Madrid. Grazie al suo lavoro di pubblicista e redattore entusiasta per la difesa della cultura e della sovranità delle repubbliche ispano-americane, nel giugno 1861 i diplomatici ispano-americani accreditati a Parigi e Londra inviarono a Caicedo una nota destinata a riconoscere i suoi contributi.

Recuperare il tempo perduto

Il documento diceva: “A te, Signore, doveva essere innalzato il glorioso vessillo degli Stati ispano-americani; Lei ha difeso i diritti sovrani di quelle Repubbliche sui giornali spagnoli e francesi, ogni volta che alcune Nazioni potenti hanno preteso di ignorare la giustizia che le accompagnava. Continua nel tuo lavoro filantropico, in cui lavori da otto anni con tanto zelo quanto altruismo, e otterrai i benefici di tutti coloro che adorano il bello, il buono e il grande”.

Hanno firmato come affettuosi “compatrioti”, un gruppo distinto che comprendeva Pedro Gálvez, ministro plenipotenziario del Perù, Carlos Calvo, direttore commerciale del Paraguay, Juan Bautista Alberdi, ministro plenipotenziario della Confederazione Argentina, Andrés Santa Cruz, ex protettore della Confederazione Perù -Boliviano ed ex ministro plenipotenziario, Víctor Herrán, ministro plenipotenziario di Honduras e El Salvador e i ministri della Confederazione Grenadine, Guatemala, Ecuador e Venezuela.

Ecco dunque spiegato il motivo del vertice UE-CELAC che si terrà a luglio: Bruxelles vuole recuperare il tempo e il terreno perduti, mettendo in campo le proprie risorse economiche e diplomatiche. Si punterà, però, anche sugli interessi condivisi tra Europa e America Latina, come «una visione progressista delle relazioni commerciali» a fronte del protezionismo lanciato da Washington e Pechino, stando a quanto spiegato dallo stesso Borrell.

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