Bartoletti, una vita a fianco degli Dei
Il celebre giornalista sportivo Marino Bartoletti si racconta ad Heraldo: fra sport, musica, grandi personaggi e indelebili ricordi.
Il celebre giornalista sportivo Marino Bartoletti si racconta ad Heraldo: fra sport, musica, grandi personaggi e indelebili ricordi.
Avere il privilegio di poter dialogare con Marino Bartoletti è come entrare dentro a una enciclopedia vivente dello sport e della musica. Sempre gentile, è riuscito durante la sua professione di giornalista a instaurare un rapporto di amicizia con tanti personaggi e con alcuni di loro, come racconta, piangere e ridere assieme.
Bartoletti ha condotto trasmissioni televisive di successo quali Il processo del lunedì, La domenica sportiva, Pressing, Quelli che il calcio ed è stato commentatore di tante edizioni del giro d’Italia di ciclismo, dei campionati del mondo di calcio e dei giochi olimpici. Ha anche diretto il Guerin Sportivo, la più vecchia rivista di sport del mondo nata nel 1912.
La musica è l’altra sua grande passione, tanto da farlo diventare uno dei più grandi esperti del Festival di Sanremo che segue dal vivo da 30 anni. Nel 2008 ha anche fatto parte della commissione artistica selezionatrice delle canzoni.
Ora, da quando è in pensione, è anche un apprezzato scrittore. Nel 2022, con il libro “Il ritorno degli dèi”, ha vinto il premio Bancarella Sport.
Bartoletti, l’ultimo suo libro si intitola “La discesa degli dèi” (Gallucci Editore) e fa parte di una trilogia che annovera anche “La cena degli dèi” e “Il ritorno degli dèi”. Come nasce l’idea?
«Nasce dal fatto che ho sempre pensato sin da bambino, e ho continuato a pensarlo, che non è possibile, quando tutto sembra che finisca, che i nostri dèi, i nostri eroi non possano ritrovarsi in qualche altra parte. Può sembrare una riflessione un po’ infantile, ma poi mi sono accorto che si ritorna a pensarlo anche da adulto per cui ho immaginato che esista un Luogo, con la L maiuscola, dove c’è questo Grande Vecchio in terra e in cielo, Enzo Ferrari, che con il mio stesso desiderio – forse in quel Luogo si annoia anche un po’ – vuole raccogliere attorno a sé le persone a cui ha voluto bene, personaggi che ha amato ma anche qualcuno che vorrebbe conoscere. Rappresentando così un po’ quello che è il mio sogno e quello di tanti.
Per cui il Grande Vecchio dapprima gestisce una “Cena degli dèi” (con Luciano Pavarotti, Lady Diana, Maria Callas, Marco Simoncelli, Tazio Nuvolari, Lucio Dalla, Marco Pantani, Francesco Baracca, Ayrton Senna E Fabrizio Frizzi), che è il titolo del primo libro del 2020, e poi nel secondo libro del 2021, “Il ritorno degli dèi”, dato che nel precedente non c’erano calciatori, ho inserito Paolo Rossi e Diego Armando Maradona, che nel frattempo erano arrivati in cielo, a cui è stato consentito di scendere per qualche ora sulla terra per compiere delle missioni.
Nel terzo libro “La discesa degli dèi” del 2022, che è la sintesi di quanto è accaduto prima, degli dèi (Gigi Proietti, Pietro Mennea, Pino Daniele, Domenico Modugno, Gilles Villeneuve, Fausto Coppi e Massimo Troisi), non solo si ritrovano nel Luogo a parlare tra di loro, scendono sulla terra a compiere altrettante missioni per coronare il sogno di persone, di fantasia, che hanno chiesto a loro una mano. Sono romanzi, favole, che però alla fine sono un po’ il pretesto per dare una risposta a quello che prima ci chiedevamo e poi anche per ricordare questi personaggi che abbiamo sempre amato e che continuiamo ad amare».
In questi tre libri ha scomodato tanti personaggi illustri dello sport, della musica e dello spettacolo. Nel raccontarli quanto c’è del Marino Bartoletti giornalista e quanto invece è frutto della fantasia?
«Questi libri non avrei mai potuto scriverli se non avessi conosciuto personalmente le persone di cui parlo. Non avrei potuto parlarne con tanto affetto, con tanta cognizione di causa, con tanta intimità. Con molti di loro ho avuto un’amicizia molto profonda. Questi sono libri che non puoi scrivere consultando Wikipedia o delle biografie, devi per forza aver conosciuto queste persone, cenato coloro e in alcuni casi pianto e riso con loro».
Il motore di tutto, come diceva, è il Grande Vecchio, Enzo Ferrari. Cosa la lega a lui? Era davvero quel burbero di cui si racconta?
«Era un uomo diverso da quello che era stato percepito. Da una parte era sicuramente un uomo duro, scontroso, forse cinico.
Tutto questo lo era per crearsi una corazza ai dolori immensi che la vita gli aveva riservato, sia personali, ricordiamo che ha perso un figlio di ventiquattro anni, che professionali, visto quanti figli ha perso con il casco e la tuta addosso, i suoi piloti.
Da un’altra parte era una persona di grande umanità, sensibilità e persino di grande convivialità e ironia. Quindi in questi libri mi piace che si lasci andare, anche nel suo desiderio di fare una carezza a tutti questi figli e amici; buona parte dei quali se ne andata senza una carezza».
Nel secondo libro “il ritorno degli dèi” ha messo Paolo Rossi e Diego Armando Maradona in copertina. Ma Maradona può essere annoverato tra gli dèi visto la sua vita “spericolata”?
(sorride!) «Il problema che si pone è invece se si trova in Paradiso. Ma la risposta c’è. Non siamo noi uomini a decidere chi va in Paradiso. C’è un Grande Vecchio Titolare, Dio, che vede negli uomini la bontà e i meriti che forse gli stessi uomini fra di loro non riescono a percepire fermandosi alla polvere di quelli che possono essere i peccati».
Lei e Gianni Minà siete stati gli unici due giornalisti italiani invitati al matrimonio di Maradona in Argentina…
«Lì ho toccato con mano l’umanità e la bontà di Diego. Al suo matrimonio invitò i suoi amici d’infanzia, che arrivavano da quartieri poveri, facendo capire a tutti che se non avesse trovato la strada del successo sarebbe diventato anche lui un disperato. Quello fu un gesto di grande bontà nei confronti di questi ragazzi della sua età».
In quest’ultimo libro, “La discesa degli dèi”, alcuni personaggi famosi tornano sulla terra per dare una mano a chi ne ha invocato l’aiuto. In questa impresa sono guidati dalla Carrà a cui ha dedicato il libro con queste parole «A Raffaella che ha fatto una rivoluzione senza che ce ne accorgessimo»…
«Con grande talento e spirito di sacrificio e mai con volgarità ha spostato l’asticella di quella che poteva essere la contemporaneità. Tutti sono rimasti fermi al suo ombelico mentre lei ha fatto diventare a colori la televisione che era in bianco e nero. Tutto questo è stato frutto di un grande impegno e ciò che lei faceva non era mai improvvisato ma profondamente preparato. Era un’atleta e una campionessa del palcoscenico perché aveva una forma maniacale per l’allenamento, come si direbbe nello sport. È stata un grandissimo esempio per tante ragazze. Per non parlare poi del suo spirito di libertà».
… ma anche di generosità…
«Che si è manifestata, visto che lei non era madre, con l’adozione di tanti bambini a distanza, 130mila. Poi ha aiutato le persone bisognose molto più di quanto si sia saputo».
La musica è l’altra sua grande passione e in quest’ultimo libro entra di prepotenza con Pino Daniele e Domenico Modugno. Quest’ultimo, nella finzione del romanzo, salva un ragazzo con la canzone “Meraviglioso”. Un artista non molto valorizzato…
«Verissimo! Va un po’ riesplorato. La figura di Modugno è stata una delle pietre angolari della storia della musica italiana. Un rivoluzionario della musica sin da quando spalanco le braccia in quel 30 gennaio del 1958 sul palco di Sanremo e ci invitò tutti a volare. E l’Italia comincio davvero a volare con il boom economico. Ha fatto cose enormi e poi la sua parabola professionale e personale è declinata, ma è giusto ricordare il campione, l’artista, immenso che è stato a 360 gradi.
Ben pochi come lui sapevano cantare, comporre, ballare, recitare. È stato veramente una perla rarissima e in più in questo mio libro mi veniva utile perché una delle sei storie di fantasia che racconto riguarda un ragazzo che vuole farla finita e Modugno ha scritto una canzone che si chiama Meraviglioso, la storia di un angelo che salva un passante che vuole fare un tuffo giù, come dicono le parole. Vorrei ricordare, anche, che la canzone Meraviglioso non fu ammessa al Festival di Sanremo del 1968 perché l’anno prima si era suicidato Tenco».
Lei è un grande esperto del Festival di Sanremo avendone seguiti dal vivo più di trenta. Che consigli si sente di dare ad Amadeus per la prossima edizione?
«Di continuare a fare quello che ha fatto fino adesso e cioè di cercare di portare sul palcoscenico quanti più big possibile. Quest’anno è stato bravissimo perché ha portato Giorgia, Mengoni, Ultimo che in altre edizioni sarebbero andati solo come ospiti d’onore e invece si sono messi in gara. E poi valorizzare i giovani come ha fatto indubbiamente in questi anni. Se la musica italiana ha ripreso quota a livello internazionale grazie ai Måneskin, lo dobbiamo soprattutto a lui».
Occupandosi di sport ha seguito tantissime edizioni delle Olimpiadi, ma quella fatale, anche se era ancora bambino, per la futura professione è stata quella di Roma del 1960…
«L’ho seguita da bambino ma forse è la più importante, comprese quelle che ho seguito dal vivo, perché mi ha dato l’imprinting. Probabilmente mi ha fatto capire che le emozioni dello sport sono certamente belle da vivere ma un giorno anche da raccontare. Tutto sommato penso di esserci riuscito».
Sempre restando in tema di olimpiadi un altro personaggio che entra nel libro è Pietro Mennea, medaglia d’oro nei 200 metri a Mosca nel 1980, a cui dedica un pensiero particolare…
«Lui di olimpiadi ne ha fatte cinque e questo per un velocista dell’atletica è un record inimmaginabilmente raggiungibile. E in più le ha fatte da atleta pulito e ha sempre respinto ogni tentazione e probabilmente ha immolato delle medaglie per questa sua pulizia.
È questo il motivo per cui lo stimo in maniera incredibile. Tanto che una delle cose più belle che mi è accaduta dopo la pubblicazione di questo terzo libro è stata la telefonata di sua moglie Emanuela per dirmi che ben pochi hanno saputo rappresentare Pietro come ho fatto io. Questa è stata forse la cosa più bella assieme al premio Bancarella Sport per “Il ritorno degli dèi”».
Personaggio dalla storia travagliata presente nella discesa degli dèi è quello di Fausto Coppi “Il Campionissimo” amato ma anche insultato dalla gente a causa di quel suo amore per “La dama bianca”…
«Lui dalla mattina alla sera passò da essere il personaggio più amato dello sport italiano e simbolo di riscatto per tutto il Paese a essere un personaggio quasi odiato semplicemente perché era stato coinvolto in una vicenda sentimentale privata, quel suo amore per una donna sposata, che l’Italia bigotta non gli perdonò. Era l’Italia di allora e in parte è anche quella di adesso. Meno male che allora non c’erano i social…».
Alla fine del libro lascia intendere che ci potrebbe essere un’altra puntata visto che da poco ci hanno lasciato Vialli, Pelé, Mihajlović. Non crede che dobbiamo farli ritornare nel Luogo dove ad attenderli ci sarà Enzo Ferrari?
«Sì, ci sto pensando seriamente. Questi tre personaggi saranno nel prossimo libro».
E intanto il bambino Marino che cosa sogna?
(sorride!) «Sta sognando di vedere una partita di calcio tra gli dèi, i giocatori, che sono in cielo».
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