È veronese il primo hotel sui 170 del gruppo Best Western a conseguire la certificazione internazionale Gstc. Lo storico De’ Capuleti ha scelto di acquisire uno standard che certifichi l’impegno della struttura ricettiva a favore di un modello di turismo più sostenibile. Un impegno che parte da lontano, come ha dichiarato durante La conferenza stampa di stamani la responsabile per sostenibilità Arianna Montresor. «Da anni si parla di green o di ecofriendly, definizioni che rischiano di coprire in realtà interventi di greewashing. Invece non si tratta di seguire una moda, bensì di rispondere a una necessità non più rimandabile».

Gstc è l’acronimo di Global Sustainable Turism Council, l’organismo internazionale nato dall’United Nations Environment Programme e dall’United Nation World Tourism Organization, pensato per promuovere la sostenibilità e la responsabilità sociale nel turismo. La certificazione che rilascia è quindi internazionale, coinvolge tutta la filiera che ruota intorno all’impresa turistica, e include diversi aspetti che incidono sulla sostenibilità dei processi, quali quelli gestionali, socioeconomici, ambientali e culturali.

Il valore della filiera corta

La scelta di abbracciare questo strumento di certificazione è frutto di una filosofia perseguita già da qualche anno.

Da sinistra il fotografo Hermes Mereghetti, Patrizia e Alessandro Boldrini, titolari dell’hotel De’ Capuleti, Arianna Montresor, responsabile sostenibilità della struttura alberghiera, e Maria Teresa Cantù, Head of Membership Marketing & ESG in BWH Hotel Group.

«Valorizziamo i prodotti locali utilizzati per le colazioni, compresa la produzione in casa di pane e pasticceria – ha sottolineato Montresor – grazie all’uso di materie prime a filiera corta. Inoltre collaboriamo con la app Too Good To Go per combattere lo spreco alimentare, e da una decina d’anni prendiamo parte al progetto Stay for the planet di Best Western Hotel Group Italia per monitorare e contenere i rifiuti prodotti e i consumi energetici».

La gestione in ottica ambientale coinvolge anche le scelte degli ospiti e dello staff: quindi ridurre l’uso di plastica monodose, gestire l’uso dell’acqua e in generale contenere i consumi sono alcuni passi fondamentali per ridefinire l’esperienza turistica sui piani ambientale, sociale e gestionale.

Trasformare il turismo in ottica circolare

Una tendenza che riguarda tutto il sistema del turismo, come sottolineato all’incontro dello scorso ottobre a Madrid, dagli Osservatori del turismo sostenibile che fanno parte della Rete internazionale dell’Organizzazione mondiale del turismo (Unwto).

L’unico scatto della mostra “Ali di plastica” di Mereghetti in cui non compare la figura umana, bensì un comunissimo appendino.

In quell’occasione hanno evidenziato quanto scelte in favore dell’economia circolare, con particolare attenzione allo spreco alimentare, siano strumenti di trasformazione del turismo. Un approccio che mira ad essere fonte di «prosperità complessiva di una comunità locale e dell’ambiente circostante, non solo un obiettivo in sé» come ha dichiarato il segretario generale dell’Unwto Zurab Pololikashvili.

Quindi se è bene monitorare la gestione delle risorse, non si può escludere dal sistema la rete dei fornitori che ruotano attorno a una struttura ricettiva. Così De’ Capuleti sceglie partnership del territorio e pensa ad estendere collaborazioni «con realtà che condividano lo stesso approccio», ha sottolineato Montresor.

Le foto di Mereghetti per “Ali di plastica”

E i turisti possono fare la loro parte, anche fermandosi a osservare la mostra che accompagna e illustra questo nuovo processo gestionale tramite le immagini esposte in “Ali di plastica” di Hermes Mereghetti, fotografo e giornalista milanese.

Nella serie di ritratti in bianco e nero, che diventano quasi degli still life, emerge il soggetto della plastica come protagonista di un messaggio. Se l’hotel ha attuato scelte che riducono l’uso di questo materiale nella linea di cortesia (con spazzolini in bambù, rasoi in paglia, sacchetto della biancheria in carta, pettini in legno e panno scarpe in cotone), ecco che le fotografie parlano direttamente all’osservatore.

Mani che sostengono oggetti di uso comune, sacchetti, bicchieri, cannucce, portabiancheria, piatti. La plastica che usiamo senza riflettere spicca nella sua evidenza. Il corpo e il volto della modella Elisa Casagrande si relazionano al materiale, a volte usato come una decorazione, a volte come un oggetto che cambia funzione. Ma in ogni scatto la bellezza oggettiva della fotografia rende ancora più nitida l’incidenza di un prodotto, che diventa subito scarto dal grande impatto.

Una delle fotografie che fanno parte del progetto “Ali di plastica” di Hermes Mereghetti per l’hotel De’ Capuleti.

Mereghetti, le cui opere sono esposte in diverse mostre italiane ed estere, ha realizzato progetti nelle carceri milanesi, ma anche in contesti legati alle disabilità o all’immigrazione, valorizzando la psicologia dei soggetti.

Ideato su invito di Alessandro Boldrini, titolare con la famiglia del De’ Capuleti, il progetto fotografico percorre numerosi spazi dell’hotel, in rapporto con i turisti e con il personale, e invita a una consapevolezza che non è strettamente etica. La bellezza delle composizioni non assolve la negatività del materiale, ma ci coinvolge per chiederci il senso delle scelte ordinarie, quotidiane, che facciamo anche quando viviamo un tempo più leggero, in vacanza.

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