Dopo undici giorni trascorsi in sella della sua bicicletta, 1.100 chilometri percorsi e quasi 20.000 metri di dislivello, Omar Di Felice ha concluso la sua avventura in solitaria nella regione himalayana del Ladakh raggiungendo la vetta del Khardung La a quota 5.359 metri sul livello del mare. 

Partito da Leh (India settentrionale), il percorso, rivisitato a causa di alcune restrizioni dovute ai presidi militari – alcune aree sensibili di confine sono tutt’ora sotto il controllo militare e in costante tensione con Pakistan e Cina -, si è snodato nell’attraversamento della Nubra Valley e della pista sterrata che ha portato Di Felice al Lago Pangong, uno dei laghi salati più alti al mondo, in inverno ghiacciato. Da qui è passato nuovamente da Leh per la seconda parte dell’avventura, non prima però di aver valicato anche il Chang La a quota 5.339 metri sul livello del mare. 

La seconda parte ha visto l’ultracyclist spingersi sulla via per Kargil, teatro di una delle recenti sanguinose guerre di questa parte di India, fino al confine con il Kashmir nel villaggio di Drass, considerato il secondo più freddo al mondo – dopo il villaggio siberiano di Oymyakon – per poi fare ritorno a Leh, doppiando nuovamente altri due passi himalayani: il Namik La e il Fotu La. 

La bicicletta di Di Felice

«Il Ladakh ha segnato un punto di ripartenza dopo le difficoltà del post-Antartide del novembre scorso», ha affermato Di Felice al termine dell’avventura. «Non avevo obiettivi specifici e quest’avventura mi ha aiutato a riprendere il feeling con l’estremo – ho pedalato costantemente sopra i 4.000 metri di quota con temperature variabili tra i -12°C e -20°C – in una terra, però, che mi ha anche donato calore e accoglienza. Nei piccoli villaggi attraversati», ha continuato, «non sono mai mancati una coperta e un piatto di riso caldo la sera, nonostante le popolazioni locali stiano sperimentando sempre più gli effetti della scarsità idrica e dei cambiamenti climatici.» 

L’avventura in Ladakh ha segnato un’ennesima tappa del progetto «Bike to 1.5°C» lanciato in collaborazione con l’associazione Italian Climate Network

Prima della partenza Omar Di Felice ha dialogato con la climatologa Elisa Palazzi e con la professoressa in geografia umana Giovanna Gioli sulle criticità del Ladakh e delle regioni himalayane (a questo link trovate la registrazione della conferenza andata in onda). Inoltre, l’utracyclist è entrato in contatto con gli esperti e i promotori del progetto locale «Ice stupa» che stanno studiando soluzioni per accumulare la neve invernale e avere scorte residuali maggiori per le sempre più aride estati. 

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