“Miracoli metropolitani”, uno sguardo orizzontale sull’oggi
Ieri sera un Camploy preso d'assalto dalla compagnia Carrozzeria Orfeo con un testo che mette sotto accusa l'umanità di oggi, chiusa in un sottosuolo da cui non è facile risorgere.
Ieri sera un Camploy preso d'assalto dalla compagnia Carrozzeria Orfeo con un testo che mette sotto accusa l'umanità di oggi, chiusa in un sottosuolo da cui non è facile risorgere.
Carrozzeria Orfeo porta in scena un quotidiano raccontato attraverso le vite e lo sguardo di otto personaggi che si muovono all’interno di uno spazio chiuso e intrecciano non solo le loro vicende personali, ma soprattutto le diverse sfaccettature di realtà.
Molto interessante la varietà di temi scomodi, di sguardi, di sensibilità alla vita, perché ci ha dato la possibilità poi, una volta usciti, di confrontarci, di scegliere cosa approfondire, di non attribuire il giusto e lo sbagliato, di non mettere delle categorie, di osservare come può essere diversa la realtà vista da occhi diversi.
Credo che questo spettacolo attraverso l’ampia quantità di messaggi complessi lanciati al pubblico dia una possibilità di apertura, di orizzontalità, uno sguardo dall’alto sulla nostra società.
Maddalena, 28 anni, insegnante di matematica
Uno spettacolo forte, che porta lo spettatore su un’altalena di emozioni oscillanti. Diversi gli argomenti anche pesanti affrontati in diversi modi e sotto molti punti di vista. Ciò che lascia è un grande bagaglio ingarbugliato di cui è bene discutere, insieme agli altri spettatori per condividere e aiutarsi a capire meglio l’insieme di informazioni appena ricevuto.
Pietro, 20 anni, studente di scienze e tecnologie per l’ambiente
Non è semplice parlare del quotidiano, con le sue innumerevoli ombre, ma Carrozzeria Orfeo porge diversi temi, con diversi registri, e sta allo spettatore scegliere cosa portare a casa, su cosa riflettere, che cosa indagare. Federico, 23 anni, studente di scienze giuridiche
C'è un forte artigianato teatrale di bravissimi interpreti, di parole, di meccanismi scenici efficaci e a volte impeccabili.
E tra i tanti (volutamente troppi?) temi sfiorati e toccati resta in bocca l'amara sensazione che il nostro mondo occidentale non abbia più gli strumenti per salvarsi e per salvare. Forse la chiave per cercare un senso potrebbe essere in quelle parole antiche, misteriose e necessarie che la nostra cultura ha ereditato dal passato e rischia di perdere.
Lucia, 28 anni, studentessa di lettere
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