È andato in scena lo scorso giovedì 23 febbraio al Teatro Sociale “Gustavo Modena” di Mori, a pochi passi da Rovereto, lo spettacolo RivaDeAndré Amici Fragili, uno degli ultimi lavori teatrali di Federico Buffa, che col suo stile unico ed inimitabile, coadiuvato dalla regia e dalle musiche di Marco Caronna e Alessandro Nidi, ha portato sul palco la storia e le storie dell’unico incontro avvenuto tra Gigi Riva, “Rombo di tuono”, uno dei più grandi calciatori della storia del nostro Paese nonché miglior marcatore della Nazionale azzurra, e Fabrizio De André, “Faber”, uno dei più importanti artisti italiani.

Buffa ripercorre i dialoghi, le emozioni e i silenzi dell’incontro del 14 settembre 1969, data della prima giornata di quel campionato che culminerà con lo storico scudetto del Cagliari di Gigi Riva. Il calendario prevedeva per i rossoblù la sfida contro la Sampdoria, e fu così che la trasferta a Genova favorì, grazie alla mediazione di un amico in comune, l’appuntamento tra queste due “anime randagie” apparentemente gli antipodi, ma in realtà con vari punti in comune, come la naturale propensione per gli ultimi, per altri “randagi” come loro.

L’incontro di due “randagi”

In scena i due, tra sigarette e una bottiglia di whiskey, fanno l’alba, mentre Buffa si inserisce in mezzo ai loro silenzi, raccontandone le storie, così lontane ma se vogliamo così parallele, dall’infanzia difficile del bomber di Leggiuno, che ne ha forgiato la rabbia e la voglia di rivalsa, passando per le avventure e le riflessioni esistenziali di De André.

Non mancano i riferimenti ad altri personaggi del loro tempo che hanno ispirato i due protagonisti, come l’omaggio a Gigi Meroni, la “farfalla granata”, funambolo e promettente ala destra del nostro calcio degli anni Sessanta, che avrebbe compiuto ottant’anni lo scorso 24 febbraio. Idolo a quell’epoca degli appassionati di calcio e non solo, per il suo stile stravagante e controtendenza, tra le altre cose amava vestire capi da lui stesso designati e girare per Torino tenendo al guinzaglio una gallina.

Meroni, amico e compagno di stanza di Riva in Nazionale, morì tragicamente la sera del 15 ottobre 1967, dopo essere stato investito da Attilio Romero, che divenne poi presidente, nel 2000, proprio del Torino. I funerali vennero celebrati da don Francesco Ferraudo, sacerdote del club granata, che nonostante il veto dell’arcidiocesi di Torino, contraria allo svolgersi del rito religioso (in quanto era noto che Meroni avesse una relazione con una donna già sposata), diede comunque messa commovendo i ventimila presenti.

Federico Buffa in un momento di RivaDeAndré – Amici fragili, foto credit Zani-Casadio

L’amore per la libertà

Per quanto riguarda De André viene invece citato Georges Brassens, artista francese e ispiratore di Faber e dell’intera scuola genovese. I due non si incontrarono mai, ma mantennero un vivo rapporto artistico, con De André che tradusse molte opere del cantautore transalpino e continuò a rivisitarne i componimenti e le idee anche dopo la morte di quest’ultimo, avvenuta nel 1981, il quale seguiva con attenzione e interesse i lavori del poeta genovese.

Una caratteristica che accomuna tutte le figure finora citate è un’innata tendenza all’anarchia, intesa in questo caso come voglia di libertà assoluta, che rende gli universi di Gigi Riva e Fabrizio De André molto più assimilabili di quanto si possa pensare, così come li accomunava l’amore per la Sardegna, il mare e il calcio, come si può riscontrare nei diari dove De André appuntava analisi e osservazioni precise e impegnate sul “suo” Genoa.

Questa libertà si può ritrovare nella vita e nelle scelte di questi uomini, come quando Riva rifiutò l’offerta enorme giunta dalla Juventus per volere diretto dell’avvocato Agnelli, per rimanere a Cagliari in quella che era diventata la sua gente e la sua terra, a cui si era approcciato con qualche riserva, ma che invece si rivelò il luogo ideale per la sua carriera e la sua anima.

Un racconto ad alta intensità

Applausi per Federico Buffa a fine spettacolo al Teatro sociale “Gustavo Modena” di Mori.

Buffa narra tutte queste vicende toccando più realtà e riportando svariati episodi e storie, e grazie alla competenza e al talento che lo hanno reso uno dei migliori storyteller sul panorama nazionale, non va mai fuori tema o fuori luogo.

Mantiene costantemente alte l’intensità e l’emozione del racconto, sempre ricondotto da un filo invisibile a quel tavolo dove possiamo ancora metaforicamente vedere Riva e De André scambiarsi sguardi e silenzi.

L’incontro diventato teatro si chiude con lo scambio di doni tra i due, con il bomber che lascia al cantautore la storica maglia numero 11, tornandosene in Sardegna con una delle chitarre dell’artista.

Una storia in rosso e blu

La scenografia è completata da un fondo scuro su cui scorrono immagini, lettere e ricordi e da due cabine telefoniche i cui colori, il rosso e il blu, non sono casuali ma rappresentano le tonalità che hanno fatto da sfondo alle vite di questi due giganti. Ad assistere il narratore nello spettacolo ci sono Marco Caronna, che firma la regia e le voci interpretando anche varie canzoni dello stesso De André, tanto amate da Gigi Riva così come da milioni da persone, e il maestro Alessandro Nidi al pianoforte, fedele compagno di viaggio di Federico Buffa in molti dei suoi lavori teatrali.

I prossimi grandi appuntamenti dello spettacolo vedono le date di Firenze e Roma a marzo, per poi culminare il 14 aprile proprio a Genova. E chissà che Buffa non porti in scena i suoi Amici Fragili anche tra qualche mese al Festival della Bellezza 2023 di Verona, di cui è regolarmente ospite da qualche anno. Staremo a vedere.

©RIPRODUZIONE RISERVATA