Lionel Messi portato in trionfo dai compagni, con la coppa alzata verso il cielo del Lusail National Stadium, in Qatar. È questa l’iconica immagine con cui si è conclusa, il 18 dicembre scorso, la cavalcata della nazionale argentina, laureatasi campione del mondo per la terza volta nella sua storia.

Leo come Diego, Messi come Maradona, l‘Olimpo è stato finalmente raggiunto dal fuoriclasse di Rosario che è passato una volta per tutte dalla leggenda all‘eternità, ponendo fine a una serie di discorsi (non di rado pregiudiziali e stucchevoli) inerenti l‘ingombrante paragone con il Pibe de Oro.

Una rinascita come cabala

I prodromi si erano già visti l’11 luglio 2021 quando, dopo quattro finali perse, il fantasista argentino riuscì a raggiungere il suo primo titolo con la Selección divenendo campione del Sud America ai danni dei padroni di casa del Brasile, storici rivali,  togliendosi un grosso macigno dalle spalle, terminando quella che, visti i tanti tentativi andati a vuoto, sembrava ormai una maledizione. Per gli amanti della mistica non è stato un caso che il primo trofeo con la nazionale maggiore sia arrivato per il trentacinquenne attaccante del PSG proprio alla prima occasione utile dopo la scomparsa di Diego Armando Maradona, datata 25 novembre 2020.

Diego Armando Maradona

C’è da sottolineare che prima dell‘impresa in terra qatariota uno dei principali capi d‘accusa mossi contro Lionel Messi, soprattutto in patria, è sempre stato quello di mancare di carisma e personalità, sia in campo che fuori, ogni qualvolta si trattasse di vestire la maglia Albiceleste in occasioni dove la palla scotta e la posta in palio è alta, fallendo puntualmente l‘appuntamento col destino, come ad esempio nelle quattro finali sopra citate, perse a onor del vero anche per una discreta dose di sfortuna e per un sostegno tecnico da parte dei compagni  non sempre consono al livello della Pulga.

L’ultimo salto

Ed è proprio in quanto appena descritto che Messi ha saputo compiere l‘ultimo, decisivo, salto di qualità, elevandosi definitivamente a leader carismatico della squadra, oltre che tecnico. Il tutto lo si può evincere già dalle prime dichiarazioni rilasciate dopo la prima partita dell‘avventura argentina in Qatar, ovvero la clamorosa sconfitta contro l‘Arabia Saudita, che a molti sembrava il preludio di un altro psicodramma sportivo per la Selección ai Mondiali.

“Un colpo durissimo, ma la nostra gente deve fidarsi di noi. Questo è un gruppo molto unito che saprà ritrovarsi”, con queste parole si è visto sin dall‘inizio del Mondiale un Messi inedito, sempre più a suo agio nell‘insolita veste di capopopolo, nell‘ottica di un discorso che va al di là della performance sportiva fine a sé stessa o delle mere statistiche, campo nel quale Messi tra l‘altro, insieme al suo avversario epocale Cristiano Ronaldo, ha raggiunto già da tempo vette inarrivabili. Lo scatto finale del sette volte Pallone d‘oro, che lo ha issato lassù insieme ai più grandi azzerando qualsiasi possibilità di discussione in merito, è stato caratterizzato da una maturazione a livello mentale non indifferente (step reso più agevole anche dalla vittoria “liberatoria” della Copa America), ed è così che Leo si è avvicinato sempre di più a Maradona, o meglio a quello che Diegol ha rappresentato e ancora rappresenta nell‘immaginario di un intero Paese.

Uno scontro emblematico

Leo Messi

L‘esempio più emblematico di tutto ciò lo si ha avuto nel quarto di finale della rassegna iridata, disputato tra l‘Argentina di Messi e l’Olanda guidata dal santone della panchina Louis Van Gaal, a cui questo “nuovo” Messi ha risposto per le rime in un confronto faccia a faccia dopo aver prevalso nella lotteria dei calci di rigore, dimostrando di non aver digerito alcuni commenti poco felici riguardanti la Selección rilasciati alla vigilia del match dal tecnico olandese. La partita è stata una vera propria battaglia senza quartiere, con un tasso agonistico altissimo e molti scontri accesi, con la tensione che si è protratta anche nel postpartita portando poi all‘ormai virale “Qué miras bobo” rivolto dall‘argentino alla punta avversaria Weghorst.

Questo Messi battagliero e sfacciato ha ricordato a molti, con le dovute proporzioni, il Maradona del Mondiale in Messico del 1986, quello che caricava i suoi compagni prima della partita con l’Inghilterra dicendo loro che quelli che avevano davanti erano “i maledetti che hanno ucciso i nostri fratelli” rievocando la questione della guerra delle Malvinas/Falkland, ferita mai sanata per il popolo argentino.

Prendere per il bavero il mondo

Il grande “Diego” sapeva così scuotere le coscienze e fare breccia nel popolo, si nutriva dell‘affetto delle persone e adorava ergersi a rappresentante e difensore di una Nazione, non solo di una squadra di calcio, fino ad essere definito dalla sua gente come “l‘unico politico che ha mantenuto le promesse”.

Quest‘ultimo è solo uno dei tanti esempi dove lo sport viene usato come veicolatore di emozioni e messaggi che prendono per il bavero il mondo e vanno oltre l‘evento sportivo in sè, grazie ai gesti e alle parole di grandi uomini oltre che grandi sportivi, uno su tutti Muhammad Ali, da molti considerato il più grande sportivo di tutti i tempi, non solo per le sue vittorie sul ring, ma anche appunto per l’importanza mediatica e sociale delle sue azioni, dal rifiuto della leva, fino agli sforzi fatti per promuovere l‘integrazione razziale, in un mondo tradizionalmente difficile in questo senso come poteva essere quello degli Stati Uniti degli anni sessanta e settanta.

Classius Clay – Mohamed Alì

Un modo per fermare il tempo

La valenza sociale e culturale di queste azioni è in grado di fermare il tempo, rendendo eterno un gesto e ciò che esso vuole significare e comunicare, scandendo un prima e un dopo e definendo una morale e un “senso” di quanto viene fatto e detto, e non di rado quando si verificano fatti di questo tenore lo sport è assoluto protagonista, dato che rappresenta, in ogni sua disciplina, un insieme di valori e idee che favoriscono lo svilupparsi non solo di vittorie e sconfitte, ma anche di riflessioni e insegnamenti. 

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