Se li è presi il mare
Caminando Fronteras ha presentato il Rapporto annuale sui naufragi e i migranti dispersi in mare, nel tentativo di raggiungere la Spagna. I numeri delle vittime, purtroppo, sono impressionanti.
Caminando Fronteras ha presentato il Rapporto annuale sui naufragi e i migranti dispersi in mare, nel tentativo di raggiungere la Spagna. I numeri delle vittime, purtroppo, sono impressionanti.
Caminando Fronteras è un’organizzazione umanitaria spagnola sorta nel 2002. Nasce come movimento di attivisti per i diritti umani, che si interessa in particolare di ciò che accade nella frontiera tra Nord Africa e Spagna.
Secondo l’organizzazione, le frontiere spesso diventano luogo di impunità, dove i migranti subiscono violenze e ingiustizie, mentre chi si trova all’interno dei confini sta a guardare. O più spesso si volta dall’altra parte.
Da cinque anni inoltre, l’organizzazione pubblica a dicembre il Rapporto Diritto alla Vita nella Frontiera Occidentale Euroafricana, come strumento per dare visibilità a chi è morto o disperso in mare.
Gli obiettivi dell’organizzazione sono di documentare e denunciare: il dolore causato dalle politiche di morte, i respingimenti sommari, le morti causate dalla violenza istituzionalizzata, le persone scomparse in mare e che rimarranno senza nome.
Il diritto alla memoria, infatti, secondo Caminando Fronteras, va di pari passo al diritto ad ottenere giustizia, per tutte quelle persone che, solo per essere nata dall’altra parte della frontiera, sono morte nel tentativo di attraversarla.
In un momento in cui i Paesi Europei, compreso il nostro, scoprono l’acqua calda, ovvero che non è facendo la voce grossa che si gestiscono le migrazioni, il nuovo rapporto di Caminando Fronteras ci riporta alla drammatica realtà: stiamo parlando di persone che muoiono.
Quest’anno il rapporto si fa più complesso. Per celebrare i venti anni di operatività, l’associazione ha voluto mettere insieme i numeri e le osservazione sulla rotta Atlantica e le altre rotte migratorie, utilizzate dai migranti per arrivare in territorio spagnolo, degli ultimi 5 anni.
Il rapporto è stato presentato lunedì 19 dicembre, al Centro di Cultura Contemporanea di Barcellona, e porta il titolo Vicitmas de la necrofontera 2018-2022. Por la memoria y la justicia (Vittime della frontiera di morte 2018-2022. Per la memoria e la giustizia).
Nel prologo l’associazione scrive: «Ci chiedono perché contiamo i morti. La logica dei governi, che si focalizza sul controllo dei migranti, fornisce sempre il numero degli arrivi e degli sbarchi.
Il messaggio che vogliono dare è di vigilanza e sicurezza dei confini, di capacità di gestione. Questa logica però ha alimentato l’odio verso i migranti, la paura nei loro confronti e ha giustificato la crescente militarizzazione delle frontiere.
Vogliamo mostrare quanti morti sono causati da questo tipo di gestione delle migrazioni. Per chiedere giustizia.»
La denuncia dell’associazione è che il governo spagnolo abbia sancito in modo arbitrario e disattendendo al rispetto dei diritti umani, degli accordi bilaterali per la gestione dei migranti con Marocco, Senegal, Algeria e Mauritania.
Negli ultimi cinque anni hanno perso la vita 11.286 migranti, sei ogni giorno, provenienti da 31 diversi paesi sia africani che asiatici.
241 sono le imbarcazioni sparite completamente durante le traversate verso la Spagna.
La femminilizzazione delle migrazioni ha portato a morire 1.272 donne e 377 bambini.
Le donne migranti poi, non sono vittime solo dei naufragi. Sono anche vittime di aggressioni sessuali, perpetrate tanto dai trafficanti quanto dai corpo paramilitari che sorvegliano le frontiere.
E sono infine anche vittime della retorica giornalistica, che ricalca la loro presenza nei salvataggi o negli approdi, per mettere in risalto non tanto il loro dramma, quanto la bontà del salvatore bianco che ha prestato loro soccorso.
Di forte impatto l’epilogo del rapporto. Non ci sono più parole. Che altro aggiungere di fronte a questa ecatombe? Che altro aggiungere di fronte alle violenze, alle morti?
E allora ecco, disegnati in fila, l’uno accanto all’altro, 11.286 omini stilizzati che scorrono su 8 pagine piene del rapporto.
Come a dire: guardateli. Eccoli. Non sono numeri. Sono persone. Che non ci sono più.
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