Demografia: la spia rivelatrice del nostro futuro
Al Festival della Geografia di Bardolino, giunto alla sua decima edizione, si è parlato di demografia, immigrazione, aspettative di vita nel prossimo futuro e molto altro.
Al Festival della Geografia di Bardolino, giunto alla sua decima edizione, si è parlato di demografia, immigrazione, aspettative di vita nel prossimo futuro e molto altro.
Si è tenuta venerdì 2 dicembre, nella sala della Disciplina di Bardolino, la decima edizione del Festival della Geografia, dedicata alla demografia e ad aspetti insiti nel cambiamento in atto in questi anni. «Quale paese lasceremo ai nostri figli?», ha domandato provocatoriamente all’inizio dell’incontro Domenica Currò, Assessora ai Servizi Sociali, Famiglia, Terza età, Cultura e Istruzione del Comune di Bardolino, patrocinante l’evento. «Che welfare sarà disponibile? Bisogna avere lungimiranza.» ha proseguito, prima di invitare sul palco il giornalista Paolo Gila che ha dato il via all’incontro da lui stesso organizzato.
«L’Europa è sempre più marginale. L’invecchiamento è sempre più marcato mentre il tasso di fertilità calante. Molti sono gli italiani che emigrano e tra un decennio i dati indicano che potremmo essere in 55 milioni contro i 59 di oggi» – ha esordito Letizia Mencarini dell’università Bocconi di Milano – «il centro nord è leggermente avvantaggiato rispetto al sud, che è caratterizzato da un invecchiamento più marcato. Nel 2015 eravamo quasi 61 milioni, ma da allora il calo è costante: nel 2030 sono previsti 54,3 milioni di abitanti e nel 2050 47,7. La media di età passerà dagli attuali 46,2 anni ai 50,6 del 2050. Inoltre la bassissima fecondità è ben sottolineata da questo numero: 1,25 bambini per donna, contro gli 1,46 del 2010.»
Una soglia che già ha grandi ripercussioni sulla struttura della popolazione. Le circa 12 milioni di donne fertili attuali, peraltro, diminuiranno a 9,5 nel 2042. Un andamento decisamente negativo.
«La fertilità, in Italia, è molto dipendente dalle condizioni esterne, ma componenti positive possono spostare questo andamento, anche se i segnali attuali non sono incoraggianti», ha continuato la professoressa Mencarini, «un elemento che considero importante è che i giovani continuano a volere figli, ma il gap tra desiderio e reale è molto ampio. Il costo della vita pesa, perché poco compensato dalle politiche sociali, ma non è il più alto in assoluto a livello europeo.
Fa comunque specie rilevare che, in un Paese cattolico come il nostro, un bimbo su tre nasce da genitori non coniugati. Il modello quindi è ormai di tipo europeo e non si può certo dire che tutto sia rimasto immobile. Creare pari opportunità è sicuramente importante per permettere alle coppie di risolvere i propri desideri e dare nuova linfa alla società italiana. Non ci aspettiamo che 40 anni di bassa fecondità si risolvano all’improvviso ma per invertire la rotta è necessario creare una società family friendly, con una popolazione più resiliente, alle condizioni individuali e di vita.» Insomma: servono un po’ di spregiudicatezza in più ma pure sostegni fattivi.
Carlo Altamonte, Università Bocconi e Ispi (Istituto per gli studi di Politica Internazionale), ha parlato degli scenari economici internazionali: «La transizione verde, quella digitale e il cambio di regime geopolitico che ha avuto luogo con l’invasione russa in Ucraina sono prioritari. Quest’ultimo fatto ha cambiato molto anche per quanto riguarda l’approvvigionamento energetico. Fino ad oggi il mercato (soprattutto cinese), la sicurezza proveniente dagli Usa e l’energia russa sono state la comfort zone per l’Italia.»
E poi ha collegato queste argomentazioni con «la forte crescita demografica africana. Non abbiamo risposte per il futuro ma sappiamo che l’inflazione in area Euro è al 9%, cresciuta enormemente dall’1,3 di aprile 2021. Covid, variante Omicron e l’attuale situazione internazionale hanno peggiorato le cose.» Avvertendo che, «da qui in poi il prezzo dell’energia non tornerà a quello di un anno fa, ma sarà per sempre quattro volte più costoso.»
Produrre così vuol dire ricambiare modello di business, una delle grandi transizioni che l’Europa deve fare. La sfida si chiama Green Deal europeo, che non è solo un imperativo etico. Le rinnovabili possono aiutare nel cambio di paradigma così come è fondamentale togliere energia fossile dal settore della generazione elettrica, togliere combustibile fossile dal trasporto, aumentare l’efficienza degli edifici e migliorare i processi produttivi.
Ha parlato del suo nuovo libro (“Senza età”, edito da Egea) che raccoglie anni di studi sulle generazioni italiane e mondiali Diego Martone, founder di Demia, società di consulenza e ricerche di mercato con specializzazione sui temi generazionali e con base a Trieste: «Le generazioni mettono insieme un gruppo che ha condiviso durante la gioventù una serie di esperienze. La globalizzazione rappresenta una possibilità di crescita economica soprattutto per la generazione Z, mentre i più vecchi non la vedono così. Per leggere bene la situazione è necessario riuscire a capire che avere 18 anni ora è diverso che averli avuti in un altro periodo. Bisogna anche tenere presente che c’è una sopravvalutazione dei ricordi giovanili e una denigrazione rispetto alle eccellenze giovani di oggi da parte degli adulti. Zuckerberg in Italia forse oggi avrebbe appena finito lo stage: è una questione culturale.»
Secondo le statistiche, se oggi gli over 85 sono oggi il 3,7% della popolazione italiana, nel 2050 saranno il 7,4%. Emanuela Notari, direzione ricerca Active Longevity Institute, ha parlato della terza età attiva: «In Europa la demografia non è più rappresentata da una piramide, bensì da una forma panciuta che ci fa vedere un’immagine che sottolinea che la maggior parte degli abitanti è matura. Quella stessa immagine indica che ci saranno sempre più anziani in futuro. Gli over 65 saranno 130 milioni nel 2050. E raddoppieranno gli over 85, i cosiddetti “grandi vecchi”. L’aspettativa di vita futura sarà di 120-130 anni. Ma il problema di una sostenibilità ad una situazione di questo tipo c’è già, e va affrontato.»
Nel frattempo va segnalato che non solo l’Italia ma tutta Europa ha un tasso di fertilità in decrescita, che si attesta su 1,5 figli per donna. Sempre a riguardo della previsione di aumento degli anziani, la Germania ha deciso di imporre un’assicurazione sanitaria obbligatoria, con l’importante specifica che, in caso di necessità, ci pensa lo Stato a pagarla. «Già ora sovvenziona gruppi di anziani che vivono in un appartamento unico con una badante che viene a domicilio, pagata dallo Stato.»
Uno Stato sociale che dovrebbe essere d’ispirazione anche alle nostre latitudini. Così come, forse, quello che ha fatto notare poi Notari: «Tra il 2009 e il 2020 la Germania è stata al primo posto per immigrati, l’Italia è passata dal secondo al quarto posto a livello europeo. Un Paese che invecchia dovrebbe ragionare su questo, anche alla luce dei pochi nuovi nati. L’Italia ha il tasso più alto di vecchiaia a livello europeo.»
Non ci sono risposte uniche, ma le sfumature sono spesso collegate, l’una all’altra. Lo è anche nel caso del lavoro. «Ci deve essere più supporto al lavoro giovanile, con un ingresso più celere nel mondo del lavoro. Questo permette anche di ottenere l’indipendenza economica e di poter pensare prima ai figli. Importante è alternare formazione, lavoro, famiglie: è quello che dobbiamo fare. I soggetti interessati direttamente devono essere Stato, amministrazioni locali e terzo settore, imprese, famiglie. La responsabilità di arrivare ad una certa età dipende da noi. Formarci, nutrire relazioni sociali sono alcune buone pratiche per vivere pienamente.»
Gloria Albertini, sociologa del Cestim Verona, ha parlato di immigrati, altro aspetto che riguarda direttamente la demografia nazionale: «In Veneto vivono 507mila immigrati residenti, il 10,5% del totale degli abitanti in Regione. La residenza è un diritto/dovere, ma ci sono anche stranieri regolari senza residenza. Se la nazionalità rumena è la principale tra gli immigrati in Veneto, gli extra Ue sono 354mila, soprattutto marocchini, srilankesi, albanesi, moldavi e indiani. Il 72% del totale è qui da lungo periodo.»
Il che significa che gli sbarchi attuali, su cui si concentrano polemiche e media, riguardano solo una piccola percentuale. Parlando di lavoro Albertini ha spiegato: «Gli occupati stranieri sono 240mila, l’11,6% del totale della forza lavoro regionale. Ma solo il 6,3% degli stranieri svolge lavori di alto lignaggio, contro il 36% degli italiani. Anche il reddito medio testimonia forti discrepanze: per gli italiani è di 23mila contro i 15mila per gli stranieri. Negli ultimi 13 anni un numero pari agli abitanti di Bussolengo sono diventati cittadini italiani, e questo anche se la normativa è una delle più ostiche in tal senso.» Si tratta, comunque, di 34 millesimi del totale.
La lunga serie di interventi è stata chiusa da Giuliano Noci, prorettore del Politecnico di Milano, che ha ampliato ulteriormente la visione sul presente e futuro mondiale: «La Cina è la seconda economia del pianeta, e una potenza tech, ma il dividendo demografico cinese viene meno. Un tempo portava giovani da campagne a città, ma il fenomeno ora non esiste più. Ed è una nazione che invecchia, con un tasso di fertilità molto inferiore rispetto a un tempo. Uno dei motivi per cui anche i cinesi fanno meno figli è perché la vita costa troppo e non c’è più ottimismo sul futuro. Gestendo i rapporti con molte potenze mi ero già reso poi conto che nella Federazione russa si stavano invece creando i presupposti perché il popolo manifestasse disagio. Nella delicatezza del mondo odierno è necessario capire per costruire un dialogo, che deve sempre rimanere aperto ad ogni livello. Il mondo si sta spostando verso est. Per quanto concerne l’India, altra potenza demograficamente impressionante, l’età media si aggira attorno ai 25 anni, ma la capacità di scaricare a terra tanti obiettivi è modesta. Il loro sistema è molto complesso, pieno di etnie e religioni e diviso ancora in caste. Ma anche il mondo attuale in generale rimane molto complesso e un errore commesso da una parte del pianeta può arrivare a influenzare pesantemente anche l’altra parte.»
Nonostante questo non bisogna perdere la speranza, ma essere consci e preparati al continuo cambiamento di condizioni, da cui possono uscire nuovi spunti e possibilità per indirizzare i popoli verso una condizione migliore di vita. Tutto ciò richiede maturità da parte dell’Europa. Che passa obbligatoriamente dalla gestione dell’emergenza climatica, dibattuta anche durante l’evento.
Questa sera, sabato 3 dicembre, il Festival prosegue con un evento dedicato alla gastronomia e a come le modifiche demografiche abbiano influito sui gusti e sull’offerta culinaria di piatti che richiamano le diverse tradizioni etniche. Interverranno 5 cuochi partecipanti all’ultima edizione di Masterchef Italia. Prepareranno una cena con piatti che abbracciano le diverse culture, raccontando come la cucina sia cambiata. Appuntamento alle 20 nelle sale del ristorante La Loggia Rambaldi.
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