Alla ricerca della democrazia energetica
Da Verona a Bangkok inseguendo la mobilità sostenibile. Nel cuore di una metropoli da 10 milioni di abitanti, alla ricerca di una possibile strada per la democrazia energetica.
Da Verona a Bangkok inseguendo la mobilità sostenibile. Nel cuore di una metropoli da 10 milioni di abitanti, alla ricerca di una possibile strada per la democrazia energetica.
Sono in Thailandia, in viaggio per scrivere la tesi di magistrale in governance dell’emergenza. Il tema riguarda i sistemi di mitigazione e studierò i diversi problemi che ogni città dovrà affrontare nei prossimi anni per resistere alle sfide dovute al cambiamento climatico. Nel Sud Est asiatico, dove il futuro e gli eccessi vivono a stretto contatto, cercherò le risposte. Il tutto passa attraverso la ricerca di equilibrio tra consumo e progresso, dove l’ambiente sia per gli uomini un luogo piacevole dove vivere in pace. Bangkok con i suoi 10 milioni di abitanti ha dovuto muoversi in fretta per sopravvivere e sia la sua economia, in forte espansione, sia la vivibilità della città sono una conferma della sua riuscita, almeno nel campo della mobilità.
Non lo sappiamo al momento. Forse non ci siamo mai posti nemmeno la domanda. Dalla prima crisi energetica del 1973, l’Opec, l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio, decise di farci pagare la dipendenza dal greggio. Da allora in poi i prezzi dell’energia hanno visto un costante aumento, nonostante la disponibilità non sia mai venuta veramente a mancare.
Facciamo un passo indietro. Come siamo arrivati ad essere così dipendenti e in maniera sempre maggiore? L’energia non ci basta mai, non solo ne vogliamo sempre di più, ma che sia sempre disponibile ovunque. Con l’avvento della telefonia mobile si potrebbe riassumere in un breve e conciso: “Toglietemi tutto, ma non la presa della corrente!”. Ma tutto questo non ci farà male?
Al netto dell’inquinamento, che pare non spaventi troppo sebbene causi 60.000 morti l’anno e nonostante la difficoltà economica oggettiva di chi non riesce più a pagare una bolletta, l’uso dell’energia è una conditio sine qua non per la felicità? O per lo meno il tanto auspicato “sviluppo” della nostra società?
“Energia ed equità“, tradotto malamente e inutilmente con “Elogio della bicicletta“, è un saggio del 1973 di Ivan Illich che affronta proprio questo tema. Con lucidità e lungimiranza che sorprende perfino me, consulente energetico che da dodici anni affronta unaa questione che ritorna spesso. Usando le sue parole si sintetizza in
“Una politica di bassi consumi di energia permette un’ampia scelta di stili di vita e di culture. Se invece una società opta per un elevato consumo di energia, le sue relazioni sociali non potranno che essere determinate dalla tecnocrazia e saranno degradanti comunque vengano etichettate, capitaliste o socialiste”.
La sera, quando a Bangkok il traffico cala, si possono sentire i profumi dei fiori nell’aria. Piante e alberi cercano di farsi spazio in questo groviglio. Turisti da tutto il mondo la visitano proprio perché è particolarmente facile da girare e da vivere.
La Thailandia, a differenza dell’Europa, non ha una grossa dipendenza energetica dall’estero. Gode di fonti di gas proprie, ma ciò nonostante i prezzi dell’energia non sono molto distanti dai nostri. Un litro di benzina costa 44 bath/litro, circa 1,2 euro/litro. In Italia la paghiamo mediamente 1,7euro ma il nostro potere d’acquisto non è paragonabile a quello di un thailandese medio. Il nostro Pil pro capite è di 35.551 dollari, mentre quello di un thailandese medio è di 7.233. Quindi come può permettersi un thailandese un pieno di benzina per andare al lavoro? Non può, semplicemente.
In un paese dove la maggior parte di popolazione non può permettersi la benzina e talvolta nemmeno un motorino e in una megalopoli così caotica, come si può aspirare a una vita sociale accettabile? Bangkok, proprio per riuscire a dare una possibilità di emancipazione a milioni di suoi cittadini ha dovuto necessariamente trovare delle soluzioni pratiche. Cosicché da poter offrire uno sviluppo slegato da un obbligato e impossibile aumento di consumo di energia pro capite.
Nella città, le soluzioni studiate apposta a questo scopo si sono rivelate vincenti, dando la possibilità di muoversi dappertutto con una facilità eccezionale. La prima ad essere evidente è la liberalizzazione del trasporto privato: qui è possibile farsi trasportare ovunque con qualunque mezzo. Da passeggero su un motorino per 50 bath (1,3 euro) al taxi, al tuc tuc, al bus ci si sposta ovunque con pochissimi soldi e a qualunque ora della notte e del giorno. Questo però evidentemente non può bastare, visto che le strade non possono contenere comunque una quantità così smodata di mezzi, pubblici o privati che siano.
La svolta è stata rappresentata dallo sky train. Nel 1999 sono state aperte le due linee ferroviarie sopraelevate chiamate ufficialmente Bts Skytrain, che si snodano per un totale di 55 chilometri. Svettano sopra le strade a terra, sopra le tangenziali, la Bts spicca sopra ogni cosa. In questa metro del cielo che costa pochissimo, circa 1 euro a corsa, si muovono in sicurezza milioni di persone che così possono vantare di essere più privilegiate del traffico che scorre sotto di loro. Per arrivarci ci sono scale normali, scale mobili, ascensori sempre aperti e in perfetto uso.
La cultura buddista, che mette molto l’accento su un buona salute del corpo, sa che camminare fa bene alla salute ed è per questo che ogni duecento metri c’è un cavalcavia pedonale che permette di passare dall’altra parte delle trafficate strade della città. Le persone con difficoltà motorie non sono lasciate indietro. Le strisce pedonali ci sono e sono dotate di un vero allarme che fa scattare il rosso per le auto. Non esiste un verde per i pedoni in automatico perchè la gente usa i cavalcavia e ai semafori a richiesta non c’è quasi mai nessuno, esclusi gli incroci più importanti.
A Verona, anche utilizzando saltuariamente i mezzi pubblici oppure il taxi, non si può fare a meno dell’auto. Gli autobus sono pochi e in orario serale e notturno spesso non ci sono neppure. Sarebbe molto piacevole potersi spostare dal centro alla provincia nel weekend in sicurezza senza dover usare la macchina, soprattutto per i giovani.
In Italia gli spostamenti pendolari riguardano 22 milioni di persone (dati Istat 2019) ma, si legge, “36 milioni di persone di 18 anni e oltre hanno usato la propria auto almeno una volta durante il 2019, 2 persone su 3 l’hanno usata tutti i giorni. L’uso così sistematico è caratteristico soprattutto dei comuni più piccoli e delle regioni del Centro. L’incidenza è massima in Umbria dove hanno utilizzato l’auto tutti i giorni circa 500 mila persone, oltre il 60% dei residenti.“
Insomma, se abiti in provincia e non hai un auto o un motorino sei costretto stare a casa. Quindi il modello urbano in cui viviamo restringe la mobilità di chi ha meno risorse. Però chi va a piedi non sono solo i poveri. Va a piedi il turista, lo studente, l’anziano, il genitore che porta a spasso il passeggino, l’ecologista e il salutista.
A Bangkok tutti i turisti e anche le persone più ricche si fanno portare in lungo e in largo con mezzi di qualsiasi qualità, dalla limousine al passaggio in scooter. Sullo sky train però ci vanno proprio tutti, perchè è il mezzo in assoluto più veloce e comodo.
L’equità quindi si raggiunge evidentemente con soluzioni che comportano benefici per tutti, a prescindere che siano per ricchi o poveri. La dipendenza energetica mette in scacco chiunque e chi ha un’auto sa benissimo quanto questo obbligo sia spesso fonte di ulteriori spese e di una qualità della vita, che non ha nulla a che fare con il benessere.
In ogni angolo della città ci sono parchi dove i thailandesi fanno sport, giocano e si rilassano in solitaria e in compagnia. Il parco è un posto di meditazione che si può frequentare in totale sicurezza, garantiti da un portiere all’ingresso che mantiene l’ordine.
La democrazia energetica quindi forse inizia da qui. In una città che comunque ha iperlussuosi centri commerciali, si è cercato un minimo comun denominatore che potesse soddisfare tutti, almeno nel campo della mobilità delle persone, e lo si è trovato.
Per riprendere il filo logico di Illich l’essere umano moderno “ritiene che libertà di movimento consista in un diritto alla propulsione. […] Non ha più fede nel potere politico delle gambe e della lingua. Di conseguenza non vuole essere maggiormente libero come cittadino, ma essere meglio servito come cliente.” Questo è il futuro della democrazia, che forse inizia dalla libertà di girare anche a piedi. Ma il viaggio è ancora lungo.
©RIPRODUZIONE RISERVATA