Quando si parla di inclusione molti tendono a riferirsi esclusivamente ad azioni e fatti che riguardano le comunità etniche. Pochi, normalmente, pensano invece alle persone disabili.

C’è una grafica molto d’impatto, che circola da qualche anno sul web e che mostra in maniera chiara che cosa sia davvero l’inclusione. Come si nota dall’immagine più in basso, in un sistema chiuso l’inclusione si attua con il mescolamento delle varie componenti. Ma non è ancora l’optimum, perché il sistema deve essere aperto senza confini, muri, contenimenti, legacci.

Nel caso delle persone con disabilità non si tratta solo di far partecipare tutti al medesimo spazio, ma si tratta anche di modificare l’esistente per attuare quella che, in gergo specialistico, si chiama accessibilità, cioè il pieno godimento della vita in tutti le sue declinazioni grazie ad interventi di modifica e rimozione delle barriere, non solo architettoniche ma anche sensoriali, cognitive e – soprattutto – culturali.

Le panchine della discordia

Premesso che bisogna capire che cosa sia un sistema chiuso e se una città lo sia, l’iniziativa messa in campo nei giorni scorsi dall’assessore a strade e giardini e arredo urbano del Comune di Verona Federico Benini di dotare alcuni parchi scaligeri di panchine inclusive, ha suscitato polemiche. A dar fuoco alla miccia il titolo di un articolo apparso sul quotidiano locale “L’Arena”, il 21 novembre novembre, che recita: “Arrivano le nuove panchine «inclusive»: in strade e piazze sostituiranno quelle anti-bivacco”.

Sui social le repliche non si sono fatte attendere, tra l’ironico e il piccato, fino a tirare in ballo persino la “divisività” e persino la pericolosità di tali panchine. Di condivisione in condivisione, la polemica si è allargata a macchia d’olio, coinvolgendo persone che, in molti casi, non hanno nemmeno contezza della disabilità e delle sue reali esigenze.

L’assessore Federico Benini. Foto dal profilo Facebook

«Ci tengo subito a precisare che non abbiamo tolto nessuna panchina, né sostituto le panchine anti-bivacco con queste» ci ha spiegato l’assessore Benini. «Si tratta di un esperimento. Sono solo cinque panchine, infatti, che sono state messe in cinque punti della città. Un paio di anni fa avevo visto, durante un mio viaggio, queste panchine in un Comune toscano e mi erano molto piaciute. Poi, quando sono diventato assessore avendo la possibilità di fare molte cose, ho chiesto consiglio ad alcuni amici in sedia a rotelle che mi hanno detto che sarebbe stata una buona idea. Ripeto: è un esperimento e dobbiamo vedere l’impatto che ha. Se verrà accolto positivamente dai cittadini, cioè se avere queste panchine risulterà utile e incrementa il benessere dei residenti, potremo aggiungerne altre. Sono perfettamente conscio che mettere cinque panchine non risolve nulla ma voleva essere anche un segnale importante per dire che questa amministrazione ha presente anche le persone con disabilità. Per quello che mi consentono le mie deleghe io posso fare questo e non pianificare gli interventi sui PEBA (Piani di Eliminazione delle Barriere Architettoniche). Rimando inoltre al mittente ogni polemica sulle panchine anti-bivacco: non abbiamo tolto nessuna panchina per mettere queste inclusive, che invece sono state aggiunte a quelle già presenti. Le panchine con il bracciolo nel mezzo verranno man mano sostituite. Abbiamo dato mandato a una ditta di togliere il bracciolo e quindi tutte le panchine anti-bivacco spariranno, senza che il numero totale delle panchine in città venga diminuito.»

Una questione economica?

Una panchina inclusiva

C’è stato anche chi, sul tema, ha sollevato la questione costi, richiamandola a un uso più oculato dei soldi pubblici.

Anche in questo caso l’assessore Benini ha la risposta pronta: «Una panchina “normale” costa 800 euro. Una di queste panchine costa 1000 euro. Perciò abbiamo speso 5000 euro. Tanto per dare un termine di paragone, dato che in molti, anche sul mio profilo, mi hanno invitato a fare cose più utili come asfaltare le strade (compito che già svolgo oltre allo sfalcio del verde, la sistemazione dei marciapiedi, la pulizia delle caditoie e molto altro) ci tengo a far sapere che cento metri quadrati di strada asfaltata costano, alla nostra amministrazione, trentamila euro.»

A onor del vero non tutti sui social si sono detti contro o critici verso questa iniziativa. Ci sono stati anche tanti commenti favorevoli, non solo da parte di persone in sedia a rotelle ma anche dai loro familiari o di mamme che usano il passeggino o come quello di Silvia de Meis dell’associazione no-profit Papera Zoppa, ex docente di sostegno che si occupa di teatro inclusivo e che ha letteralmente esultato alla notizia.

Altri, invece, hanno obiettato che la nostra città non è accessibile, che mantiene ancora troppe barriere architettoniche e sensoriali, per cui un intervento come questo delle panchine inclusive rappresenta soltanto una “goccia nel mare”.

Il Piano di Abbattimento delle Barriere Architettoniche a Verona

Abbiamo perciò interpellato la vice sindaca Barbara Bissoli, che detiene la delega per l’abbattimento delle barriere: «Il PEBA rientra nella mia delega, trattandosi di uno strumento di pianificazione che individua i singoli punti di criticità; della concreta realizzazione degli interventi di abbattimento delle barriere architettoniche si occupa, invece, l’area dei lavori pubblici con le direzioni alle quali competono i diversi interventi sul patrimonio comunale. Il primo stralcio del PEBA, approvato nel 2019, con validità decennale, riguarda una parte del centro storico. Per quanto riguarda l’attuazione del primo stralcio del PEBA, ho già condiviso con la Dirigente competente la necessità di avviare l’attività di monitoraggio delle criticità risolte sino ad oggi dalle diverse direzioni comunali, spesso nell’ambito di opere pubbliche ben più ampie che includono la soluzione di una o più barriere architettoniche.

La vicesindaca e assessora Barbara Bissoli.
Foto dal profilo Facebook

Questa amministrazione ha già provveduto a finanziare il secondo stralcio del PEBA, che riguarderà la parte del centro fino alla cinta magistrale e, in particolare, i percorsi che dalla stazione ferroviaria di Porta Nuova portano all’Arena – sulla quale è in corso un importante intervento di abbattimento di barriere architettoniche -, anche in vista della cerimonia di chiusura dei Giochi Olimpici Invernali e della cerimonia di apertura dei Giochi Paralimpici Invernali, che si svolgeranno nel febbraio del 2026. L’incarico professionale per la redazione del secondo stralcio del PEBA sta per essere affidato.»

Circa i fondi stanziati, invece, la vice sindaca ha replicato: «Non mi risulta che il bilancio comunale preveda un capitolo apposito per finanziare l’abbattimento delle barriere architettoniche, che viene finanziato comunque con i capitoli di spesa dei diversi lavori pubblici. Tuttavia, l’inserimento nel bilancio comunale di un capitolo dedicato mi pare doveroso, considerato che occorre dimostrare il rispetto dell’art. 9 della L.R.V. n. 16/2007, che prevede che, per l’attuazione dei PEBA, i comuni riservano alla realizzazione di tali interventi almeno il dieci per cento dei proventi annuali derivanti dal contributo di costruzione di cui al D.P.R. n. 380/2001 e dalle sanzioni in materia edilizia, paesaggistica ed urbanistica.»

Attendiamo quindi il nuovo anno per vedere aumentare gli interventi che dovrebbero finalmente rendere Verona una città più inclusiva e accessibile.

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