Il quinto incontro degli Stati generali dei boschi di pianura che riunisce oggi, 23 novembre, esperti, funzionari, amministratori e associazioni a Sandrigo, Vicenza, è l’occasione per presentare una panoramica sull’avanzamento delle attività di rimboschimento nella pianura veneta. Inoltre, l’evento prevede anche l’assegnazione del premio “Jean Giono – L’uomo che piantava gli alberi”, con cui riconoscere l’impegno di diverse realtà che stanno promuovendo e realizzando nuove superfici boscate.

Origini e finalità

La Carta di Sandrigo è un documento programmatico redatto nel 2017 in occasione degli Stati generali dell’agricoltura tenutisi nell’omonima località vicentina. Risultato di una lunga storia di iniziative di ricerca e affermazione dell’importanza dei boschi di pianura, promosse da Veneto Agricoltura, nasce dalla necessità di potenziare la presenta forestale nella pianura veneta.

Le finalità principali del documento sono il recupero del paesaggio e della struttura agro-ecologica storica, e la diversificazione delle destinazioni del suolo agricolo e della produzione agricola. In particolare, si affermano i cosiddetti “servizi ecosistemici” del bosco, tanto dal punto di vista strettamente naturalistico e della biodiversità (flora e fauna), quanto nel suo senso produttivo ed economico quali attività ricreative, ludiche e di benessere, turismo, produzione di legna e carta. Questi temi si accompagnano alle più recenti necessità di agro-riforestazione per mitigare il cambiamento climatico, depurazione dell’aria e con funzione di contenimento in caso di alluvioni.

Entro il 2050 si punta quindi a ottenere 5000 ettari di pianura coperta di piante autoctone, ricostruendo la rigogliosa flora che da sempre caratterizza le località pianeggianti venete, ma che negli ultimi 30 anni è stata massicciamente ridotta per l’attività antropica. Tale valore rappresenterebbe l’1% della superficie a finalità agricola, 10 volte la copertura arborea planiziale calcolata ad inizio mandato.

A che punto è la Carta di Sandrigo

Ma chi e cosa sta dietro a questo documento? E a che punto siamo rispetto alla sua implementazione? Ne abbiamo parlato con Stefano Barbieri, coordinatore dell’attività formativa di Veneto Agricoltura, ente promotore della Carta.

Piante provenienti dal vivavio di Veneto Agricoltura.

Presso il loro Centro biodiversità vegetale e fuori foresta di Montecchio Precalcino (VI), infatti, si attuano servizi di conservazione e riproduzione delle varietà genetiche delle piante autoctone del Veneto.

Con il sistema riconosciuto e certificato “Pianta nativa”, si dà garanzia dell’origine e della purezza dei semi di piante forestali ed erbacee, che poi vengono messi a disposizione per il rimboschimento pubblico. Tra le funzioni dell’ente, vi sono attività di consulenza progettuale per gli enti pubblici, di sensibilizzazione, formazione e informazione per la cittadinanza e gli addetti del settore.

Firmatari, impegni e derivati

Patrocinata e firmata anche dalla Regione Veneto, la Carta di Sandrigo è aperta alla sottoscrizione da parte di soggetti di diversa natura: amministrazioni locali, associazioni, agricoltori e proprietari terrieri, imprese, tecnici di settore, ricercatori universitari.

«Avere così tanti firmatari rappresenta un’opportunità di operatività, di sinergie, talvolta inaspettato» commenta Barbieri. Il Consiglio regionale ha confermato il suo sostegno emanando diversi bandi nel corso del recente programma per lo Sviluppo rurale, che comprendono il supporto ad attività di agroforestazione e rimboschimento, ma anche per la didattica. Due leggi regionali di riferimento, la 13 del 2003 “Norme per la realizzazione di boschi nella pianura veneta”, e la numero 14/2020 “Boschi didattici del Veneto”.

Strategica è la collaborazione con atenei e centri di ricerca per la sperimentazione e la validazione di diversi metodi innovativi di piantumazione, che riguardano tanto il rimboschimento originario, quanto la migrazione assistita.

“Ridiamo un sorriso” a più di 700 Comuni veneti aderenti

«Importante è stato anche il progetto “Ridiamo un sorriso alla pianura” – sottolinea Barbieri – che ha permesso a Veneto Agricoltura di produrre e fornire le piantine ai più di 700 Comuni veneti aderenti. A loro volta, questi enti le hanno poi distribuite ai loro cittadini, coinvolgendoli e informandoli sulle varie tematiche ambientali per cui il ruolo degli alberi è cruciale.»

Un’attività di piantumazione nel Bosco vivo di Polverara, Padova

Negli ultimi tempi, inoltre, in aggiunta all’attivazione di associazioni e volontari, si sono affermate sottoscrizioni e forme di partnership tra aziende ed enti locali, che partecipano al rimboschimento planiziale per supplire alle emissioni di CO2 derivanti delle loro produzioni, ma anche per apportare benefici a impatto sociale sul territorio.

Il passante “verde”

«Si opta per la creazione di aree verdi come forma di compensazione per l’impatto di attività produttive e opere pubbliche. – continua Barbieri – Un esempio è il “Passante verde”, una sperimentazione innovativa che andrebbe a fare da barriera protettiva green a fianco del passante autostradale di Mestre per limitare rumori e filtrare polveri, ma anche ospitando alberi destinati a finalità produttive.»

La scelta della zona da riqualificare a bosco non dipende strettamente da criteri tecnici, ma viene supportata da consulenza per l’assortimento e il mantenimento delle piante. L’area può essere un lascito da parte di privati o aziende, o un’area di possesso comunale che viene destinata ad opera verde.

Il premio Jean Giono

La didattica è un elemento importante per far crescere la cultura ambientale. Una bimba impara a piantare un futuro albero nel Bosco vivo di Polverara, Padova.

Come il protagonista del racconto L’uomo che piantava gli alberi dello scrittore francese Jean Giono (1895-1970), i vincitori del premio omonimo sono operatori di rimboschimento e creatori di comunità, il cui impegno è riconosciuto e premiato con 250 piantine da destinare a interventi di loro scelta. «Devo confessare che il contest in origine voleva essere un espediente culturale per riportare l’attenzione sulle tematiche della Carta – ammette Barbieri – ma la cosa ci è positivamente sfuggita di mano ed è presto diventato un premio ambito, tanto che ora le candidature ci arrivano da tutta Italia».

E proprio per riconoscere il merito e l’impegno sul più ampio spettro, le categorie di destinatari sono quattro: amministratore/-trice di bene pubblico; tecnico/a agronomo-forestale; imprenditore/-trice; volontario/-a. E il fatto che le candidature si moltiplichino conferma la rilevanza delle tematiche racchiuse nella Carta di Sandrigo, che meritano attenzione, sensibilizzazione e continua collaborazione da parte della popolazione. Anche perché, come si dice nella Carta, “il 2050 è lontano per gli uomini, ma è vicino per gli alberi”.

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