“il mare dei sogni” è la conclusione di un progetto partito nel 2020, in pieno lockdown. La prima parte, in pediatria, è stata realizzata l’anno scorso. Entrambe le opere fanno parte di un progetto di umanizzazione dell’ospedale, in particolar modo dei reparti per i bambini, grazie alla donazione dell’associazione Abio Verona, Associazione per il bambino in ospedale.

Tutto ha inizio due anni fa, in piena pandemia, quando Mauro Cinquetti, allora direttore dell’unità di pediatria, contattò il pittore Silvio Irilli per apportare colore e comfort nel suo reparto. Infatti, aveva visto le sue opere in giro per l’Italia e ha pensato di portarle anche a Villafranca.

Il reparto di pediatria del Magalini, prima e dopo l’intervento di Ospedali Dipinti

Come tutto è iniziato

Quando nel 2011 Irilli iniziò un intervento artistico nel reparto di radioterapia oncologica al Policlinico Gemelli di Roma, non si aspettava così grande attenzione da parte del personale medico che l’aveva contattato.

Subito dopo gli fu subito chiaro che a fronte della richiesta, era importante non gravare economicamente sulle strutture sanitarie. Avrebbe portato colore negli ospedali per bambini, ma non doveva essere usato nemmeno un euro delle casse degli ospedali stessi: le sue opere dovevano essere finanziate da associazioni, fondazioni o da raccolte fondi. E così la sua prima opera fu interamente pagata da alcune scuole e da una parrocchia.

Silvio Irilli nel reparto di pediatria dell’ospedale di Salerno

Il riscontro fu positivo su ogni fronte: i piccoli pazienti trovavano nei muri dipinti una distrazione al loro dolore e soprattutto alle loro paure. Potevano perdersi con la mente nei paesaggi evocativi alle pareti e non focalizzarsi sulla loro malattia. Tutto il personale dell’ospedale notava un miglioramento della condizione psicologica, un po’ per i dipinti in sé, che giovavano pure all’umore degli adulti, ma anche per l’avere i bambini meno tesi.

La realizzazione del progetto

Da allora “Ospedali dipinti” è diventato il progetto principale di Silvio Irilli. Dopo 10 anni in giro per l’Italia, l’artista vanta oggi numerose opere in molti ospedali. L’iter è sempre quello, ma il progetto è su misura per ogni struttura ospitante. Della fase iniziale se ne occupa personalmente, si reca nell’ospedale e verifica sia la disposizione che la metratura e ipotizza un tema. Coordina quindi i rapporti sia con l’associazione che finanzierà l’opera, sia con i medici e i responsabili del reparto. Lo scopo è creare un percorso emozionale per i fruitori, non solo copiare un’immagine su un muro.

Segue quindi la pianificazione del progetto insieme a un team di collaboratori: chi si occupa della progettazione al computer, chi pensa al materiale migliore da utilizzare, chi si occupa poi del rendering. Poi c’è da scegliere il materiale più adatto al contesto sanitario, la combinazione di colori e il tema che più si addicono al reparto ed infine la perfetta misura per poter posizionare i quadri. Già, perché il lavoro di Ospedali dipinti è doppio: il lavoro viene progettato e realizzato presso la sede dell’azienda e poi viene stampato su pannelli e montato negli ospedali.

Le immagini non sono mai realizzate direttamente sui muri del reparto, per motivi di igiene, e per non interferire con le attività di reparto. Inoltre, in caso quest’ultimo dovesse essere trasferito, anche i pannelli possono essere trasportati nella nuova sede.

La radioterapia di Salerno, prima e dopo l’intervento di Ospedali dipinti

Chi finanzia Ospedali dipinti

In tutto questo vortice di colore, progetti ed emozione c’è anche il lato economico. Ogni opera infatti richiede dei finanziatori e qui entra in gioco Abio Verona per la realizzazione al Magalini. La presidente, Lucia Di Palma, racconta di come questa associazione, cellula della fondazione nazionale, supporti i bambini durante la degenza ospedaliera per contrastare il trauma potenziale che i piccoli possono vivere durante la permanenza. Fondamentale è il lavoro dei volontari, che si occupano di allestire e gestire le sale lettura e le sale giochi, di arredare in modo colorato i reparti con decorazioni e arredi.

Abio opera sempre in collaborazione con i direttori sanitari e nel rispetto dei regolamenti e così, durante il lockdown, non potendo mandare i volontari a contatto con i pazienti, ci si è dedicati all’abbellimento degli ospedali. Nel caso specifico del Magalini, è stato finanziato prima il “Bosco incantato” per la pediatria, quindi il più recente “Il mare dei sogni” nel pronto soccorso pediatrico, dove spesso il bambino ha un impatto non facile con l’ospedale e ha maggiore bisogno di trovare un ambiente accogliente e amichevole.

Come anche Irilli ha sottolineato, «è molto importante per i piccoli pazienti trovarsi in un luogo confortevole e soprattutto in grado di trasportarli altrove con la fantasia. Per questo vengono dipinti anche i soffitti, proprio per non far perdere a continuità al sogno durante i tragitti, mentre sono distesi sul lettino».

Cosa fa Abio

L’attività istituzionale principale di Abio nazionale è il supporto alle famiglie in ospedale. L’associazione veronese, operativa dal 2000 e che conta circa 86 volontari, favorisce la relazione con l’ambiente ospedaliero, mettendo al centro le esigenze dei bambini (per informazioni, www.abioverona.it)

Il Bosco Incantato, la prima realizzazione di Silvio Irilli al Magalini

Il personale volontario viene selezionato a seguito di un corso di formazione obbligatorio. Una delle competenze messe in campo riguarda la fase del ricovero ospedaliero pediatrico, in modo da renderlo meno traumatico. Tre le strutture in cui Abio Verona è presente: l’ospedale della Donna e del bambino di Borgo Trento, nei reparti di pediatria, oncoematologia, terapia intensiva pediatrica, terapia intensiva neonatale e al pronto soccorso pediatrico, insieme alle pediatrie del Magalini di Villafranca e del Fracastoro di San Bonifacio.

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