I giocatori di poker conoscono bene un detto: se al tavolo non c’è un pollo, significa che il pollo sei tu. Sono settimane che i tifosi dell’Hellas si guardano disperatamente intorno per trovare “il pollo”: tre squadre più scarse del Verona da poter proiettare in zona retrocessione quando, finalmente, la squadra comincerà a ingranare. A Monza, finalmente, la ricerca è finita. Il pollo è il Verona, ormai è chiaro a tutti.

Non ha nemmeno senso spendersi in analisi tattiche o critiche individuali ai giocatori. L’infimo livello qualitativo della squadra finisce per annacquare anche quel briciolo di talento portato in dote da giocatori come Verdi, mentre la nube di negatività spegne tutto l’entusiasmo dei giovani. 

A Monza è crollato tutto. Il fisico, la testa, le idee, le illusioni. 

Il ritorno di Marroccu

Le critiche alla società sono già state fatte in tutte le salse. Nessuno ha mai risposto a domande precise e nessuno lo farà mai. Di fronte alla colpa di aver smontato una squadra vincente negli uomini e nell’anima e di aver gestito in modo approssimativo e confusionario tutta la programmazione del campionato, il direttore sportivo Marroccu è riemerso dal suo silenzio per snocciolare qualche banalità senza costrutto e senza conseguenza. “La colpa è del club, lavoreremo sodo per rimetterci in carreggiata, la responsabilità non è dell’allenatore”. Grazie Graziella.

L’unico punto interessante toccato dal diesse è quello relativo al mercato: anche lui ha capito che la rosa di questa squadra è totalmente inadeguata alla categoria. Certo, pensando alle ultime performance del dirigente in sede di trattativa non si possono dormire sonni tranquilli, ma si dice che ammettere di avere un problema sia il primo passo…

Domino, poker e scommesse

La verità è chiara a tutti. Dopo tre anni di scommesse vinte grazie al fiuto e alla bravura di D’Amico, quest’anno il Verona ha perso tutti gli azzardi. Tutto è andato come tristemente prevedibile: i perfetti sconosciuti scovati nel cestone dei saldi non valgono più dei pochi spiccioli pagati per averli, gli attaccanti scartati dalle dirette concorrenti, o peggio dalle retrocesse, non hanno più neanche le maniche, figuriamoci gli assi. I giovani in questo clima tetro e tafazziano non trovano la scintilla per accendersi e l’ossigeno per confermarsi, mentre i senatori, alla lunga si sono forse stancati di stare in una società senza ambizioni. Un effetto domino terribile che si tira dentro tutti.

È così semplice dunque? Le solite critiche degli avvoltoi che girano intorno agli sconfitti? Setti faceva bene quando vinceva e fa male ora che perde? Proprio no.

L’approccio del presidente di Carpi è sempre stato lo stesso. Lo si è scritto fino alla nausea. Scommessa, valorizzazione, plusvalenza, nuova scommessa. Un gioco che non considera minimamente la programmazione sportiva del club, figuriamoci la passione e l’attaccamento della piazza. Per il giocatore d’azzardo però è l’ideale. Scommessa minima, potenziale incasso da capogiro. Ti può andar bene per anni, ma alla fine – si dice a Verona – arriva “quello del formaggio”, e che si tratti di un sardo è solo una tragicomica coincidenza. 

L’opportunità della pausa mondiali

Quindi l’Hellas è spacciato? Ma nemmeno per sogno. L’Hellas a Monza si è guardato allo specchio e non ha visto granché. Ma il campionato è lungo e la vergognosa pausa mondiali potrebbe funzionare come un reset totale per i gialloblù. Si potrebbe pensare anche a un hard-reboot in stile Salernitana cambiando il direttore sportivo, ma forse ci stiamo spingendo troppo in là. Quello che serve di sicuro – oltre a una o due punte serie –  è invertire l’effetto domino: riportare un po’ di fiducia e e fermare questa losing streak da record. 

Non sarà facile, ma non è impossibile. I tifosi e l’ambiente non hanno niente da dimostrare, sanno che ci sarà da soffrire e sono nati per farlo. Meritano però rispetto e professionalità: con la passione non si gioca d’azzardo. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA