Deve ancora concludersi, ma l’andamento termico su gran parte del continente europeo  risulta presentare un ottobre eccezionale con valori fino a 7-10 gradi in più rispetto alla norma (fig.1) ove le aree più rosse indicano una maggior anomalia calda, cioè una maggior differenza tra temperatura rilevata in questo periodo e valore medio climatologico.

La situazione a Verona: secco e caldo

I valori medi della norma climatica  per il mese di ottobre (1961-1990) indicano una media di 13.3° C, una massima di  17.9° C  e una minima di  8.7° C; in questo mese abbiamo invece avuto valori nettamente superiori di 3-5 gradi, con  una media di 16.1° C, una massima di ben 22.6° C,  e con una minima di 11;  tuttavia ricordiamo che l record assoluto ci fu il 2 ottobre 2011 con una massima di 29.2° C, ma eravamo in quel caso proprio a inizio mese.

Se esaminiamo l’andamento termico della città, a Verona centro in questo mese di ottobre la massima ha raggiunto i 26.6° C il 7 ottobre. A questa situazione termica anomala vi è da segnalare l’assenza di pioggia. Dobbiamo, inoltre, rassegnarci  a un continuo aumento della temperatura media annua anche sulla nostra città (fig.2) ove la colorazione più verso il rosso mostrata dal grafico indica un maggior scostamento positivo dalla media climatica della serie storica (1980-2020).

Figura 2

Le cause dell’anomalia

Il nostro Mediterraneo risulta sempre più condizionato da temperature più elevate rispetto al resto di Europa. Si è infatti osservato: 1) un aumento della pressione dell’aria in superficie e ai livelli superiori;  2) una riduzione della nuvolosità e delle precipitazioni; 3) un aumento di circa 1° C della temperatura dell’aria superficiale nel periodo 1860–1995; 4) una riduzione dei forti eventi ciclogenetici e un aumento delle ondate di calore e delle precipitazioni estreme e localizzate, che creano nubifragi sul tipo di quelli verificatosi di recente nelle Marche; tutto ciò anche per un fattivo apporto di energia dal mare che risulta più caldo della media (fig.3).

Figura 3

Maggior presenza dell’anticiclone nordafricano rispetto a quello delle Azzorre

Senza entrare troppo nei dettagli, anche la circolazione planetaria risente dei cambiamenti climatici. Le due celle principali nord emisferiche che stanno alla base della circolazione generale dell’atmosfera  sono quella di Ferrel e di Hadley; lungo i loro movimenti verticali di discesa si genera specie al suolo, per effetto di compressione, il possente anticiclone dinamico delle Azzorre che in superficie si estende sull’Atlantico e spesso negli anni passati in maniera più frequente si estendeva anche verso il Mediterraneo, favorendo estati calde, ma senza eccessi.

In questi ultimi anni invece prevale sempre più l’anticiclone subtropicale che dal nord Africa si allunga verso la nostra penisola trasportando aria molto calda di natura nord africana (fig. 4); ciò sta determinando quasi ogni estate ondate di calore: il luglio di quest’anno, infatti, ha fatto registrare ben +2,26 gradi sopra la media italiana, valore che non si raggiungeva dal 1800 (da quando, cioè, vengono rilevati i dati) ad oggi e nel complesso i primi 7 mesi dell’anno hanno evidenziato una anomalia di +0,98 gradi, facendo proiettare, al momento, il 2022 come l’anno più caldo da sempre. A indicarlo sono i dati pubblicati ogni mese dall’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Isac-Cnr).

Figura 4

Maggior inquinamento e trasporto di sabbia sahariana

Oltre alle ondate di caldo, questi sistemi di blocco sempre più frequenti portano ad una stabilitá e ristagno dell’aria e trasporto a media quota di polvere sahariana, tutto ciò specie nella Pianura Padana determina un aumento delle polveri fini del tipo PM10 e PM2.5 (fig.5)

Figura 5

Cosa ci aspetta nei prossimi mesi. Previsioni a media scadenza

Tali previsioni che si estendono fino a circa sette giorni, mostrano ancora una figura a campana che parte dal nord Africa, tipica dell’anticiclone nord africano; si escludono  quindi ad andare a fine mese e primi di novembre diminuzioni significative delle temperature; anzi l’anomalia sarà ancora positiva e il calo termico sarà “fisiologico”, nel senso che seguirà l’andamento astronomico, ove gioco forza l’irradianza solare si riduce fino al solstizio d’inverno (21 dicembre 2022). Con tale situazione anche le precipitazioni saranno sotto media (fig.6).

Figura 6

Previsioni stagionali

Le previsioni stagionali, anche se ancora a carattere sperimentali, prevedono nel complesso un inverno con temperature superiori alla media, con periodi freddi limitati nel tempo ( fig.7). Prevarrà, inoltre, l’attuale deficit pluviometrico. Una certa influenza è  imputabile al fenomeno meteorologico globale di La Niña, che significa una genesi di temperature superficiali più fresche nell’Oceano Pacifico equatoriale centrale e orientale e questo fenomeno ha iterazioni anche sul clima del Mediterraneo.

Approvvigionamenti energetici e inverno mite

I principali istituti meteorologici prevedono quindi, nelle loro nuove previsioni invernali un clima mediamente mite per l’Europa. Ciò ovviamente potrebbe portare a un minor  utilizzo di gas per il riscaldamento; purtroppo però condizionato da una minore produzione di energia eolica (Fonte: quotidiano economico Handelsblatt Online). Infatti questo tipo di anticiclone, che si estende su gran parte dell’Europa, ha un minor gradiente di pressione orizzontale, che è quello che genera il vento e fa funzionare in maniera efficiente le pale eoliche.

Utilizzando strumenti di previsione a lungo termine, per prevedere le temperature e la forza del vento durante l’inverno, i meteorologi del Copernicus Climate Change Services dell’UE hanno confermato che questo inverno potrebbe essere più mite rispetto agli anni precedenti, il che potrebbe avere effetti comunque positivi sullo stoccaggio del gas e quindi sulla sicurezza dell’approvvigionamento energetico. L’esperto di energia e meteorologia Klaas Dozeman della società di analisi Brainchild Commodity Intelligence ha affermato che “una prima metà dell’inverno tranquilla aumenterebbe notevolmente la disponibilità di energia a gas”.

Gli analisti prevedono che le strutture di stoccaggio saranno piene al 35% a marzo in caso di normale clima invernale e del 15% in caso di inverno freddo.  Se la fornitura dovesse interrompersi completamente, i livelli di riempimento potrebbero scendere all’uno per cento.  “Un inverno freddo o ulteriori problemi dal lato dell’offerta potrebbero portare a riduzioni obbligatorie del consumo di gas in Europa, specialmente in Germania”, ha affermato l’analista JP-Morgan Vincent Ayral.

© RIPRODUZIONE RISERVATA