UK: la vendetta della lattuga
È durata davvero poco Liz Truss nel ruolo di Prime Minister del Governo britannico. 45 giorni di tempo, fra la nomina e le dimissioni, che battono ogni record di brevità per il popolo di Sua Maestà. Cosa succederà ora?
È durata davvero poco Liz Truss nel ruolo di Prime Minister del Governo britannico. 45 giorni di tempo, fra la nomina e le dimissioni, che battono ogni record di brevità per il popolo di Sua Maestà. Cosa succederà ora?
Bisogna ammettere che ci si innamora subito del live blog che il Daily Star si è inventato per accertare se un cespo di lattuga potesse durare più della premier inglese Liz Truss. Gli aggiornamenti sul comportamento dell’insalata, la reazione a calore e umidità, gli avvizzimenti delle foglie di iceberg hanno tenuto compagnia mentre la vera Iceberg Lady cadeva in una serie di errori non provocati, sia sul piano strettamente burocratico sia su quello politico ed economico.
Truss è durata in effetti meno della lattuga, che oggi appare in gran forma sulla copertina del tabloid inglese, con una parrucca bionda e una bottiglia di champagne. In alto a destra si annuncia una “Historic Souvenir Edition”, insomma un’edizione per veri collezionisti in pieno spirito goliardico.
Altri quotidiani prendono la brutta faccenda un pochino più seriamente, ma sempre con dosi di sarcasmo e black humour tipiche dell’isola d’Albione. The Guardian titola “The bitter end”, per segnare l’amaro finale di una brevissima carica. Nel dubbio se stiano citando Murakami o Goebbels, meglio propendere per i Placebo: in fondo, la strofa We’re running out of alibis sembra scritta per Truss, che di alibi non ne aveva proprio più.
Altri giornali riportano come Boris Johnson, appena uscito dal portone potrebbe rientrare dalla finestra, lasciata inopinatamente aperta per far entrare Larry, il temibile gatto di Downing Street. Dal Telegraph al Daily Mail, passando per il Daily Express, tutti riportano dei contatti tra BoJo e i parlamentari del suo partito per tornare in sella, si parla addirittura di un “ramo d’olivo” offerto al nemico-amico Rishi Sunak perché abbandoni le sue velleità di premiership e si accontenti di tornare al suo posto accanto al biondo col ciuffo. Perfino The Sun, che notoriamente non ne becca una mai, titola a caratteri cubitali un “Sto tornando” messo in bocca a Boris… mah!
Solo un paio di testate raccontano delle dichiarazioni del leader dell’opposizione Keir Starmer, che parla di “porta girevole sul caos” e chiede elezioni generali immediate. Lo scozzese Daily Record arriva a dire che “il Governo ha perso il mandato, i Tories non sono all’altezza di guidare la nazione e il popolo inglese merita nuove elezioni subito.
Sir Graham Brady, presidente del “Comitato 1922”, organo interno ai Conservatori che fissa le regole per l’elezione, conta di riuscire a nominare un nuovo premier al più tardi venerdì 28 ottobre, con una speranza ci si arrivi già lunedì. L’obiettivo è rispettare i termini per la nuova finanziaria, da presentare entro il 31. Halloween. Quest’ironia inglese non finisce mai di stupirci.
I candidati dovranno raggiungere le 100 preferenze tra i membri del Parlamento per poter essere ammessi al ballottaggio, con votazioni iniziate giovedì stesso e fino alle 14:00 di lunedi, subito prima della prima votazione. E poi di nuovo, se necessario, fino alla definizione del nuovo premier. Tutto dietro pesanti porte chiuse.
Gli iscritti al partito non saranno ascoltati se un solo candidato dovesse raggiungere le 100 preferenze, mentre se saranno due o tre (come accaduto nell’ultimo caso, un paio di mesi fa, con Truss, Sunak e Penny Mordaunt) ci sarà una consultazione online, sul modello Cinque Stelle. E qui The Economist potrebbe fare un’altra copertina esilarante.
In base ai voti dichiarati alla stampa, in pole position ci sarebbe l’eterno secondo Sunak (oltre una ventina di possibili voti), mentre Johnson sarebbe fermo a 15 e su di lui pesa il fatto che quasi 60 ministri si sono nel tempo dimessi dal suo Governo, non certo sintomo di autorevolezza.
Se però si consultasse la base, il consenso intorno a BoJo potrebbe crescere molto. Mordaunt avrebbe raccolto una manciata di consensi e sia Jeremy Hunt e Michael Gove hanno dichiarato di non essere interessati.
È un ruolo complesso e caldissimo, come si è visto con l’avvizzimento precoce della Iceberg Lady. Il caos sul mini-budget regna sovrano, come titola il pragmatico Financial Times. Siamo al divertente paradosso macroeconomico in cui la massima espressione del liberismo, quel “mercato” che ne è il fondamentale e infallibile regolatore, si rivolta contro lo stesso partito che per decenni lo ha cresciuto e nutrito, provocando l’ennesima crisi di governo.
British black humour, I guess.