Secondo le indiscrezioni uscite dopo la sconfitta casalinga con l’Udinese, per mister Cioffi l’Arechi di Salerno potrebbe essere l’ultima chiamata per salvare una panchina ormai circondata. E infatti è già cominciato un poco rispettoso toto-nomi. 

L’allenatore fiorentino riuscirà a salvare la panchina dopo questo scontro salvezza, se… Già, se “cosa”? Siamo forse ripiombati in quella dinamica da “giorno della marmotta” in cui eravamo con Fabio Grosso giusto qualche anno fa? 

In quel campionato terribile i problemi della squadra erano strutturali e di lunga durata, l’allenatore era evidentemente inadeguato, eppure continuava a ripetersi la catena di ultimatum dettati dalla disperazione e di vittorie estemporanee salva-panchina. Il risultato finale ce lo ricordiamo tutti.

Verona, un campionato con poche luci e troppe ombre

Ma torniamo a questo nostro tribolato campionato. Il Verona visto fino a questo momento ha vissuto di pochissime luci e troppe ombre. All’inizio la causa del gioco deludente è stata individuata nell’assenza di uomini chiave, poi ai mal di pancia dovuti al lungo mercato, poi ancora al modulo poco digerito dallo spogliatoio, alla pochezza tecnica in attacco, e finalmente – inevitabilmente – alla mano del mister.

Probabilmente tutte queste ragioni sono vere e hanno contribuito a porre le basi per una stagione nata male sotto ogni punto di vista, dalla dirigenza al campo.

Più qualità e cattiveria in campo

Il Verona visto contro l’Udinese ha dimostrato che un po’ di qualità e di cattiveria in più possono alzare le probabilità di una fiammata. 

Verdi e Veloso sembrano trovarsi alla grande come regista alto e basso in mezzo al campo. Vedono prima le linee di passaggio, sanno intercettare i palloni vaganti, improvvisare coperture preventive provvidenziali per salvare le uscite dei difensori, far ripartire la squadra con cambi di gioco da applausi. Certamente una base solida su cui costruire un gioco. 

Tameze sembra essere tornato quel centrocampista aggressivo e ordinato che ha fatto innamorare i tifosi, mentre il giovane Josh Doig sta facendo così bene da quinto di centrocampo che sono già puntualmente arrivate le prime ipotesi sulle nuove quotazioni del ragazzo.

Senza idee le fiammate non bastano

La qualità dunque serve come il pane, lo si è visto. L’intensità e l’aggressività a tutto campo sono da anni la cifra del Verona. Ma sotto, alla base, ci vuole un’idea di calcio, una struttura. Le fiammate del singolo magari vincono una partita, magari aiutano a racimolare qualche punto come è successo a Empoli, ma non portano alla salvezza.

Per salvarsi al Verona serve una strategia di gioco offensivo, una prassi che rifornisca gli attaccanti di palloni adatti alle loro qualità. C’è bisogno di gerarchie chiare e di uno spogliatoio solido, non di improvvisazione ed esperimenti. 

E per salvare Cioffi? Una vittoria può salvarlo per qualche settimana, un pareggio forse per altri sette giorni, l’unica vera soluzione a lungo termine è trovare un gioco convincente. Un gioco che sia spettacolare, noioso, solido, spavaldo, conservativo, non importa. Un gioco. 

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