Il Verona uscito dal Franchi di Firenze sembrava un pugile suonato già al primo round. Incerto sulle gambe, con la guardia abbassata ad aprire la porta ai colpi di un avversario neanche troppo temibile, l’Hellas ha ringraziato la campanella ed è tornato a tamponarsi le ferite nel suo angolo, a Peschiera.

A salvare i gialloblù è arrivata provvidenziale la pausa nazionali, che ha consentito a una squadra sconclusionata e senza idee di non tornare in mezzo al ring per almeno una settimana, sperando di recuperare la lucidità e dare tempo all’allenatore di inventarsi qualcosa.

Gli ultimi appuntamenti avevano illuso i tifosi veronesi che una strada, seppur difficile e piena di insidie, fosse stata tracciata. Sono però bastate le sfide contro la Lazio e soprattutto la debacle contro la Fiorentina a far ripiombare giù il morale e la fiducia dell’ambiente.

Nel frattempo, come spesso accade, la noia della pausa ha fatto riemergere le chiacchiere intorno al club: il sindaco che ridimensiona le aspettative sul progetto stadio, gli americani che tornano alla carica per comprare il club e il buon Diego Coppola che dopo la domenica da dimenticare sulle tracce di Ikone si è pure infortunato, persino i nuovi – bellissimi – spogliatoi. Di calcio neanche l’ombra.

Al Verona il tempo non basta

Si è lasciato lavorare sodo mister Gabriele Cioffi e i suoi ragazzi, alla disperata ricerca di una quadratura di una squadra che sembra non essersi mai trovata. Ma quali sono realmente i passi avanti che è lecito attendersi alla ripresa della Serie A?

L’istinto killer di Lasagna è una chimera che la pausa difficilmente può aver realizzato, così come l’atteggiamento indolente dell’irriconoscibile Tameze o la discontinuità di Ilic non sembrano problemi curabili col tempo, semmai con una terapia d’urto.

Quello che le settimane lontano dal Bentegodi possono aver regalato a Cioffi è uno stato di forma accettabile dell’ultimo acquisto Verdi, talismano della salvezza della Salernitana e ultima speranza del Verona di trovare qualità davanti.

Il resto lo dovrà fare il mister. Valorizzare i giovani esterni Doig e Terracciano che hanno ampiamente dimostrato il loro valore, riportare sulla terra i reduci delle montagne russe del calciomercato e ridare loro le necessarie motivazioni, fare scelte non più rimandabili come la messa in discussione di Paperino Lasagna, a costo di gettare nella mischia lo scalpitante Kallon.

Arriva la capolista Udinese

Il banco di prova al termine di queste settimane di lavoro non poteva essere più complicato. L’Udinese, squadra sempre ostica e ora in uno stato di forma strepitoso, verrà al Bentegodi con una dose generosa di fisico, tecnica e fiducia. Il Verona dovrà dimostrare, se non di essere all’altezza, almeno di aver trovato una direzione.

L’alternativa è una nebbia fittissima per mister Cioffi. L’allenatore fiorentino fino a questo momento ha giustamente goduto del beneficio del dubbio da parte dell’ambiente, perché se c’è qualcosa che la società non gli ha fatto mancare sono gli alibi.

Nessuna scusa però dura per sempre, e la carenza di gioco e risultati, seppur motivata, non può essere accettata all’infinito. Il calcio alla fine è sempre il calcio, e quando le cose vanno male a pagare è l’allenatore. Cioffi lo sa bene, e lo sanno anche i giocatori. Le prossime partite ci diranno molto sulla pasta di cui è fatto questo gruppo, e sul futuro di Gabriele Cioffi in riva all’Adige.

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