Morte di un oligarca
Un'incredibile serie di "decessi accidentali" sta colpendo gli amici (o ex-amici) di Putin. Poche certezze se non che fossero quasi tutti ai vertici di importanti istituzioni russe e avessero patrimoni ingenti.
Un'incredibile serie di "decessi accidentali" sta colpendo gli amici (o ex-amici) di Putin. Poche certezze se non che fossero quasi tutti ai vertici di importanti istituzioni russe e avessero patrimoni ingenti.
In questo periodo tra i fatti di cronaca risaltano una serie di incidenti mortali occorsi a miliardari nel cerchio magico del presidente russo Vladimir Putin. Non sono una novità questi scivoloni da parte di dirigenti d’azienda poco graditi al capo, sia in Russia, sia in altri Paesi del mondo. Facendo sforzo di memoria si arriva a casi illustri anche nel nostro Paese.
Va però dato credito alla Russia di avere dalla sua una staordinaria frequenza di casi in pochi mesi e i modi creativi con cui i miliardari muoiono, contrapposta alla ripetitività dei ruoli svolti.
Quando si doveva decidere sulle sanzioni ai dirigenti russi, una tesi a favore sosteneva che gli “amichetti”, colpiti nel cuore del portafogli, si sarebbero fatti promotori di una sorta di moral suasion nei confronti di Putin. Qualche isolato caso c’è stato, così come qualche velatissima critica alla decisione di invadere l’Ucraina.
Fa specie notare una sovrapposizione tra coloro che hanno provato a dare una diversa prospettiva allo zar e quelli che sono mancati in questi mesi. Andando a ritroso nel tempo e facendo ricerca con molta pazienza sui quotidiani di diversi Paesi, si delinea una Nera Signora con una mira davvero precisa nello sradicare le anime in modo selettivo.
Ivan Pechorin (39 anni) è il caso più recente, di pochissimi giorni fa. Fedele amico di Putin, nonché ai vertici dell’Ente deputato allo sviluppo dell’Artico, elemento strategico della politica di rilancio del Presidente. Aveva partecipato pochi giorni prima al Forum Economico orientale insieme al Presidente. Il suo corpo è stato ritrovato su un’isola nel mar del Giappone e sarebbe affogato il 10 settembre “cadendo fuori bordo in preda all’ubriachezza”.
L’ex boss di Pechorin nello stesso Ente, Igor Nosov, era deceduto improvvisamente l’8 febbraio 2022, per un infarto. In uno sportivo di 43 anni in effetti può capitare. Di certo c’è solo la sua posizione ai vertici e i molti incarichi all’interno di aziende strategiche russe e anche di governo, locale e centrale.
Yevgeny Zinichev (55 anni) è morto la mattina dell’8 settembre 2021, gettandosi da una scogliera nel tentativo di salvare un membro della troupe che filmava le esercitazioni militari nell’Estremo Nord russo. Putin nomina il fidato consulente Eroe della Patria ma la versione meno ufficiale parla di un cameraman che si è buttato solo dopo aver visto Zinichev cadere. Anche qui, le cose certe sono la vicinanza allo zar e il lungo trascorso ai vertici di KGB (intelligence), FSO (protezione federale), FSB (servizio di sicurezza federale) e infine come ministro per le situazioni d’emergenza.
Legata allo stesso ambiente di spionaggio, appare la morte di Kirill Zhalo (35 anni), diplomatico caduto da una finestra del terzo piano dell’ambasciata russa a Berlino. Der Spiegel ha subito identificato Zhalo come figlio di un dirigente dell’intelligence russa, riportando i sospetti delle autorità tedesche che si trattasse di una spia sotto copertura.
Lukoil è la principale società petrolifera privata della Russia, forse l’unica compagnia a prendere pubblicamente posizione contro la guerra in Ucraina, esprimendo solidarietà alle vittime e chiedendo la fine del conflitto. Il suo Presidente Ravil Maganov (67 anni) è caduto dalla finestra dell’ospedale di Mosca dov’era ricoverato, il primo settembre 2022, anche se l’agenzia di Stato TASS parla solo di “morte in seguito a severa malattia” senza citare finestre.
Qualche mese prima, l’8 maggio, era mancato improvvisamente Aleksander Subbotin, altro top manager in Lukoil. TASS dice trattarsi di attacco cardiaco, avvenuto nel seminterrato di uno sciamano a cui – dichiarazioni del mago stesso – si sarebbe rivolto per un rituale di depurazione del corpo, a quanto pare stremato dagli eccessi di alcol e stupefacenti.
Il gigante statale degli idrocarburi è un posto davvero pericoloso in cui lavorare, sono ben 5 cinque i casi di morti sospette da noi ritrovati sulla stampa. Leonid Shulman (60 anni) muore il 30 gennaio 2022. Il responsabile dei trasporti in Gazprom Invest, che cura gli investimenti infrastrutturali di Gazprom, era nel suo cottage vicino a Leningrado per recuperare da una frattura a una gamba. Viene ritrovato senza vita sul pavimento del bagno e la causa accreditata è suicidio per depressione.
Passa giusto un mese e il 25 febbraio 2022 Alexander Tyulyakov (61 anni), alto dirigente di Gazprom per la sicurezza aziendale, viene trovato morto nello stesso paesino. Novaya Gazeta, un giornale indipendente russo, riporta che il corpo era impiccato nel garage ma la polizia è stata cacciata dal luogo del possibile crimine da membri della sicurezza. Pravda riporta di percosse sul corpo della vittima, come avesse subito un pestaggio.
Il 18 aprile altra brutta notizia: Vladislav Avayev (51 anni) ex funzionario del Cremlino e dirigente di Gazprombank, la banca del gruppo industriale, viene trovato morto nel suo appartamento di Mosca, con moglie e figlia. TASS informa che le autorità starebbero indagando un caso di omicidio e suicidio. Avayev curava i clienti VIP della banca, aveva accesso a enormi quantità di denaro e di informazioni.
Quasi contemporaneamente, il 19 aprile, si svolge una scena simile a Lloret de Mar (Spagna). Sergej Protosenya (51 anni) viene trovato impiccato nella sua casa, dopo aver ucciso moglie e figlia. Oligarca accreditato di un patrimono intorno a 450 milioni di dollari, dopo esser stato per anni ai massimi vertici di Novatek, una controllata di Gazprom.
Infine, l’incidente occorso il 3 maggio scorso ad Andrei Krukowski (37 anni), direttore degli impianti sciistici di Sochi (quelli delle Olimpiadi), anche lui caduto da una roccia.
Vasily Melnikov (43 anni) vive una vita nel lusso, da proprietario di una società di forniture mediche, la MedStom. Ha un appartamento meraviglioso a poche ore da Mosca, a Nizhny Novgorod, e a fine marzo accoltella la moglie e i due bimbi piccoli per poi tagliarsi le vene nel bagno. È accreditato di un patrimonio di circa 700 milioni di dollari.
Mikhail Watford è il nome che Mikhail Tolstosheya (66 anni, di origine ucraine) assume dopo essersi trasferito in una tenuta inglese da 18 milioni di sterline. Con un patrimonio da vero miliardario accumulato nel commercio degli idrocarburi e un impero immobiliare a Londra, non sembra il tipo da impiccarsi. Eppure, è quanto accade il 28 febbraio, forse è proprio vero che i soldi non danno la felicità.
L’ultimo caso che riportiamo riguarda Yegor Prosvirnin (45 anni), morto il 27 dicembre 2021 dopo essere caduto – nudo – dalla finestra del suo appartamento a Vladivostok. È il fondatore di un blog ultra-nazionalista che sostiene da anni l’annessione dell’Ucraina ma aveva tentato di ammonire sugli esiti di un’invasione armata, per il pericolo che si trasformasse in guerra civile. Prima della caduta, si sono udite urla provenire dal suo appartamento.
Si fa largo da qualche giorno una nuova forma di dissenso: alcuni deputati di una municipalità vicino a San Pietroburgo hanno firmato un appello alla Duma per l’impeachment del Presidente per tradimento dei valori dello Stato. L’autore dell’appello, Dmitry Palyuga, ha motivato l’accusa con gli esiti sociali ed economici dell’invasione, gli effetti controproducenti nei confronti dell’espansione della NATO e una presunta “operazione speciale” che si sta trasformando in guerra civile.
È stato arrestato, ovviamente, insieme ai tre firmatari. Meno certa era la liberazione, nel frattempo avvenuta contro pagamento di una multa di circa 780 dollari per vilipendio alle istituzioni. Ma il suo coraggio è diventato virale e sono già circa un centinaio i politici che chiedono le dimissioni di Putin.
Una petizione non rappresenta un vero rischio per il potere dello zar ma l’inusuale espressione di dissenso e l’effetto contagio che ha sortito potrebbero non fermarsi. Anche per il tono patriottico dell’appello, che potrebbe indurre anche i nazionalisti a dubitare dell’effettiva capacità del Presidente di uscire vittorioso dalla guerra che ha iniziato.
Per ora la posizione ufficiale del Cremlino sta tutta nelle parole del portavoce Dmitry Peskov martedì scorso: «Punti di vista critici sono tollerabili, fintanto che non violano la legge. Si chiama pluralismo. Ma la linea è molto, molto sottile e bisogna fare davvero molta attenzione». Ecco, in quel “molto” ripetuto più volte, con tono sempre più basso, si trovano forse le cause di tanti scivoloni mortali.
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