Dal Novecento ai giorni nostri la letteratura sudafricana ha saputo conquistare l’interesse di molti lettori grazie alla sua originalità e ricchezza. La “Nazione arcobaleno” a tutt’oggi rappresenta un’identità densa, sfaccettata, con una storia complessa. E a raccontarla sono numerosi autori e autrici, tra cui due premi Nobel.

Scrittori da Nobel

Lo scrittore John Maxwell Coetzee, premio Nobel per la letteratura nel 2003. Foto di Mariusz Kubik, CC BY 2.5.

Parliamo infatti di John Maxwell Coetzee (1940), vincitore del Premio Nobel per la letteratura nel 2003, scrisse Dusklands (1974), In the Heart of the Country (1977, vincitore del Cna Award – Central News Agency Literary Award, il premio letterario più prestigioso del Sudafrica), Life & Times of Michael K. (1983, vincitore del Britain’s Booker Prize), Waiting for the Barbarians (1980), Boyhood: Scenes from Provincial Life (1997).

Nel 1999 venne pubblicato Disgrace (Vergogna), con il quale vinse il Britain’s Booker Prize per la seconda volta. Seguirono Youth: Scenes from Provincial Life (2002) e, nel 2009, Summertime.

Ancora prima Nadine Gordimer (1923-2014), vincitrice del Booker Prize nel 1974 con The Conservationist, ricevette il Premio Nobel per la letteratura nel 1991. È inoltre stata membro fondatore del Congress of South African Writers e ha descritto con sottile introspezione psicologica il mondo dell’apartheid, le complicate relazioni sociali dell’epoca, l’isolamento e la difficilissima fase di lenta transizione alla democrazia. Le sue opere (A World of Strangers, 1958, A Guest of Honour, 1970, Burger’s Daughter, 1979, My Son’s Story, 1990, No Time Like The Present, 2012), alcune delle quali a lungo censurate in Sudafrica, ottennero un immediato riconoscimento all’estero.

Voci femminili tra apartheid e generi letterari

Alcune voci femminili, emerse nella letteratura sudafricana del XX secolo, sono divenute protagoniste della letteratura contemporanea.

Wilma Stockenström (1933), autrice teatrale e poetessa in lingua afrikaans, scrisse The Expedition To The Baobab Tree (1983), tradotto dall’afrikaans in inglese da J.M. Coetzee. Nel libro si descrive la vita di un’ex schiava che, giunta al termine del suo percorso terreno, si ritira nel tronco cavo di un baobab. In questo microcosmo naturale, che è insieme rifugio, dimora e metafora di un mondo in continuo evolversi e in perenne mutamento, la protagonista ripercorre la sua vita e i suoi ricordi d’infanzia, il rapporto con i suoi padroni, le violenze subite e la propria vita sentimentale.

Successivamente, Sindiwe Magona, nata nel 1943 nel Transkei da una famiglia di etnia Xhosa e vissuta a lungo nei sobborghi di Cape Town, dopo alcuni anni trascorsi lavorando come domestica scrisse Mother To Mother (1988).

Il libro, caratterizzato da uno spiccato realismo e, al tempo stesso, da una forte tensione poetica, descrive il colloquio epistolare tra la madre di un ragazzo africano, colpevole di aver assassinato un giovane bianco, e la madre della vittima, stabilendo un intreccio profondo, pervaso dal senso materno, tra le due protagoniste.

Da sinistra le scrittrici sudafricane Nadine Gordimer, premio Nobel per la letteratura nel 1991, Sindiwe Magona e Wilma Stockenström.

Nuovi temi e la promozione della lettura

Tra gli autori africani più recenti va sicuramente annoverato Nicholas Mhlongo (nato nel 1973); nel 2004 scrisse Dog Eat Dog (Cane mangia cane, edito da Morellini nel 2008). Il romanzo, caratterizzato da un’atmosfera ritmata dal Kwaito, un nuovo genere musicale che fonde la musica tradizionale nera e l’hip-hop, narra, nel periodo immediatamente successivo alla caduta dell’apartheid, la vita di uno studente africano alle prese con il mondo violento e spietato delle township.

Oggi Cape Town è sede, annualmente, dell’Open book Cape Town festival, un evento culturale che ospita reading, dibattiti, presentazioni di opere teatrali e cinematografiche raccontate dalla viva voce degli autori. Ha sede in alcuni dei luoghi simbolo e icona della storia del Sudafrica e della città, quali il Fugard Theatre, l’Homecoming Centre nel District Six, il District Six Museum, la Central Library, Greenmarket Square.

Dal pub più antico alla Central library

Gli interni della Central library di Cape Town. Foto di Antony-22.

Una tra le sedi più suggestive, nella quale si tengono questi reading, è la Perseverance tavern, il più antico pub della città, costruito nel 1808 in Buitenkant Street e ricordato come la prima taverna cittadina, meta di navigatori e visitatori che approdarono a Cape Town quando l’oceano lambiva il Castle of Good Hope e non era stato cancellato dai grattacieli di Foreshore e dalle infrastrutture portuali edificate nel Novecento.

La Central library, che ha sede nello storico edificio della Old Drill Hall, costruito nel 1884 all’angolo tra Darling e Parade St. e dichiarato monumento nazionale, ospita regolarmente alcuni eventi legati all’Open book Cape Town festival. Essa ospita e custodisce decine di migliaia di volumi, molti dei quali editi nelle undici lingue ufficiali della nazione, ed è, con il Centre for the Book (Queen Victoria St.), una delle istituzioni che si impegnano con più energia a promuovere la lettura e la passione per la letteratura, inclusa quella per l’infanzia.

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