Il calciomercato è un ibrido informativo. Parte dalla bimestrale noia del tifoso in astinenza e si lancia in un circo di speculazioni, sparate, scoop e smentite che viene puntualmente dimenticato al fischio d’inizio della prima giornata. C’è un po’ di informazione, un po’ di entertainment, molta fame di click.   

È un gioco gratuito in cui non valgono le reputazioni dei giornalisti, non valgono nemmeno le promesse dei direttori sportivi, le sparate dei procuratori, le buone intenzioni dei presidenti. Tutti possono spararla grossa per poi essere smentiti, non tanto dalla verità quanto dalle svolte e le veroniche imprevedibili delle trattative, l’alibi perfetto che non viene concesso neanche ai meteorologi. 

Per alcuni tifosi è un periodo di esaltazione, in cui i nomi di campioni internazionali vengono accostati alla propria squadra del cuore, per altri è un periodo d’angoscia in cui domina il rischio di vedere i propri beniamini partire per qualche panchina lontana ed essere sostituiti da perfetti sconosciuti o onesti mestieranti in cerca della seconda chance. Il tifoso del Verona saprà bene in quale categoria piazzarsi. 

Promesse e bluff

Questa estate di calciomercato del Verona è iniziata con una sorpresa: la nuova dirigenza, partendo dal diesse Marroccu, ha spazzato via le nubi di preoccupazione, parlando in modo chiaro e preciso. Questa la lista dei nomi caldi su cui si può far cassa per sostenere il progetto, questa la lista degli incedibili, la base solida su cui costruire la stagione. Una franchezza sorprendente per giornalisti abituati a frasi sibilline e dribbling dialettici nemmeno troppo eleganti. 

Certo, nessuno cade dalle nuvole. Quando un uomo mercato dice “incedibile” ci sono due possibilità: dare fiducia a un giocatore facendolo sentire al centro del progetto o alzare la posta. Quando Marroccu dice che Caprari è incedibile è chiaro a tutti che di fronte a una proposta indecente il giocatore abbia già le valigie pronte e imbarcate. 

Il discorso cambia quando l’intera comunicazione societaria, dal presidente al mister passando per il direttore sportivo, si basa sulla parola chiave “continuità”. Al di là del destino del singolo giocatore, ci sono dei segnali e delle risposte che, se non hanno seguito nei fatti, rischiano di compromettere la credibilità di un professionista. Questa volta, dispiace dirlo, a rimanere col cerino in mano è il diesse Marroccu, mandato avanti dal presidente per poi togliergli il tappeto da sotto i piedi.

Le cessioni non sono tutte uguali

La partenza di Cancellieri è arrivata dopo una ben articolata spiegazione per cui sarebbe stato sciocco farlo partire a questo punto della sua carriera. Offerta irrinunciabile? Volontà del giocatore che vede troppa concorrenza? Forse. Possiamo lasciar correre.

La vendita di Caprari è ben più grave. Si è sviluppata in pochi giorni, evidentemente contro la volontà del giocatore che ha usato i social per lanciare accuse neanche troppo velate a “qualcuno” in società. Dopo le annunciate partenze di Simeone e Barak era rimasto l’unico azionista del malloppo da quaranta reti della scorsa stagione. Senza di lui non esiste la continuità in attacco, tanto che Cioffi ha fatto notare in conferenza stampa che ora dovrà cambiare modulo. Le narrativa della società, e la parola del diesse, cominciano a mostrare crepe.

Verona Milan, Faraoni
Foto dal profilo Facebook di Hellas Verona FC

Infine la trattativa con l’Olympique Marsiglia per Lazovic è la pietra tombale su qualsiasi illusione. Gli esterni sono le colonne di questa squadra, è una certezza condivisa tra tifosi, giornalisti e addetti ai lavori. Lazovic e Faraoni sono il gruppo, lo spirito, la spinta e l’identità di questo Hellas. 

Parlare di continuità e mettere in discussione Lazovic è assolutamente inconcepibile, a prescindere da come finirà la trattativa. 

Il club, il diesse e la credibilità

Dopo le promesse di continuità, la rivoluzione è arrivata coi fatti. Ma allora perché mettere a repentaglio la reputazione di un professionista come Marroccu, appena arrivato e con la fiducia dell’ambiente tutta da guadagnare? È evidente che per la credibilità di un nuovo arrivato sia letale esporsi con parole chiare e poi fare l’esatto opposto poche settimane dopo. 

Le riposte possibili sono due: escludendo che Marroccu abbia parlato a vanvera senza consultarsi con la proprietà, sembra che il diesse sia stato trattato dal presidente Setti come Oronzo Canà nella scena del calciomercato dell’”Allenatore nel pallone”. Convinto di un progetto tecnico e societario fatto di continuità e consolidamento, si sia trovato a subire le scelte del carpigiano. Una prospettiva che porta indietro le lancette dell’orologio a un Verona che speravamo di non vedere mai più, oltre che un pessimo inizio per i rapporti ai piani alti di Via Olanda. Se il carattere di D’Amico aveva saputo bilanciare la presenza ingombrante del presidente, il più aziendalista Marroccu dovrà imparare presto a prendere le misure.

La seconda risposta possibile è che sia cambiato qualcosa. Negli ultimi giorni si è tornato a parlare di cessione e si è fatta qualche cifra ritenuta troppo bassa rispetto alle richieste di Setti. Un cambio di rotta così repentino potrebbe mostrare la volontà di vendere il club, raccogliendo la differenza dalla cessione di tutti gli asset che si possono piazzare rapidamente sul mercato.

Quel che è certo che il rapporto di fiducia e cooperazione tra piazza e club è stato spianato alle fondamenta e ora deve essere ricostruito. Per farlo servono serietà e risultati. La prima – almeno per ora – sembra mancare. Vedremo i secondi. 

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