Verona: un decalogo per la mobilità
Fra le sfide della nuova Giunta Tommasi c'è sicuramente quella di portare Verona a vincere la sfida della mobilità, contro traffico e inquinamento. Un decalogo di possibili interventi per la città del futuro.
Fra le sfide della nuova Giunta Tommasi c'è sicuramente quella di portare Verona a vincere la sfida della mobilità, contro traffico e inquinamento. Un decalogo di possibili interventi per la città del futuro.
Traghettare la nostra città verso il mondo della mobilità sostenibile è ora possibile. Questa è la buona notizia. Le tecnologie ci sono, le idee non mancano, l’entusiasmo verso la nuova Verona si sta diffondendo. La cattiva notizia – se proprio la volete sentire – è che la transizione non sarà breve e richiederà molto lavoro. Occorre quindi partire subito.
Si può fare molto anche con risorse limitate. Le piste ciclabili, i progetti pedibus per gli alunni, la spiegazione a studenti e genitori che è meglio – è più cool – NON venire portati a scuola in auto. E certo, le zone 30 e i divieti di sosta nelle “zone scolastiche” ora previste dal Codice della strada.
Il suolo della nostra città è “magico”, inserito com’è in un contesto storico, architettonico e naturale straordinario. Occorre convincere cittadini e turisti ad utilizzare maggiormente i parcheggi sotterranei e molto meno la sosta di superficie. Si tratta di uno degli aspetti più importanti per ridurre il peso delle auto sulla città, per rendere più sicura la mobilità dolce e in ultima analisi più fluido anche il transito di bus e auto. Tutti gli studi mostrano che la leva decisiva per ottenere questa modifica delle abitudini è quella tariffaria. Il parcheggio di superficie è un lusso in una città come la nostra, dunque la sosta sotterranea deve diventare più conveniente.
Attualmente la gestione delle colonnine di ricarica per le auto elettriche e plug in è disastrosa. Gran parte delle colonnine presenti sul territorio veronese sono di Agsm. Ricaricare è gratuito, quindi vengono prese d’assalto, non solo da residenti. Non vi è alcun sistema in atto per impedire l’occupazione degli stalli dopo la fine della ricarica: si continua infatti a non pagare nulla e la polizia locale non è in grado di controllare (nonostante le segnalazioni, fatte anche personalmente).
Inoltre, è frequente che le colonnine siano off line o non funzionanti. Il risultato di questa completa anarchia è che trovare una colonnina disponibile per la ricarica è a Verona difficilissimo: provate ad immaginare il grado di apprezzamento dei turisti del Nord Europa per una situazione come questa. Cosa si dovrebbe fare? a) Eliminare la gratuità, introducendo però abbonamenti calmierati e di favore per i residenti; b) Prevedere per tutti (anche per i residenti) una penale in caso di occupazione prolungata dello stallo a ricarica finita; c) Aumentare il numero delle colonnine funzionanti (alcune sono già pronte – per esempio in piazza Nogara e in via Bertoni – ma inspiegabilmente inattive); d) migliorare il servizio di manutenzione e la comunicazione di eventuali disservizi attraverso l’app dedicata.
Questa misura è persino banale, ma andrebbe estesa oltre quanto oggi accade. Attraverso opportuni accordi con il personale, la raccolta dei rifiuti del ‘porta a porta’ e di quelli presenti nei cassonetti va ovunque spostata al di fuori delle ore di punta, e nei limiti del possibile effettuata durante le ore notturne.
In teoria, si può entrare nella ZTL solo in determinati orari. In pratica, decine di migliaia di veronesi hanno un permesso per entrare quando vogliono. In proporzione al numero di abitanti, questi permessi sono molto più numerosi che in altre città analoghe alla nostra. Le categorie di esenzioni sono numerosissime. Tutto questo ha favorito negli anni una gestione clientelare dei permessi, come strumento di raccolta del consenso e non di gestione della mobilità. Tutto in questo campo deve cambiare, a partire da una ricognizione dei permessi esistenti e delle relative tipologie, con l’obiettivo di razionalizzarli e di ridurli in modo consistente.
E’ quanto meno dubbio che la ZTL, come oggi conformata, abbia un senso come strumento teso alla mobilità sostenibile. Il suo effetto, oggi, è essenzialmente quello di concentrare l’accesso nelle due fasce orarie consentite. Chi di noi non ha mai visto le file di auto ferme ai varchi, spesso con il motore acceso, nell’attesa che scocchi il verde? Un sistema di road pricing, che consenta l’ingresso solo pagando una piccola cifra, sul modello dell’area C milanese, avrebbe certamente più senso. E si potrebbe partire sperimentandolo per le merci, come già previsto persino dal Piano industriale di AMT3, approvato dalla Giunta precedente.
Quindici anni di incapacità della politica veronese hanno consegnato all’attuale Giunta un progetto ormai datato. Tuttavia, se il Ministero confermerà la propria quota di finanziamento anche per i costi aggiuntivi dell’ultima variante, rinunciare significherebbe per Verona abbandonare una opportunità che comunque migliorerà la situazione del trasporto pubblico. Rinunciare oggi, inoltre, comporterebbe il rischio di dover pagare forti penali alle ditte appaltatrici. La prima cosa da fare è un coinvolgimento del Consiglio comunale (sempre prorogato dalla Giunta Sboarina) per adottare una decisione definitiva. Se si rinuncia al progetto, lo si faccia consapevoli delle conseguenze. Se lo si conferma, si parli chiaramente ai cittadini (non è mai stato fatto), spiegando i vantaggi, che comunque ci sono, ma anche i sicuri disagi dovuti ai cantieri. Si lavori poi per migliorare, nei limiti del possibile, il progetto, a partire dalla criticità a mio avviso più complessa, che riguarda via Mameli.
Occorre integrare la futura filovia con altri sistemi di trasporto pubblico di massa destinati a coprire i numerosi percorse e le diverse aree della città non servite. Una accurata progettazione e una rapida realizzazione saranno decisive.
Il collegamento via rotaia con l’aeroporto è essenziale, per aumentare l’attrattività anche turistica del nostro scalo e della nostra città. E’ possibile. Non si è sinora fatto per incapacità amministrativa e progettuale e per non scatenare reazioni corporative dei servizi di taxi. Sempre nel dialogo con tutti quanti lavorano, occorre cambiare passo.
Molti ancora salgono sul bus senza biglietto o abbonamento. Molti parcheggiano senza pagare la sosta, sulla base di un calcolo: conviene una multa ogni tanto piuttosto che pagare regolarmente la sosta. Molti bus turistici evadono la tassa dovuta al Comune (150 euro al giorno, attualmente) scaricando i turisti in aree marginali e poi dileguandosi. Tutto questo può anche far comodo a qualcuno, ma non è tipico di un paese serio, di una città seria, di un’amministrazione seria. Gli strumenti per cambiare radicalmente ci sono e in parte sono già inseriti nel piano industriale di AMT3: un piano per i controlli sui bus turistici; controlli accentuati sul pagamento della sosta, anche attraverso strumenti tecnologici modernissimi; possibilità per gli accertatori della sosta di elevare multe per il divieto di sosta e per l’occupazione di corsie riservate.
Va comunicato in modo semplice ai cittadini (e agli studenti, perché lo spieghino ai genitori!) che chi evade ci danneggia tutti gravemente. Diciamo loro di smettere.
Seguirà nelle prossime settimane un mio ulteriore intervento con proposte – sempre concrete e praticabili – in tema di promozione della legalità e trasparenza nella gestione della città.
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