Un sogno, anzi tre sogni e un volo: lo spettacolo Il sogno del pa, il reading a due voci di Damiana Covre e Alberto Butturini, è andato in scena il 19 luglio scorso nella cornice della Cantina Villa Medici a Sommacampagna. Il racconto, tra parole, immagini – foto di famiglia e documenti che attestano i meriti del protagonista conseguiti nelle azioni di volo – e la musica originale di Carlo Pimazzoni, è una storia personale di audacia, di guerra, di famiglia.

Damiana e Alberto sono amici dall’adolescenza, condividono da sempre molti ricordi e sono legati da una lingua comune che si nutre della mancanza paterna. Il reading ha catturato da subito il pubblico per le voci sincere e coinvolte dei due lettori in una sequenza narrativa. La vicenda riguarda il pilota Tullio Covre, “Asso della Regia Aeronautica”, padre di Damiana, scomparso durante una gara a Messina il 2 luglio 1961, nell’estremo tentativo di ammarare per evitare l’atterraggio d’emergenza su una spiaggia affollata. La figlia era nata da solo trentatré giorni.

Una gara segnata dal destino

Era una gara che Tullio Covre avrebbe potuto vincere a occhi chiusi. Dopo aver pilotato aerei da combattimento in Etiopia ed essere stato istruttore di volo sportivo e acrobatico a Boscomantico, nel dopoguerra, stava volando con il suo aereo privato, “Falco”, con cui aveva realizzato il sogno di una vita di possederne uno tutto suo. Ma si verificò un guasto all’elica e a nulla poté la sua perizia di pilota.

A Verona restò la famiglia, la moglie Vittoria Nuvoloni e sette figli: la più piccola, Damiana, non avrà ricordi diretti del padre, solo racconti parziali. «Ognuno dei miei familiari ha trattenuto il dolore in solitudine, a modo suo, senza elaborarlo insieme agli altri. “Tu eri troppo piccola, non potevi capire”, mi dicevano. Ma io ho avuto sempre il desiderio latente di ricostruire la storia, per trovare il padre che non ho nemmeno conosciuto».

L’idea nata a Messina

Damiana, che oggi vive a Fano dove fa la traduttrice dall’inglese francese, e Alberto, professionista veronese nel mondo della comunicazione, non volevano salire su un palco per recitare, ma la storia è letteralmente “esplosa” nelle loro mani e ha risposto a un’esigenza di ricerca, di chiarezza, di pacificazione rispetto alla figura paterna, che hanno nutrito separatamente e poi insieme.

Tutto è nato da un’iniziativa promossa dal Gruppo Nastro Azzurro di Messina, che nel 2019 contattò Damiana perché voleva organizzare un convegno per commemorare Tullio Covre. Damiana riuscì a convincere i fratelli e l’amico Alberto a raggiungere Messina e lì, davanti al mare, lanciando fiori in segno di commiato, i fratelli hanno elaborato il lutto, insieme.

Dalla vita al racconto

Ma questa vicenda presentava ancora contorni sfumati e degli amici di Damiana le chiesero di scriverla. Insieme ad Alberto si mise all’opera, lui come mentore, a conoscenza del travaglio interiore di lei e sostenuto anche da motivazioni personali; lei immersa nelle sue riflessioni e nei documenti di famiglia, conservati accuratamente dalla madre.

«Un amico ci ha detto che Alberto è stato il filo e io le perle» ci confida Damiana «la sua capacità di sintesi e la mia dimestichezza con la scrittura hanno fatto il resto. A lui si deve l’idea e la struttura del reading». Lo spettacolo non vuole raccontare l’eroismo del padre, che pure c’è stato, ma il suo sogno di volare, che ha inseguito tutta la vita. E anche il sogno di sua figlia di conoscerlo, trovarlo, insieme al desiderio di Alberto di colmare una personale lacuna affettiva.

Un reading per affrontare la perdita

La locandina del reading Il sogno del papà, tenutosi alla Cantina Villa Medici

Il primo riscontro è arrivato da parte di alcuni amici e poi, dato l’inaspettato successo, sono seguite diverse repliche, a Fano, Assisi e recentemente a Verona, al Teatro Modus e alla Scuola di teatro Granbadò. Sono già in calendario repliche a Malta, presso l’Istituto di Cultura italiana, e ancora a Fano.

Uno spettacolo che parla di sogni, un “volo” che ne rievoca uno fatale e maneggia una materia incandescente come il dolore della perdita e della mancanza. «Aiutando lei mi sono preso cura anche di me, del bambino inquieto e taciturno che sono stato – ha letto Butturini in chiusura -. Facendomi carico del fardello di Damiana, ho fatto la pace anche con il mio fantasma, quello di mio papà. In qualche modo sono riuscito a trasformarmi nel padre di me stesso».

E Damiana Covre ha sottolineato quanto entrambi siano consapevoli del valore terapeutico de Il sogno di papà, realizzato anche «nel desiderio di condividere e fare una piccolissima parte per aiutare chi deve attraversare il dolore. Si può guardare il mare dov’è morto tuo padre».

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