Una produzione televisiva spagnola su Netflix racconta la vicenda di due donne, un’operaia e una leader politica influente, che sono state riprese in video durante rapporti sessuali privati. I loro filmati sono stati messi online per screditarne l’immagine e distruggerne la reputazione. Una vittimizzazione che, ci dicono i dati sul Revenge Porn, tocca soprattutto la figura femminile.

Nella serie tv Privacy, c’è Ane, una giovane donna, operaia, che si toglie la vita dopo che è stato diffuso via smartphone un video in cui ha rapporti sessuali sadomaso con un uomo non identificabile. C’è poi Malena, una donna matura, leader politico, vicesindaco di Bilbao che aspira al posto di prima cittadina, la quale reagisce in modo diretto di fronte a un video che la ritrae su una spiaggia mentre fa l’amore con un uomo che non è suo marito.

Due modi diversi di reagire allo stesso dramma. Anzi, allo stesso atto criminale: il Revenge Porn, ovvero la diffusione – non autorizzata – di video privati, in cui soprattutto donne sono ritratte mentre fanno sesso. Una violazione della privacy che, secondo la criminologa e psicologa giuridica Laura Baccaro, è un atto di disprezzo verso la figura femminile. Prima ancora che una “vendetta”.

La storia delle due donne – la giovane operaia suicida in mare e la vice sindaca battagliera – è raccontata con efficace e stile cinematografico nella serie televisiva Privacy, su Netflix. Una produzione spagnola che viene resa meglio dal titolo in lingua originale: Intimidad. Sono infatti momenti intimi, privati, quelli delle due donne, che – come tutti – sono libere di godere della propria sessualità nel modo che più le gratifica. Nonostante questa libertà, il diffondere loro momenti intimi le espone alla gogna di chi – uomini e donne – le trasforma da vittime in colpevoli.

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Una scena in cui Malena, vice sindaca, dichiara di opporsi al ricatto del Revenge Porn che la vorrebbe distruggere

Privacy, la storia di ricatti sessuali nella serie tv su Netflix

Vediamo la storia raccontata in otto episodi. Protagonista della serie tv Privacy è Malena Zubiri, candidata a sindaco della città di Bilbao. In piena campagna elettorale ignoti diffondono un video di lei mentre fa sesso con un uomo, su una spiaggia, che non è suo marito. Inizia così un incubo che fa a pezzi la sua famiglia e distrugge la sua carriera.

Il partito le è contro, anzi forse non aspettava altro, ma Malena – affrontando i pregiudizi e le condanne di un mondo che in queste circostanze non sta quasi mai dalla parte delle vittime – è decisa a non farsi abbattere e a scoprire la verità. Chi ha cercato di tagliarla fuori dalla politica cittadina? Perché hanno girato e diffuso quel video, a sua insaputa?

Come racconta il magazine Il Notiziario, la sua storia si intreccia con quella di Ane, morta suicida per una vicenda simile, che l’ha profondamente minata nella psiche. La sorella, sconvolta, indaga con l’aiuto di una poliziotta specializzata in crimini di questo genere, determinata a scoprire chi ha diffuso video e foto privati di Ana sul luogo di lavoro.

A parte l’eccellente fotografia, la qualità della recitazione e il taglio della migliore cinematografia applicata alla serialità televisiva, Privacy ha un insieme di meriti a livello di narrazione: rende in modo completo e senza sconti un fenomeno come il Revenge Porn che va combattuto. Troviamo, nella serie tv, il pregiudizio verso le donne, che non sono in alcun modo considerate libere di vivere come credono la propria sessualità.

Troviamo poi la violazione della legge e l’atto criminale di rendere pubblici video e immagini privati, intimi, di persone ignare della diffusione di uno spicchio della propria vita sessuale e della propria privacy. Il tutto con l’atteggiamento da bulli e sbruffoni di certi uomini; e con l’ostilità astiosa persino delle donne. Quanto sostengono i diffusori di quei video, anche nel caso di Privacy, è che le due donne “sono andate a cercarsela”: ed è questo uno dei punti dolenti del fenomeno, che la serie tv mette sotto accusa.

Foto di scena dalla serie televisiva Privacy, su Netflix. Qui l’operaia Ane, che si toglie la vita per il Revenge Porn

La diversa reazione delle due donne alla cyberviolenza

Il tema della reputazione compromessa da momenti intimi che vengono resi pubblici attraverso il digitale si coniuga, nella serie di Netflix, con i due diversi modi di reagire delle due donne al centro del dramma; e degli uomini che sono in qualche modo coinvolti nella vicenda. Abbiamo, quindi, la giovane operaia Ane che non regge il peso della gogna, a cui anche le donne la sottopongono, e si toglie la vita gettandosi in mare. Abbiamo, sull’altro fronte, la leader politica Malena che invece reagisce dando battaglia.

La giovane Ane non regge alla vergogna a cui l’hanno costretta i suoi colleghi e le sue colleghe della fabbrica. In questo, Privacy mostra con evidenza l’ostilità, la cattiveria, l’assenza di solidarietà da parte delle altre operaie. Quanto ai manager dell’azienda dove Ane lavora, anziché difendere la propria collaboratrice, si comportano come tanti Ponzio Pilato, pur di non danneggiare il clima in fabbrica. Neppure il suicidio di Ane li porta a capire quanto la partita sia importante anche per loro.

Da parte sua, la vicesindaca Malena ha tutto da perdere dal video diffuso: la candidatura a sindaca di Bilbao, il marito tradito (che reagisce tutto sommato senza aggravare la situazione di lei), la figlia presa in giro a scuola. La partita di Malena è, se fosse mai possibile, molto più difficile e pesante di quella di Ana. L’aspetto che rassicura, in questo dramma, è che proprio la vicenda della giovane operaia suicida dà la spinta alla leader politica per battersi sia per la sua immagine come donna; sia contro i colleghi maschi del partito che vorrebbero farla fuori approfittando del video in cui tradisce il marito.

C’è da dire che – tolto il marito della leader politica Malena – noi maschi non ne usciamo bene dalla serie tv di Netflix. Tuttavia anche le donne, se si escludono quella delle cerchia ristretta di Ane e Malena, ci fanno una pessima figura. E questo ci dice una cosa assai importante, come sottolinea la criminologa Laura Baccaro nell’articolo sul Revenge Porn che ho pubblicato sul blog Il Biondino della Spider Rossa: occorre un cambio culturale, sia nei maschi che nelle femmine, non solo per il rispetto della legge e della privacy; ma anche per il rispetto delle scelte private, sessuali, delle donne e per il rispetto comunque dovuto alla figura femminile.

(foto tratte dal trailer della serie tv Privacy su Netflix)

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