Comunità energetiche rinnovabili, in Veneto una legge “timida”
Il Consiglio regionale del Veneto, dopo un anno di discussione, ha approvato all'unanimità la legge che riconosce e promuove nella regione le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER).
Il Consiglio regionale del Veneto, dopo un anno di discussione, ha approvato all'unanimità la legge che riconosce e promuove nella regione le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER).
Per comprendere le potenzialità e i limiti della legge regionale, occorre ricordare alcuni ambiti dell’evoluzione del sistema elettrico europeo, in accordo con la transizione energetica.
L’iter della legge regionale approvata il 28 giugno fa parte di un processo di cambiamento, una rivoluzione copernicana del sistema energetico europeo iniziata l’11 dicembre 2018 quando il Parlamento Europeo ha approvato la direttiva (UE) 2001/2018 sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, meglio conosciuta come Direttiva (RED II).
All’epoca i sistemi di produzione di energia elettrica rinnovabile, fotovoltaico ed eolico, avevano raggiunto uno sviluppo e una maturazione tecnologica tale da lasciare intravedere non solo la possibilità di sostituire le fonti fossili (gas carbone petrolio) e quindi di contrastare il cambiamento climatico, ma anche di costruire un sistema produttivo e distributivo dell’energia più efficiente, economico e giusto.
La semplicità e la parcellizzazione delle apparecchiature, soprattutto del fotovoltaico, potevano favorire la partecipazione attiva dei cittadini e più in generale dei clienti finali.
Con la direttiva RED II nasce la figura del “prosumer” o autoconsumatore che, da quel momento, si affianca ai soggetti già presenti nel mercato energetico: produttore, trasportatore, distributore, consumatore o cliente, trader, venditore, piattaforma di contrattazione.
Il prosumer è un soggetto che ha acquistato gli impianti e produce l’energia che consuma: è autonomo e autosufficiente, si collega alla rete nazionale solo come forma di sicurezza e di supplenza, per scambiare le eccedenze o approvvigionare le carenze. Con i propri pannelli solari il prosumer alimenta gli elettrodomestici, l’illuminazione casalinga, le pompe di calore per il riscaldamento-raffrescamento, le batterie dell’auto elettrica ed ogni servizio elettrificabile a un costo prossimo allo zero. Il suo consumo è sottratto al mercato, non stipula contratti con venditori, non riceve e non paga bollette, i suoi costi sono limitati alla manutenzione degli impianti, ai servizi di rete e, per il periodo di ammortamento, ai costi finanziari legati all’investimento fatto.
Il legislatore europeo, consapevole dell’ impossibilità di molti cittadini di diventare prosumer, ha introdotto e normato anche forme di autoconsumo collettivo, gruppi che, nella gestione dell’energia, si comportano come se fossero un soggetto singolo e come tale hanno un unico punto di contatto con la rete di distribuzione nazionale. RED II ha definito in particolare i Gruppi di Autoconsumo e le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER). Organizzazioni che, per definizione, non hanno il profitto come obiettivo, ma solanto la missione di fornire benefici ambientali, economici o sociali ai loro membri e i loro eventuali profitti dovranno essere reinvestiti.
Un tipico Gruppo di Autoconsumatori sono i condómini quando sono organizzati per consumare energia rinnovabile prodotta da impianti condominiali. Si immagini un condominio dove, fra le pertinenze, oltre al giardino, la portineria, l’ascensore ci sia anche l’impianto di produzione di energia elettrica rinnovabile. L’impianto è una proprietà condivisa e ogni condómino preleva quanto serve per il proprio appartamento. Con le spese condominiali, insieme al giardiniere, alla pulizia scale, al portinaio, alla manutenzione dell’ascensore, pagherà anche la gestione e la manutenzione dell’impianto di produzione elettrica. L’energia sarà gratuita come per il prosumer singolo. Le emissioni di CO2? Zero!
Invece la Comunità Energetica Rinnovabile CER è un soggetto giuridico che può raggruppare molti soci, cittadini e aziende, enti pubblici e privati con l’obiettivo di realizzare un “prosumer collettivo”. Si potrebbe immaginare un quartiere di una città: gli abitanti, gli esercizi commerciali e produttivi, scuole e uffici pubblici, tutti membri di una CER proprietaria di impianti per la produzione di energia rinnovabile che i soci autoconsumano. Questa forma permetterebbe una maggiore efficienza nell’acquisizione e gestione degli impianti, avrebbe inoltre la particolarità, non trascurabile dal punto di vista sociale, di includere nella compagine sociale soggetti deboli, economicamente fragili.
La diffusione del prosumer, singolo o collettivo, realizzerebbe quindi una generazione distribuita dell’energia, resiliente ed economica, assolutamente insensibile alle variazioni di mercato dei prodotti energetici. In questo momento, ad esempio, non ci potrebbe essere un ricatto da parte di Putin&C e non si verrebbe minimamente colpiti dal vertiginoso aumento dei prezzi del gas e della energia elettrica.
Notevoli sarebbero anche i vantaggi per la collettività che potrebbe beneficiare della riduzione delle dipendenza economica da altri Paesi e otterrebbe significativi impatti positivi sull’ambiente, dovuti alla riduzione delle emissioni di CO2 .
Si stima che le forme di autoconsumo sottrarranno più del 50% dell’energia elettrica e del gas dal mercato al dettaglio. Si fermeranno diverse centrali elettriche che usano combustibili fossili, diminuiranno i venditori di energia e cambierà l’utilizzo delle reti di distribuzione. Una rivoluzione!
Sono passati ormai più di tre anni dalla pubblicazione della RED II e il cambiamento in Italia non è ancora iniziato.
Tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020, grazie alla Legge italiana 8/2020, è stata avviata una sperimentazione, per valutare effetti, ricadute e potenziali criticità legate al contesto italiano. Hanno partecipato 20 comunità energetiche CER che hanno ricevuto un incentivo di 110 € per ogni Mwh (megawattora) autoprodotto e autoconsumato.
Il 15 dicembre 2021 è entrato in vigore il Dlgs 199 sulla promozione delle fonti rinnovabili che chiude la fase sperimentale e avvia la definitiva implementazione delle forme di autoconsumo collettivo. A tutt’oggi però mancano ancora gli schemi elettrici definitivi e i nuovi meccanismi incentivanti che dovranno essere decisi rispettivamente dall’ARERA (Autorità Regolazione Energia Reti Ambiente) e dal MiTE (Ministero Transizione Ecologica).
In questo contesto si inserisce la legge regionale del Veneto n°16 del 28 giugno 2022.
I nove articoli riprendono le definizioni europee e nazionali delle forme di autoconsumo energetico per stanziare 250mila euro per il 2023 e altrettanti per il 2024, più 100mila euro per il 2022, a favore dei Comuni e dei gestori pubblici di edilizia residenziale pubblica, per il sostegno alle spese di sensibilizzazione, promozione e facilitazione delle CER. Un totale di 600 mila Euro, in due anni, da suddividere potenzialmente fra i 563 comuni veneti.
Rispetto agli indubbi vantaggi che le forme di autoconsumo collettivo possono portare alla collettività non si può non notare la lentezza con cui si sta procedendo e l’esiguità degli stanziamenti previsti.
Utile il confronto con gli altri stati europei come da figura. In Germania sono attive 1750 CER mentre in Italia solo 20 e in fase sperimentale.
Leggi anche Le prime comunità energetiche rinnovabili sono ai nastri di partenza con l’elenco delle prime Comunità energetiche rinnovabili CER italiane.
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