È tornato in Italia dopo sei anni il chitarrista, compositore e produttore statunitense per un tour in cui presenta il suo ultimo lavoro discografico dal titolo “Inviolate”. E il concerto al Festival Tener-a-mente non ha deluso i fan.
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Parlare di enfant prodige per un musicista nato nel 1960 può sembrare strano, ma ascoltare Steve Vai al festival Tener-a-mente al Vittoriale in un afoso 5 luglio non può che suggerire un senso di leggerezza, che potremmo aver provato in qualche recondito anfratto della nostra fanciullezza.
Dire che Steve Vai è un chitarrista tecnicamente indescrivibile è un po’ come dire che la Ferrari è veloce: lo sanno tutti ma pochissimi sono consapevoli di quel che significa. Ma andiamo con ordine.
Opening act di Gianni Rojatti accompagnato dai Dang! (sax e batteria) energico e sopraffino. L’entusiasmo del pubblico è elettricità sulla pelle, in attesa di ascoltare il nuovo album Inviolate e i grandi brani di una carriera ultra quarantennale, scanditi da collaborazioni con il mentore e maestro Frank Zappa, con David Lee Roth, Whitesnake, G3 e un totale di 15 milioni di dischi venduti.
Steve Vai mancava dall’Italia da sei anni e il suo humour da americano in vacanza si sente ad ogni sketch con il pubblico adorante. Classici come Tender “Surrender”, “For the Love of Gods” (arricchita da una intro operistica cantata in italiano da un membro dell’entourage del Nostro) sono solo alcuni dei capolavori che una volta di più hanno incantato i fan, vuoi per le raffinatissime costruzioni armoniche, vuoi per i pirotecnici assoli eseguiti a mani intrecciate o con una mano sola.
La naturalezza con cui Vai riesce a dare nuova veste a qualsiasi genere suoni ha dello strabiliante, senza farsi mancare note teatrali quali gli innumerevoli cambi di chitarra – con la mitica Ibanez Steve Vai Jam 7 corde per lui realizzata all’inizio della sua carriera.
Un’altra perla per il cartellone del Vittoriale che torna in grande spolvero dopo i sofferti due anni di fermo.
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