Marmolada, un dramma non isolato
Il tragico crollo del seracco che ha causato la morte e il ferimento di numerose persone è un fenomeno che parte da lontano. Una lezione da apprendere che induce ad attivare strategie di adattamento.
Il tragico crollo del seracco che ha causato la morte e il ferimento di numerose persone è un fenomeno che parte da lontano. Una lezione da apprendere che induce ad attivare strategie di adattamento.
Ennesimo dramma della montagna con vittime anche esperte, sopraffatte dal crollo di un seracco. Purtroppo le condizioni di caldo anomalo dei mesi precedenti hanno influito sulla struttura già instabile del seracco stesso.
Un seracco è una formazione tipica di un ghiacciaio, che si genera a seguito dell’apertura di crepacci longitudinali o trasversali o alla variazione di pendenza del letto glaciale. Si trovano più spesso all’interno di cascate di ghiaccio, dove sono molto numerosi, o sulle superfici ghiacciate ai margini inferiori di un ghiacciaio pensile. Possono costituire un serio pericolo per gli alpinisti in quanto sono soggetti a crolli improvvisi e difficilmente prevedibili (courtesy Zero Vertigo)
Il riscaldamento globale è l‘imputato maggiore che rende sempre più instabili i ghiacciai: quando si parla di cambiamenti climatici sulle Alpi si intende una variazione delle precipitazioni e piogge.
Le temperature nel ventesimo secolo, sul comprensorio alpino sono aumentate di ben 2 gradi, Il riscaldamento è amplificato nelle regioni montuose perché quando il manto nevoso fonde vengono alla luce le rocce scure che assorbono più raggi solari.
In termini tecnici si dice che diminuisce l’albedo, L’ambiente periglaciale alpino, nel trentennio 1990-2019 ha fatto osservare tassi di riscaldamento di 0,4, 0,6 e 0,8 °C ogni 10 anni, rispettivamente per le temperature medie, massime e minime annuali (courtesy of Guido Nigrelli e Marta Chiarle – Geologia e sostenibilità). Si tratta di tassi di riscaldamento significativamente superiori a quelli riportati dall’Intergovernmental Panel on Climate Change per l’intera area alpina e a livello globale (fig 2)
A questo si aggiungono le scarse precipitazioni dello scorso inverno, che non hanno creato un manto nevoso sufficiente per proteggere e conservare la neve dei vari bacini montani.
Lo zero termico delle ultime settimane è stato quasi sempre collocato a quote elevate di 4500-5000 metri, oltre l’altezza del Monte Rosa. Ciò ha accentuato il processo di fusione dei seracchi grazie fenomeni di ruscellamento, cioè acqua che scorre tra i crepacci alla temperatura superiore agli zero gradi (fig.3)
Purtroppo queste condizioni sono destinate a ripetersi poiché il cambiamento climatico aumenta anche la frequenza di eventi meteorologici estremi come le ondate di calore. Entro il 2100, si prevede che ogni altra estate possa essere calda e avvicinarsi all’ondata di caldo europea del 2003. Quindi, poiché il trend al riscaldamento è inarrestabile e vedendo anche i fallimenti dei vari vertici sul clima, per evitare simili tragedie bisogna adattarsi al nuovo clima e conoscere sempre meglio queste nuove situazioni che affliggono le nostre montagne.
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