È ancora presto, ovviamente, per farsi un’idea del nuovo allenatore dell’Hellas, sia dal punto di vista umano che tecnico, ma gli elementi raccolti nella conferenza stampa di presentazione regalano qualche indizio e qualche suggestione. 

Una cosa è certa: il mister arriva carico. Ha ripetuto come un mantra la parola sfida: sfida personale, sfida per la salvezza, sfida per fare come o meglio dei predecessori. Parla in modo pacato ed equilibrato, ma gli occhi non mentono: non è un freddo Cioffi. Sente la responsabilità  che la società ha messo sulle sue spalle, la accetta come uno stimolo e la sua fame è palpabile.

Intelligenza in campo e fuori

Le sue parole sono scelte con attenzione, una partita non è “calda”, è “frizzantina”, il rapporto col fratello non è solo di “stima” o “affetto”, ma di “simbiosi”, la cifra fondamentale del suo Verona dovrà essere l’intelligenza. Intelligenza nella gestione, intelligenza nello stare in campo, intelligenza – evidentemente –  nel rilasciare dichiarazioni. 

Ha le idee chiare l’allenatore, questo è evidente, anche se non scopre facilmente le sue carte.  Non fa nomi, nessuno è imprescindibile, non parla chiaramente di moduli ma lascia qualche indizio qua e là sui suoi punti fermi.  Non sarà un Hellas col coltello tra i denti quello di Cioffi, non vedremo il pressing a tutto campo delle ultime stagioni, lo conferma la scelta degli attaccanti “pesanti” che difficilmente si sbatteranno alla Simeone con la pressione nell’area avversaria. Ha parlato di linee di pressing, di marcatura a uomo solo in certe zone del campo, ma anche di Verona votato all’attacco.

Confrontando l’Udinese di mister Cioffi, che tanto bene ha fatto l’anno scorso, con le sue prime dichiarazioni in gialloblù, è facile riconoscere qualche punto in comune: attacco a due, esterni veloci e propositivi, lanci lunghi dai piedi di Pablo Marì (desiderato non a caso), possesso lasciato spesso agli avversari per ripartire con contropiedi fulminanti. 

L’idea del Verona che plasmerà in ritiro, il mister ce l’ha già in testa, ma il suo calcio – assicura – sarà anche in continuità col lavoro di Juric e Tudor. Le caratteristiche del Verona – gioco intenso, fisico, rapido – verranno declinate con intelligenza ai precetti del nuovo allenatore, così come è stato per Tudor l’anno scorso, così come non era stato per Di Francesco.

Mister Cioffi con il direttore sportivo Marroccu – Foto: Filippo Baldi

Cioffi: il DNA latente del (e di) Verona

In questo senso Cioffi sembra aver compreso al volo un concetto che la società sembra aver fatto proprio: l’identità del Verona, l’identità di Verona, non è portata da questo o quell’allenatore. È un “dna latente” – parole del mister – fatto di lavoro e sacro fuoco, un dna che gli allenatori, così come i dirigenti, non possono cambiare, ma devono cavalcare.

L’ha capito Gabriele Cioffi, l’ha capito la società (basti pensare allo slogan della campagna abbonamenti: “Verona, il Verona”): nella nostra città ci sono tutte le condizioni per fare bene. La scelta di abbandonare una solida realtà come Udine per accettare la sfida in riva all’Adige è un segnale evidente dello status che l’Hellas si sta guadagnando stagione dopo stagione.

Confermarsi e migliorarsi è la sfida di Cioffi ed è anche la sfida del Verona. Non vediamo l’ora di cominciare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA