Nell’evento finale di Throw-in, in programma per il 30 giugno, sarà presentato il progetto di inclusione sociale ideato da Virtus Verona, che ha permesso ad alcuni rifugiati e richiedenti asilo di partecipare ad un corso di formazione ed essere inseriti nelle squadre veronesi come assistenti allenatori di calcio.

L’appuntamento è alle ore 18 al Palazzetto Gavagnin in Aula 1, in via Montelungo 7, dipartimento di Neuroscienze, biomedica e movimento dell’Università di Verona con l’evento “Buone prassi per l’integrazione attraverso lo sport di richiedenti asilo e rifugiati” (per seguire l’evoluzione dell’iniziativa basta andare sulla pagina Facebook dedicata).

Dal calcio un’idea di inclusione

Cofinanziato dall’Unione europea e promosso dalla società Virtus Verona, il progetto pilota ha come obiettivo l’inclusione sociale di stranieri rifugiati e richiedenti asilo attraverso lo sport.

Infatti Throw-in, acronimo di Trainers as Healthy Roadmap of Welcoming Inclusion, si occupa della formazione in ambito calcistico di rifugiati che vogliono integrarsi nella comunità diventando aiuto allenatori.

La società sportiva Virtus da sempre è coinvolta nel sociale, con progetti come gli stadi aperti, le squadre di calcio refugees, gite per la conoscenza del territorio, corsi di avviamento professionale, partecipazione a “Un pallone come il mondo” e ai “Mondiali delle tifoserie antirazziste”. Dal 2015 al 2022 si è impegnata nella gestione e organizzazione di richiedenti protezione internazionale, su mandato della Prefettura di Verona.

Throw-In è un progetto di inclusione sociale per i rifugiati e i richiedenti asilo ideato da Virtus Verona.

I fondamenti del progetto Throw-in

Throw-in mira a creare occasioni d’interazione capaci di scardinare i pregiudizi sugli stranieri, valorizzare i rifugiati in quanto persone dotate di competenze e metterle in relazione per aumentarne il capitale sociale.

«Volevamo creare qualcosa che fosse utile e favorisse l’inclusione sociale facendo conoscere la vita italiana. Così è nata l’idea del progetto», afferma Ada Indries di Virtus Verona.

L’obiettivo è di valorizzare i partecipanti e far nascere delle competenze in modo da favorire anche un’evoluzione professionale, interessante per le realtà sportive territoriali.

Una figura lavorativa può essere quella di aiuto allenatore, perciò il percorso include il potenziamento delle capacità personali, l’inclusione nelle squadre di calcio e la professionalizzazione. Inoltre, il modello che ne deriva deve essere replicabile in altri contesti.

Un’app per imparare l’italiano grazie al calcio

I rifugiati che hanno deciso di aderire sono stati coinvolti in varie attività che hanno puntato anche ad aiutarli nell’apprendimento della lingua italiana in ambito calcistico attraverso l’uso di una web app disponibile al link.

La web app è stata studiata per apprendere le basi del linguaggio calcistico e le sue espressioni idiomatiche specifiche, in relazione anche al linguaggio della rete.

Anche in questo caso la pandemia ha influenzato gli incontri con le società sportive del territorio, la progettazione e la realizzazione dei piani di inclusione, così come le attività di sensibilizzazione, perciò è stata necessaria una riprogrammazione a distanza.

I corsisti nella parte teorica del corso di formazione

«Mi sono sentito un allenatore»

La maggior parte degli iscritti aveva un livello medio-basso della conoscenza della lingua italiana. Gli ammessi sono stati 55, selezionati sulla base di colloqui individuali per conoscerne la motivazione. Di due i tipi i corsi in presenza: uno diurno, per chi non era già inserito nel mondo del lavoro, con un livello basso o nullo di conoscenza dell’italiano. L’altro percorso, organizzato in due corsi serali, è stato pensato invece per lavoratori con un livello di italiano da medio a buono. Per chi avesse avuto difficoltà di comprensione della lingua era attivo anche un servizio di mediazione.

Sono stati quindi 28 i corsisti che hanno proseguito con la parte pratica e, a fine percorso, in 14 sono stati inseriti in sei società sportive.

Affiancamento dei corsisti di Throw-in

Il progetto ha riscosso un grande successo, tre corsisti sono diventati membri integranti dello staff di alcune società calcistiche e i racconti delle comunità locali, occasione di confronto su risultati e criticità, hanno dato tutti un riscontro molto positivo.

Massimiliana Della Camera di Virtus Verona ricorda una frase detta da uno dei corsisti: «I ragazzi mi chiamavano mister. È stato bellissimo. Mi sono sentito un allenatore e non uno straniero» e afferma «questa frase racchiude tutto quello che volevamo creare con questo progetto».

Un evento per parlare di sport e integrazione

L’evento “Buone prassi per l’integrazione attraverso lo sport di richiedenti asilo e rifugiati” si terrà quindi alle 18 del 30 giugno con la partecipazione di Daniela Conti dell’Uisp, Unione italiana sport per tutti, che presenterà la guida “Integration of refugees through sport”. Seguirà Annalisa Brichese del laboratorio di comunicazione interculturale e didattica di Ca’ Foscari, che presenterà il progetto “Gioco anch’io”, insegnamento della lingua italiana attraverso il calcio.

Giuseppe Ruzza della Federazione Italiana Gioco Calcio, Comitato regionale Veneto parlerà del tesseramento dei cittadini stranieri, quindi seguiranno i racconti delle esperienze fatte sul territorio e di iniziative sportive che riguardano l’inclusione. Quindi parleranno di Throw-In Massimiliana Della Camera e Ada Indres per Virtus Verona, Roberto Nicolis (Asd La Grande Sfida Onlus che presenterà il torneo “Un pallone come il mondo”.

Uno scatto di backstage realizzato da Corrado Benanzioli durante le riprese del film “il piccolo calciatore” di Roberto Urbani.

Quindi Tiziano Bogoni del Centro sportivo Gigi Piccoli) presenterà le attività sportive a favore dei migranti, ed Eugenio Valenti dell’Asd Porto San Pancrazio racconterà il progetto di tesseramento Msna.

Alle ore 21 è prevista la proiezione del documentario “Il piccolo calciatore” del 2015, con la regia di Roberto Urbani. Il film racconta la storia di Samuel jr, 12 anni, un ragazzino italo-nigeriano che gioca a calcio e vive con la sua famiglia in un paesino della provincia di Verona. Il suo sogno è giocare a calcio nello stadio Bentegodi. Tra lui e il suo sogno c’è però un muro da abbattere a forza di pallonate e una rete che gli impedisce di entrare in campo per giocare.

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