Da ventitré anni Sorsi d’Autore apre le porte di luoghi poco esplorati, tesori storico-artistici delle province venete che diventano scenario e protagonisti di incontri con personalità della cultura contemporanea. Al via sabato 25 giugno con un ciclo di sette appuntamenti, la rassegna conta sulla collaborazione dell’Associazione italiana sommelier, Regione Veneto, Istituto regionale per le Ville venete e Associazione per le Ville venete. Si parte dalla settecentesca Villa Vellaio, detta San Liberale, in provincia di Belluno, con ospite l’attore e comico Piero Chiambretti, autore del libro uscito nel 2021 con Sperling&Kupfer Chiambretti. Autobiografia autorizzata dalla figlia Margherita, che dialogherà con il giornalista Luca Telese in veste di conduttore e moderatore.

L’approdo a Verona sarà domenica 26 giugno a Villa Murari Brà a Isola della Scala: dalle 10.30 è previsto un brunch seguito dalla visita al più antico mulino nato come pila da riso del Veneto, risalente al 1612, seguita poi dallo showcooking dello chef Davide Botta.

All’annullamento di tutti gli impegni da parte di Giovanni Allevi, per ragioni di salute, (era atteso il 3 luglio a Villa Widmann Rezzonico Foscari, in provincia di Venezia) è stato inserito un nuovo incontro, per l’8 luglio, con lo scrittore e direttore del Salone Internazionale del Libro di Torino Nicola Lagioia, il quale presenterà La città dei vivi (Einaudi) in Villa Cordellina Lombardi, nel vicentino. Per i dettagli e gli aggiornamenti degli aventi, basta seguire il sito e i canali social.

Alla vigilia dell’avvio dell’edizione 2022, abbiamo parlato con Meri Malaguti, direttrice generale di Fondazione Aida, realtà sancita nel 1996 ma che ben da prima organizza e produce stagioni teatrali per scuole e famiglie. Il legame tra mondo dello spettacolo, enogastronomia e spazi di interesse culturale risale già al 1999 con “Author’s Sips”, una intuizione che poi diventerà negli anni Sorsi d’Autore, un progetto che anno dopo anno scandaglia luoghi storici da valorizzare, avvicinando il pubblico alla loro scoperta insieme ai migliori prodotti del territorio.

Una suggestiva foto di Villa Cordellina Lombardi, a Montecchio Maggiore. Foto Fondazione Aida.

Malaguti, partiamo dal pre e post pandemia. C’è stato per Fondazione Aida un prima e un dopo per la fattibilità degli eventi? Ovvero, vi sono state difficoltà a interagire con le istituzioni, i privati o gli sponsor?

«Sorsi d’Autore non si è mai fermato, ma c’è stato un grande cambiamento dal pre al post pandemia per quanto riguarda gli eventi culturali. Per noi è stato come un terremoto. Tutt’ora, ad esempio, non siamo ancora al bilancio economico del 2019. È una situazione complessa in cui è difficile programmare».

Per quanto riguarda il pubblico, avete riscontrato una maggiore difficoltà a portare fuori casa le persone?

«L’anno scorso abbiamo assistito a qualcosa di particolare. C’è tanta voglia di uscire e stare all’aperto. Noi abbiamo avuto nel periodo estivo risultati inaspettati rispetto agli anni precedenti. C’è da dire che le manifestazioni estive sono aumentate e ciò potrebbe incidere sulla quantità di pubblico che puoi coinvolgere».

Quali criticità potrebbero esserci?

«Prima avevamo la pandemia, poi la guerra e ora c’è il problema della siccità. E ciò comporta contrazioni economiche non irrilevanti. Stiamo facendo i conti con il fatto che sono aumentati i costi, quindi le persone sono meno disposte a spendere. Perciò anche per manifestazioni come la nostra, nonostante il costo del biglietto sia abbordabile, non si sa come il pubblico possa reagire».

La direttrice generale di Fondazione Aida Meri Malaguti.

A proposito di pubblico, crede che sia cambiata la sensibilità alla proposta culturale, dopo mesi di fruizione di spettacoli on demand?

«Siamo passati da quattro a sette appuntamenti perché c’è più attenzione anche da parte delle istituzioni, credo abbiano compreso che la qualità di Sorsi d’Autore è alta. Il pubblico ogni anno ci cerca, lo vediamo nei picchi di accesso al sito appena usciamo con le informazioni sulla rassegna. Quest’anno abbiamo aggiunto appuntamenti che da tempo volevamo realizzare».

Quanto è importante saper valorizzare il territorio?

«Da emiliana credevo che la Toscana fosse la regione principale nella produzione enologica, ma una volta giunta a Verona ho scoperto Vinitaly, tra le manifestazioni principali del settore in Italia e nel mondo. L’idea è quindi stata di portare incontri di valorizzazione del vino nel contesto delle Ville venete ed è stata ben accolta dai dirigenti e funzionari della Regione che ne hanno visto la potenzialità. L’idea di fondo è diffondere il valore delle bellezze del territorio: oggi abbiamo prenotazioni anche da altre città».

Il binomio vino-cultura continua quindi ad essere apprezzato?

«Ci sono aspetti che si possono migliorare, però si scoprono dei mondi bellissimi, sia dei produttori, sia delle ville stesse. Quest’anno Sorsi d’Autore continuerà in questa direzione creando delle finestre particolari per parlare di realtà anche collaterali, che di fatto appartengono al mondo del vino e alla cultura. Vogliamo infatti ampliare l’offerta e intercettare un pubblico nuovo: in programma abbiamo anche eventi come il Luxury Brunch, a Isola della Scala, con lo showcooking di Davide Botta, una sorta di omaggio al riso e all’Amarone. Mentre la cena in Tenuta Cà Zen il 15 luglio avrà intermezzi teatrali e musicali dedicati alla storia tra Teresa Gamba e Lord Byron».

Quali altri percorsi ci sarebbero ancora da esplorare?

«Il tema della sostenibilità e di tutto ciò che includiamo nel termine green sono molto sentiti ultimamente e vanno sicuramente esplorati. Sorsi d’Autore è una manifestazione che non ripropone gli stessi schemi, cerca di rinnovarsi sempre con gli ospiti e nuove sedi d’interesse storico-artistico».

Una degustazione guidata durante una scorsa edizione di Sorsi d’Autore, foto Fondazione Aida.

A fronte di questo impegno organizzativo e progettuale, c’è qualcosa che chiederebbe alle istituzioni locali, regionali o nazionali per rilanciare il settore culturale?

«Per quanto riguarda i candidati alle elezioni amministrative, abbiamo fatto una richiesta come realtà professionali del settore dello spettacolo. Abbiamo chiesto che ci venga riconosciuta un’identità chiara in questa città. A livello regionale, sono stati fatti passi in avanti anche per la cultura e nel frattempo il teatro ha ottenuto riconoscimenti importanti, come la titolazione di Teatro nazionale dello Stabile del Veneto. Chi si occupa di attività culturali ha una grande responsabilità per formare i cittadini del futuro».

Verona è spesso tacciata di essere più concentrata sul territorio rispetto a sentirsi parte delle dinamiche della regione. Quanto condivide questa visione?  

«In Veneto esistono due fondazioni liriche, Fondazione Arena costituisce un indotto fondamentale per la nostra città. Però credo che pure realtà come Fondazione Aida insieme ad altri attori culturali abbiano un ruolo molto importante, perché siamo presenti giorno dopo giorno nel nostro territorio e ne capiamo le esigenze. La necessità che avverto è essere considerati come interlocutori credibili per un confronto e una diversa pianificazione culturale cittadina. Per Verona credo che occorra ridefinire il paradigma, che in qualche modo riguardi non solo il cittadino veronese ma anche il turismo. Dovremmo partire dall’idea che il turista siamo noi».

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