Dopo l’interruzione del 2020 e le difficoltà, sempre dettate dall’emergenza sanitaria, del 2021 torna per la sua undicesima edizione il Festival del Vittoriale Tener-a-mente. Dal 26 giugno al 25 luglio, sul palco vista lago dell’Anfiteatro del Vittoriale, va in scena la rassegna che spazia tra linguaggi musicali diversi, dal jazz al rock, all’indie.

Abbiamo intervistato la direttrice artistica Viola Costa per raccontare le scelte e le novità di questa nuova edizione.

Prima di scoprire le novità di quest’anno, facciamo un passo indietro per un resoconto dell’edizione del 2021. Che riscontro ha avuto, nonostante le difficoltà dettata dalla pandemia?

«Quella del 2021 è stata senza dubbio un’edizione molto diversa, nel senso che, anche dal punto di vista artistico, si è un po’ fatto di necessità virtù. Con tutte le restrizioni, gli artisti internazionali, solitamente il cuore del nostro cartellone, nella maggior parte dei casi hanno rinunciato ai tour o quantomeno a venire in Italia. Abbiamo costruito un cartellone prevalentemente italiano, che da un lato ospitava artisti protagonisti della storia della musica italiana, come Francesco De Gregori, Antonello Venditti e Fiorella Mannoia.

Una suggestione benaugurante per la difficile edizione 2021 del festival Tener-a-mente. Foto Facebook.

Dall’altro abbiamo cercato di offrire una panoramica della musica italiana il più ampia possibile, andando a toccare anche segmenti cosiddetti indie, inaugurando la sezione “Indiecativamente”, che ha ospitato alcuni dei più interessanti esponenti di questa scena musicale, dai Coma Cose, ai The Zen Circus e Frah Quintale.

Come è stata accolta quest’ultima proposta?

Frah Quintale ci ha sorpresi positivamente, il pubblico è stato numerosissimo e composto da giovanissimi, un segmento che mai avremmo pensato fosse adatto al Festival del Vittoriale. Un po’ per l’offerta artistica, ma anche per la location, non facile da raggiungere, abbiamo sempre pensato che il nostro festival fosse più adatto a un pubblico adulto. Gli appuntamenti erano ridimensionati a metà capienza, ma il teatro è stato sempre pieno e alla fine il numero di spettatori complessivo non è stato tanto diverso da quello di una stagione ordinaria.

È stato difficile attrarre spettatori con soli artisti italiani?

Sicuramente la musica italiana ha una popolarità nel nostro Paese diversa da quella internazionale, ma la musica di qualità viene riconosciuta, anche dal nostro pubblico più affezionato, che ci segue da anni e che ha confermato la presenza. È stata sicuramente un’edizione di successo ma anche molto molto faticosa, da diversi punti di vista, soprattutto fisicamente, la definirei l’edizione della resistenza, resa possibile tra l’altro da una virtuosa sinergia di tantissime realtà.

Come ha reagito la rete di professionisti che realizzano ogni anno il festival?

Tutto il comparto tecnico, che durante la pandemia ha subito di più, si è messo a disposizione nonostante condizioni non ideali pur di aiutare il settore. Gli artisti stessi si sono ridimensionati il cachet e anche i nostri sostenitori, come la Fondazione del Vittoriale degli Italiani la quale ha fortemente voluto che il Festival ci fosse e ci ha permesso di essere tra i primi a confermare l’edizione per l’estate 2021.

E poi il Comune di Gardone Riviera, che ci sostiene da sempre e che, con il suo contributo, lo scorso anno ci ha letteralmente salvati. Non posso poi non citare Radio Montecarlo, nostra radio partner, che l’anno scorso ha scelto comunque di essere al nostro fianco anche se il taglio del cartellone non era più così affine alla loro programmazione. C’è stato veramente un concorso di collaborazioni virtuose che hanno testimoniato quanto il Festival fosse amato e fortemente voluto, non soltanto dagli appassionati di musica ma anche dal territorio. Facciamo un Festival di musica in un luogo turistico e all’interno di un polo culturale, tre settori duramente colpiti dalla pandemia: riuscire a realizzarlo lo scorso anno credo sia stato un segnale importante». 

Un fermo immagine di Viola Costa, durante la presentazione dell’edizione 2019, video di Garda Musei.

Quindi una scommessa vinta che ha anche confermato la notorietà del festival a livello nazionale… 

«Sì certamente, nel 2020, quando l’Italia è rimasta senza musica dal vivo, ricordo di essere stata sorpresa da una pioggia di messaggi che mi segnalavano un servizio del Tg in cui, a fronte di una lunga serie di eventi spariti, si citava il nostro come uno dei maggiori festival musicali di cui si sarebbe sentita la mancanza. Nella difficoltà c’è stata un’attenzione e un riconoscimento, anche a livello nazionale».

Nell’edizione che sta per iniziare c’è il grande ritorno alla musica internazionale, ovvero la cifra distintiva di Tener-a-mente. Non temete che al pubblico manchi la proposta italiana?

«Molti festival che come il nostro l’anno scorso si erano incentrati sulla musica italiana hanno scelto di tenere la stessa linea anche per il 2022. Avremmo potuto farlo anche noi e conservare, anche per questa edizione, una forte presenza di artisti italiani, che abbiamo evidentemente visto piacere molto al pubblico. Invece il Festival ha scelto di tornare alla propria vocazione originaria e di costruire una line-up che sia rappresentativa della nostra cifra artistica. Quindi, musica, per la gran parte, internazionale e di eccellenza anche con grandi artisti internazionali, alcuni dei quali non ancora così conosciuti in Italia».

Il Festival del Vittoriale negli anni ha spesso portato sul suo palco artisti internazionali non ancora noti in Italia, che dal lì a poco sono esplosi anche da noi. Come fate a sceglierli?

«Non mi voglio arrogare meriti che non ho, in realtà non stiamo scoprendo niente. Penso ad esempio a H.E.R. (nome d’arte di Gabriella Sarmiento Wilson, ndr), che farà la sua unica data italiana quest’estate nel nostro anfiteatro: ha 24 anni, in Italia non è ancora così conosciuta, all’estero è invece un  mostro sacro, ha vinto 5 Grammy e un premio Oscar, per cui il suo talento è sicuramente certificato.

Discorso analogo lo possiamo fare per Fantastic Negrito, che sarà ospite il 21 luglio e che ha vinto tre premi Grammy. Ricordo benissimo, 4-5 anni fa quando l’agenzia che stava pensando di organizzare i suoi primi tour in Italia me lo segnalò, mi piacque subito moltissimo e infatti è uno di quei concerti programmati dal 2020. Sicuramente sono nomi molto di nicchia in Italia, però sono artisti interessanti che meritano di avere un palcoscenico anche italiano per essere conosciuti da quel pubblico raffinato che abitualmente ci segue».

L’artista H.E.R., nome d’arte di Gabriella Sarmiento Wilson, sarà per la prima volta in Italia al festival Tener-a-mente.

Artisti tutti da scoprire ma anche nomi molto noti: come si articola il cartellone di questa undicesima edizione?

«Sì senza dubbio sono affiancati da alcuni mostri sacri. Partiamo il 26 giugno con il concerto di Beck che manca dall’Italia da tantissimi anni, grande artista di culto che aveva tre o quattro date italiane previste per il 2020 e nelle varie riprogrammazioni ha mantenuto solo quella del Vittoriale. È quindi è una data attesissima, tutta esaurita da moltissimo tempo. La sera dopo, il 27 giugno arriva James Blunt, Diana Krall il 16 luglio e la sera prima Paolo Nutini, che torna in Italia dopo tanti anni ed è stato accolto con l’ovazione più grande di cui abbiamo memoria: i suoi biglietti sono stati esauriti in sei minuti. Poi c’è un appuntamento gioiello, il 18 luglio con Jeff Beck, uno dei grandi chitarristi del mio cuore che arriverà con una special guest d’eccezione, che purtroppo non abbiamo ancora l’autorizzazione a svelare. Sarà veramente un appuntamento indimenticabile, seguito il giorno dopo, il 19 luglio, da un altro concerto che abbiamo riprogrammato e già tutto esaurito, con Ben Hart.  

Questi sono sicuramente nomi di una grande popolarità. Poi c’è un segmento che si rivolge ad un pubblico diverso, ben rappresentato dal concerto di The Tallest Man on Heart, l’8 di luglio, artista svedese con le sembianze di un folletto che ha un cantautorato molto alla Bob Dylan. Altro mostro sacro Steve Vai, il 5 luglio, per celebrare la chitarra che è spesso lo strumento protagonista dei nostri spettacoli e lo sarà anche nel concerto di Michael Kiwanuka, in cui si cambia registro, con un blues diverso rispetto al rock di Steve Vai ma anche questo è un concerto molto atteso. 

Non mancheranno gli artisti italiani, da un grande classico come Roberto Vecchioni, che sale per la prima volta sul palco del Vittoriale, fino a Manuel Agnelli e ai Calibro 35, con il loro nuovo progetto che omaggia Morricone».

Oltre alla musica date spazio anche al teatro. Torna infatti il progetto Più Luce, seguito da GardaLo, una novità di questa edizione: di cosa si tratta?

«GardaLo, la sigla di Garda Lombardo, è il nuovo Festival voluto da Giordano Bruno Guerri che oltre a essere il presidente del Vittoriale è anche il direttore di questo nuovo contenitore culturale che precederà l’inizio di Tener-a-mente, nei giorni del 24 25 e 26 di giugno. Avrà vari appuntamenti anche di letteratura destinati ai ragazzi e alle famiglie dedicati all’innovazione. Il 25 giugno vede il ritorno di Alessandro Bergonzoni, che era già stato ospite in una delle nostre prime edizioni, con il suo spettacolo “Tra scendi e Sali”. Lui è proprio uno dei funamboli della parola, i suoi spettacoli sono così densi, noto come comico è anche riconosciuto come un personaggio di cultura, un pensatore estremamente raffinato.

Foto dalla pagina Facebook Anfiteatro del Vittoriale

È, quindi, un bellissimo inizio anche molto coerente con il progetto Più Luce che ha, invece, la cura artistica di Paola Veneto. Nato come premio per attori declamatori di poesia, ha perso da due anni la natura di premio ed è rimasto un appuntamento con la performance affidata ad attori e musicisti per sublimare la parola poetica. In fondo, siamo pur sempre a casa di D’Annunzio».

Negli anni passati avete portato il festival anche fuori dall’anfiteatro facendo scoprire al pubblico gli spazi meravigliosi di un luogo davvero unico. Quest’anno, invece, si rimane all’anfiteatro: è una scelta voluta?

«Quest’anno rimarremo in anfiteatro ma non è una scelta definitiva. Negli anni passati abbiamo utilizzato un altro palco, quello del Laghetto delle Danze, che può essere un palcoscenico davvero interessante. Abbiamo infatti in cantiere l’idea di costruire una rassegna di musica indipendente, una selezione di band nazionali a cui mi piacerebbe molto poter dare spazio. In quella location, più raccolta e molto suggestiva, credo si possa veramente fare un progetto molto bello. Comincerò quest’anno a ragionarci e speriamo di poter proporre, già nel 2023, una rassegna in quel contenitore».

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