Monsignor Giuseppe Zenti torna… in campagna elettorale.

Suona strano ma a Verona tutto sommato si tratta di una cosa normale. Non è la prima volta, infatti, che il Vescovo di Verona si spende in uscite “politiche” sotto elezioni. Cercando, in qualche modo, di dare una mano alla sua parte.

La Campagna elettorale di monsignor Zenti

Già in passato si ricorda la sua volata all’allora sindaco Flavio Tosi, in occasione delle elezioni che portarono alla sua riconferma alla poltrona di Primo cittadino, nel 2012. Ma non fu un caso isolato.

Nel 2015 Zenti inviò una missiva agli insegnanti di religione in cui raccomandava agli allora candidati alle regionali attenzione su poveri e scuole paritarie cattoliche, sottolineando poi la condivisione del programma di Monica Lavarini, candidata leghista al Consiglio Regionale per Luca Zaia

Sette anni dopo eccolo di nuovo alla carica, questa volta a favore del sindaco uscente Sboarina. O almeno così sembra. Perchè questa volta non è così chiaro il suo appoggio al candidato di centro-destra, che domenica si confronterà nelle urne con Damiano Tommasi per lo “scontro finale”.

Approfittando di una comunicazione legata alla scomparsa dell’ex vescovo Flavio Carraro, le cui esequie si terranno domani mattina martedì 21 giugno, l’attuale vescovo Zenti ha di fatto invitato più o meno esplicitamente i presbiteri e i diaconi della Diocesi di San Zeno in vista delle prossime elezioni politiche e amministrative (che a Verona saranno, per il ballottaggio, domenica 26 giugno) a «far coscienza a noi stessi e ai fedeli di individuare quali sensibilità e attenzioni sono riservate alla famiglia voluta di Dio e non alterata dall’ideologia del gender; al tema dell’aborto e dell’eutanasia; alla disoccupazione, alle povertà, alla disabilità, all’accoglienza dello straniero; ai giovani: alla scuola cattolica, a cominciare dalle materne. Queste sono frontiere prioritarie che fanno da filtro per la coscienza nei confronti della scelta politica o amministrativa».

Qual è il vero obiettivo di Zenti?

Premesso che da sempre la Chiesa in Italia, a torto o a ragione, ha espresso una posizione politica e dato indicazioni ai fedeli su chi o cosa votare, viene però da chiedersi come questo tipo di messaggio possa effettivamente applicarsi alle elezioni amministrative.

Sono talmente tanti gli argomenti emersi dal pulpito scaligero, dalle lotte per i diritti civili del mondo Lgbtq+ all’eutanasia, dall’aborto fino al tema delle Scuole dell’Infanzia paritarie, che poco o nulla hanno a che fare con le reali competenze di un qualsiasi Primo cittadino.

L’obiettivo potrebbero essere le prossime elezioni politiche del 2023. Descriverlo come un appoggio incondizionato al sindaco uscente forse non è del tutto verosimile. Difficile individuare ad esempio nell’accoglienza allo straniero un tema caro alle politiche cittadine degli ultimi anni.

Più facile, però, individuare delle “frecciate” agli elettori di Tommasi quando si parla di scuole cattoliche. Il candidato del centro-sinistra ha fondato una scuola laica, anche se di ispirazione cattolica, a Pescantina, oggetto di studi all’Università di Harvard per i metodi di studio applicati. O quando si parla di teoria del gender, concetto peraltro già espresso dallo stesso Federico Sboarina, il quale ha affermato subito dopo il primo turno che, in caso di vittoria del suo avversario al ballottaggio, «Verona diventerà una capitale transgender». Damiano Tommasi, nel suo programma, ha affermato che la città con lui sarà più inclusiva e difenderà i diritti civili di tutti. Un miraggio in una città che ha ospitato il Congresso Mondiale delle Famiglie nel 2019.

Su tutto il resto invece si devono fare degli opportuni distinguo. Mentre alcuni temi trasversali come la disabilità, i giovani, la disoccupazione possono in qualche modo rientrare fra quelli che il sindaco di una città può e deve affrontare, altri come l’eutanasia o l’aborto esulano totalmente dalle sue competenze. Il sindaco può anche esprimere delle idee in questo senso, ma non ha alcun margine di intervento.

La Chiesa a Verona è una realtà molto influente. Questo resta un dato di fatto e forse una delle poche certezze su questa vicenda.

Il Vescovo poteva evitare ogni tipo di considerazione politica. Ma se proprio si sente la necessità di esprimersi perché allora non parlare davvero di quali sono le vere priorità di una città, di quelle che sono le esigenze di una comunità che ha la possibilità di esprimersi nei prossimi giorni su due idee differenti di futuro, senza fare una lista incongruente di desiderata siderali?

© RIPRODUZIONE RISERVATA