Dopo alterne vicende, che lo hanno portato in passato a sostenere anche Flavio Tosi, oggi Giorgio Pasetto è rientrato in +Europa, è candidato al Consiglio comunale di Palazzo Barbieri ed è fra i più convinti sostenitori alla candidatura di Damiano Tommasi a sindaco. Il perché ce lo spiega lo stesso Pasetto.

Innanzitutto ci spieghi questa sua candidatura…

«C’è un motivo forte che mi induce a mettermi in gioco anche questa volta: i drammatici passi indietro che Verona ha fatto e continua a fare nel campo dei diritti civili. È sempre stata una debolezza della nostra città, mai decisamente e apertamente impegnata, ma chi ha amministrato Verona in questi anni se n’è allontanato ancora più, relegandola in un angolo buio di bigottismo. E pensare che i diritti civili sono collegati con la qualità della vita delle persone e le scelte individuali. Insomma, sono lo specchio dell’apertura e della libertà. Ecco, Verona è stata ridotta a una città chiusa e illiberale. Il convegno delle famiglie del 2019 è stato il momento in cui si è toccato il fondo, ma anche l’emersione della vera anima della destra veronese: finalmente abbiamo saputo a quali livelli di arretratezza la nostra città stava per essere portata. Vorrei che di Verona, in futuro, si parlasse perché ospita convegni dove si propagandano idee di libertà individuale e di diritti e non di razzismo, di proibizionismo e omofobia.»

Giorgio Pasetto (a destra) con Riccardo Magi, deputato e presidente di +Europa

Ci spieghi meglio il perché del suo “percorso”, da Tosi a Tommasi…

«Sono sempre andato a portare il mio impegno dove poteva esserci spazio per le istanze liberali e democratiche. Non per nulla il mio percorso politico è iniziato con Forza Italia. Purtroppo la politica corteggia quelle istanze, ma poi tende a tradirle, perché sono scomode e richiedono impegno e prese di posizione spesso scomode, soprattutto in un ambito moderato. Nel 2017 con la lista Verona Si Muove, l’idea aveva una matrice legata alla qualità della vita, alla salute e al benessere.  Da lì volevamo partire per poi affermare ogni diritto al benessere, anche sociale. Come si vede, il mio percorso è sempre stato coerente, tanto che sono stati gli altri a dichiarare di voler dare spazio alle idee che perseguo. Oggi c’è una possibilità concreta, reale, perché la politica nazionale e quella veronese hanno avuto un percorso che ha evidenziato in modo netto chi sta dalla parte dei diritti civili, individuali e chi no.»

E questa possibilità concreta porta il nome di Damiano Tommasi secondo lei?

«Damiano Tommasi rappresenta la novità, in una politica veronese stantia e ripiegata su dei deprimenti interessi di piccoli poteri, ma rappresenta anche la chiarezza di un progetto che riunisce tutte le forze democratiche e progressiste e mette nel programma ogni loro istanza. È quello che serve a Verona: una riformulazione completa di un modo di intendere la collettività, la coesione sociale, l’utilità della politica. Guardiamola bene, com’è stata ridotta questa città: progetti scollegati, tanto per ottenere di volta in volta un po’ di consenso facile. Il risultato è che Verona perde i pezzi e ha un tessuto sociale disastrato. Una città chiusa, che cerca di sopravvivere ai suoi errori clamorosi. Tommasi ha costruito una casa politica nella quale hanno trovato ospitalità le forze ecologiste e quelle liberali, laiche, moderate.  Qui ha trovato spazio senza equivoci la mia identità radicale e in +Europa.  C’è una cosa che voglio dire di Damiano Tommasi: la sua apertura culturale, il suo profondo spirito democratico, la sua propensione a fare di ogni attività un piccolo o grande impegno sociale, conta molto di più della mancanza di esperienza politica. Poi un dettaglio che mi ha colpito: quando gli parli, ti guarda negli occhi e presta attenzione a ogni tua parola. Non è una cosa da poco, perché dimostra la sua capacità di ascoltare e prendere in considerazione, senza strumentalizzazioni e senza pregiudizi.»

Quali sono, attualmente, le priorità per Verona secondo lei?

Giorgio Pasetto

«L’amministrazione Sboarina ha fatto segnare un deterioramento spaventoso della nostra città. Verona non è rimasta immobile, ma è addirittura precipitata indietro. L’aeroporto diventato ormai uno scalo di serie B, la Fiera fatta oggetto della lottizzazione più spudorata, la viabilità diventata un incubo. Poi l’immagine di città bigotta, conservatrice, provinciale. Per non parlare dell’esodo dei giovani, certificato proprio nei giorni scorsi dalla classifica de Il Sole 24 ore che ha fotografato Verona come una città per anziani. Così si va verso l’assenza totale delle prospettive e dello sviluppo. Verona ha bisogno di essere una città europea, aperta, che impara il meglio dalle metropoli. Nella mia campagna elettorale ho proposto cinque filoni, che vanno dal ricorso massiccio delle energie rinnovabili a investimenti per le attività sportive diffuse fino al reddito di intraprendenza per i giovani che vogliano mettere a frutto nella nostra città le loro competenze. E poi, lo ripeto: i diritti civili. È urgente spazzare via l’immagine di una città fascistoide, intollerante e razzista.»

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