Salvare le api e gli ambienti naturali in cui questi fondamentali insetti vivono: è l’obiettivo della campagna di sensibilizzazione che l’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali della provincia di Verona, in occasione della giornata mondiale delle api, celebrata il 20 maggio scorso, ha lanciato per difendere questo insetto che svolge un ruolo insostituibile per la natura e per la vita dell’uomo.

Il declino a cui vanno incontro le api e gli altri impollinatori è una vera e propria minaccia alla biodiversità e alla sicurezza alimentare di tutto il pianeta. “Se scompaiono le api o sono ammalate o la natura è ammalata”. Questo è il grido di allarme di alcuni ricercatori che fanno notare quanto la simbiosi ape-uomo natura sia la cartina di tornasole del sistema naturale che ci circonda.

Le api sono a rischio di estinzione: solo in Europa nel giro di 30 anni si sono ridotte del 70% e la durata media della loro vita è diminuita da 5 a 3 anni per le regine e da 30 a 15 giorni per le operaie. Se viene a mancare il lavoro delle api l’intero ecosistema si ferma perché questi piccoli insetti sono indispensabili per la riproduzione dell’80% delle coltivazioni che danno frutti e semi per l’alimentazione dell’uomo. Lo stesso vale per le piante selvatiche da fiore di cui l’88% (circa 308.000 specie) si riproduce soltanto grazie all’impollinazione animale.

In media una singola ape visita in genere circa 7000 fiori al giorno e ci vogliono quattro milioni di esplorazioni floreali per produrre un chilogrammo di miele. «Dobbiamo avere consapevolezza che il ruolo che le api e tutti gli insetti impollinatori hanno sull’ecosistema è importantissimo, fondamentale ed insostituibile -, precisa Lorenzo Tosi, presidente dell’Ordine, che aggiunge – : è solamente attraverso la conoscenza che si può imparare ed apprezzare l’importantissimo ruolo che l’ape svolge a all’interno dell’ecosistema così da rispettarla e proteggerla».

Negli ultimi anni gli apicoltori di tutto il mondo e in particolare i 600.000 dell’Unione Europea, tra cui i 65.000 italiani,  hanno registrato gravi difficoltà: lo spopolamento degli alveari – anche detto moria delle api – in primavera, periodo in cui è più intensa l’attività di bottinamento delle api, determina una riduzione del numero delle api e di quello delle loro colonie. Secondo l’Ispra – Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale – le ragioni di questo fenomeno non sono univoche: sono da considerarsi infatti tutte concause la distruzione, il degrado e la frammentazione degli habitat, la semplificazione del paesaggio e l’eliminazione di fasce inerbite e siepi, filati, boschetti; l’agricoltura intensiva; la morte per fame delle api per via della ridotta disponibilità o qualità delle risorse alimentari, gli attacchi di agenti patogeni (virus, batteri e funghi) e parassiti (principalmente insetti e acari), tra cui specie invasive come l’acaro varroa (Varroa destructor), il calabrone asiatico (Vespa velutina) e il piccolo scarabeo dell’alveare (Aethina tumida), i cambiamenti climatici, il cambiamento culturale e commerciale delle pratiche di apicoltura e, non ultimi per importanza, l’esposizione ai pesticidi usati in agricoltura per la difesa delle colture agrarie, la lotta agli insetti molesti ed il diserbo operato in aree urbane e periurbane e i prodotti chimici utilizzati negli alveari per combattere i parassiti e i patogeni delle colonie.

«Le api – evidenzia Giuseppe Palleschi, consigliere dell’Ordineimpollinano da più di 100mila anni le piante fanerogame entomofile che rappresentano la maggioranza dei vegetali utilizzati dall’uomo da per scopi alimentari; quindi, se dovessero scomparire le api automaticamente scomparirebbero le piante e tutte le loro produzioni. La specie umana infatti è strettamente dipendente dalla presenza delle api e di tutti gli insetti impollinatori. Una decina di comuni nella provincia di Verona (Buttapietra, Caldiero, Costermano, Fumane, Isola Rizza, Negrar, Povegliano, Pastrengo, San Pietro Incariano, Sommacampagna) si sono fregiati del titolo di ‘Amici delle api’, diffondiamo il messaggio e cerchiamo che molti più comuni possano diventare amici di questi meravigliosi insetti».

I Comuni Amici delle Api sono impegnati ad adottare buone pratiche per ridurre gli effetti negativi sugli impollinatori a partire dalla riduzione dell’utilizzo dei prodotti fitosanitari oltre al il rispetto delle norme e raccomandazioni di uso riportate sulle etichette. Per questo è importante promuovere un’agricoltura sostenibile, che aiuti a diversificare il paesaggio agricolo e adotti processi ecologici come parte della produzione alimentare.

«Le buone pratiche agronomiche, quando applicate, consentono di fare agricoltura rispettando i pronubi e le api in particolare. Con riferimento ai trattamenti fitosanitari esse prescrivono di eseguirli solo quando necessario, mai durante la fioritura e solo dopo aver sfalciato il cotico erboso in modo da evitare la contaminazione dei fiori spontanei» sottolinea in una nota l’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali.

Anche i cittadini possono contribuire allo sforzo collettivo per la tutela delle api, con piccoli gesti come realizzare nei giardini siepi o aiuole di piante da fiore autoctone, selvatiche e non, in particolare specie mellifere; ridurre l’uso dei pesticidi, cercando forme alternative per il controllo dei parassiti e delle erbe infestanti; rinunciare allo sfalcio dell’erba nei mesi di aprile e maggio, per evitare il taglio dei fiori; acquistare miele da agricoltori locali e prodotti alimentari da pratiche agricole sostenibili; mettere acqua a disposizione delle api nel giardino e sul balcone accanto ai fiori.

Grazie ad un progetto della Regione che prevede la creazione di una rete di rilevazione dati e di monitoraggio del settore apistico, Veneto Agricoltura ha installato nel 2021, in alcune località di tutte le province venete, nove arnie elettroniche con l’obiettivo di raccogliere dati e informazioni per il “Bollettino Apistico Regionale”.

Le arnie elettroniche sono delle “casette” per le api dotate di sensori che permettono di contare il numero di api in entrata e in uscita, la temperatura interna ed esterna e il peso. I dati raccolti, trasmessi da una centralina in remoto, permettono di tenere costantemente sotto controllo lo stato sanitario e l’andamento delle colonie di api.

L’iniziativa regionale si collega ad un altro progetto, questa volta europeo, che vede al centro sempre le api e gli ambienti in cui questi straordinari insetti impollinatori vivono. Si tratta del progetto Interreg Italia-Slovenia “BeeDiversity”, a cui partecipa anche Veneto Agricoltura, oltre ad altri soggetti del Friuli V.G. e della Slovenia, il cui obiettivo è proprio quello di migliorare la biodiversità tramite la gestione innovativa degli ecosistemi e il monitoraggio delle api. Tutti i dati raccolti sul territorio regionale grazie all’installazione delle arnie elettroniche contribuiranno, dunque, andranno implementare anche gli studi in atto nell’ambito del Progetto “BeeDiversity”.

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