Una serata uggiosa quella di Verona-Sampdoria. Impastata di grigiore in cielo e in campo. Gli sportivi umidicci sugli spalti, dopo un emozionante minuto di silenzio rispettato da quasi tutti i presenti in onore di Emiliano Mascetti (prima o poi si riuscirà a capire che applauso e silenzio non sono la stessa cosa), hanno assistito a una delle partite più brutte dell’anno. 

L’Hellas è partito bene, passando la prima decina di minuti del match stabilmente a ridosso dell’area blucerchiata. La squadra sembrava in palla, pericolosa e con la solita garra. Poi più nulla.  La Sampdoria, con una tattica che già in passato ha creato problemi ai gialloblù, ha alzato la densità a centrocampo, spezzettando il gioco e rinunciando a creare grattacapi al Verona. 

L’Hellas lo conosciamo bene: ha bisogno di spazi da aggredire, predilige il pressing alto per mettere apprensione agli avversari, gioca rapido con triangolazioni sugli esterni. Contro i pullman parcheggiati, lo sappiamo, la squadra fatica. Specialmente quando incappa in una serata non particolarmente brillante.

Alla fine la qualità paga

In queste situazioni il gol segna in modo definitivo l’andamento della partita. Una marcatura – anche un gollonzo – da parte del Verona avrebbe obbligato la squadra di Giampaolo a scoprirsi, aprendo spazi e regalando, al di là del risultato, uno spettacolo degno della Serie A. Il gol degli ospiti, purtroppo per il Verona e per lo spettacolo, ha invece sortito l’effetto opposto.

Il secondo tempo di Verona-Sampdoria è iniziato con tristissime perdite di tempo irrecuperabili – sarebbe impensabile che l’arbitro tenesse conto dei secondi bruciati su ogni rimessa dal fondo – un gioco oggettivamente di basso livello da una parte e dall’altra. Mischia selvaggia nella zona centrale ed errori da far cascare le braccia da parte di entrambe le formazioni. 

La partitaccia, per chi ha nel cuore i colori gialloblù, è salvata solo dal gol di Caprari che ha consentito di evitare la sconfitta, regalando un’esultanza ai tifosi e un pensiero commosso al nonno, scomparso alcuni giorni fa. Il gol è stato come la partita: insistito, faticoso, rimpallato. Alla fine però la qualità paga, magari poco, ma paga.

Obiettivi e mini-obiettivi

Un pareggio che serve a poco per la classifica. Dopo la vittoria dell’Atalanta sul Venezia sarebbe stato bello rimanere nella scia dei bergamaschi e provare a staccare il Sassuolo, impegnato in una gara difficile contro la Juventus. 

L’obiettivo del record di punti, onestamente, lascia il tempo che trova. Anche Tudor l’ha lasciato intendere dopo la partita. Se si vuole sognare lo si faccia in grande, inseguendo gli obiettivi veri e non i “mini-obiettivi”. La volontà di dare tutto sul campo e di onorare la maglia fino all’ultima giornata deve essere uno stimolo sufficiente per mantenere l’intensità al massimo.

Tudor è stato franco in conferenza stampa: «Faccio fatica a criticare i miei ragazzi, anche se oggi non mi sono piaciuti in tanti». Non è la prima volta che il mister dimostra la sua abilità di condensare le analisi in una sola frase. La stagione del Verona è e rimane da incorniciare, anche al netto di una partita in cui molti giocatori hanno offerto una prestazione al di sotto delle loro possibilità, forse – come ipotizza Tudor – per aver sottovalutato l’avversario.

Questo Verona merita fiducia

Una partita sottotono, anche se causata dall’assenza del “veleno”, non può naturalmente cancellare un finale di campionato in cui il Verona sta regalando soddisfazioni, a coronamento di una grande stagione. Dopo un girone di ritorno in cui il Verona ha già raccolto più punti che nell’andata, la squadra non si merita certo mugugni qualunquisti su ipotetici remi in barca o ipotesi infamanti come quella di un “regalino” al Cagliari per risparmiare sul riscatto di Simeone. 

La squadra in questa stagione non ha più nulla da dimostrare, ha guadagnato tutto il credito possibile e la fiducia che, in queste ultime partite di campionato, le motivazioni non mancheranno.

Alla fine, al tifoso Veronese non serve troppo per sognare. Basterebbe sentir parlare, ancora una volta, di fatal Verona…

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