“Il Verona fa l’Atalanta”. Lo si sente ripetere dai tempi di Juric, quando il legame con i precetti di Gasperini era più forte, e lo si dice ancora oggi con il calcio aggressivo ed esaltante di Tudor. 

“Il Verona fa l’Atalanta” si dice, e non è vero. Il Verona fa il Verona, e se lo fa bene, non ce n’è nemmeno per l’Atalanta. Certamente non per l’Atalanta di questo periodo, che sembra aver perso la bussola e l’identità. 

La carica dei portatori d’acqua

A Bergamo è tornato Barak, e la differenza si è sentita, Tameze ha fatto la solita partita sontuosa, Simeone ha fatto tremare la difesa avversaria e Caprari ha preso un legno con una punizione quasi perfetta. Eppure la vittoria di Bergamo è tutta dei comprimari. Di Sutalo che non ha tremato al posto di Gunter, di Lasagna che ha saputo tener su la squadra nel finale sofferto e non l’ha chiusa per centimetri, di tutti quelli che in questa stagione hanno spesso portato l’acqua. 

Questo Atalanta-Verona ha segnato il giro di boa del mini campionato di undici partite, iniziato dopo il raggiungimento dei quaranta punti. Un campionato in cui il Verona ha la sola missione di divertirsi, spingersi oltre i propri limiti, regalare ai tifosi una stagione da incorniciare. A metà di questa “stagione bonus” il Verona vede quota cinquanta. Sono solo tre i punti che separano l’Hellas dall’ottavo posto dell’Atalanta e, prestazione dopo prestazione, i sogni sono ancora tutti aperti.

Questo finale di stagione giocato dal Verona a cuor leggero, senza pressioni ma con la voglia di stupire, ha offerto le condizioni ideali per alcuni giocatori di crescere ancora di più, e di imporsi come pedine fondamentali per la prossima annata. 

Finalmente il vero Ilic

Qualche esempio? Ilic, oltre al gol, arrivato in modo fortunoso, contro l’Atalanta ha confermato il trend positivo delle ultime uscite: è aumentata la sua intensità nei contrasti a centrocampo, di partita in partita appare più propenso a prendersi responsabilità che aveva talvolta evitato nella prima parte di stagione. 

Il giovane serbo, complice la lunga assenza di Veloso, ha potuto costruire un’intesa perfetta con Tameze, approfittando della copertura gagliarda ed efficace del francese per proporsi con insistenza in avanti. Speriamo ci prenda gusto, perché i suoi break palla al piede e gli uno-due dettati ai compagni più avanzati si stanno rivelando un’arma micidiale nell’arsenale del Verona.

Montipò e Ceccherini: una stagione per sorprendere

Un altro elemento che ha brillato a Bergamo, dopo una stagione in cui ha saputo vincere ogni perplessità è Montipò. Da applausi la parata su Malinovski a pochi minuti dall’inizio, ma ancora più importante la sicurezza data alla squadra nei minuti finali in cui l’Atalanta, dopo aver accorciato le distanze, poteva davvero rovinare la serata ai gialloblù.

Partita dopo partita il portiere gialloblù ha sfornato prestazioni sempre più convincenti, spazzando via ogni dubbio sul suo valore dopo un inizio di stagione talvolta incerto. Oggi il Verona è cosciente di avere tra i pali un portiere affidabile, soprattutto tra i pali e sulle uscite alte. Certo, Montipò può ancora migliorare molto nel gioco coi piedi, ma nel bilancio della stagione si può dire che il portiere col 96 non abbia fatto rimpiangere Silvestri.

Il terzo protagonista di serata è Ceccherini. Il difensore, iniziata la stagione come riserva, è oggi un tassello chiave della retroguardia dell’Hellas. A Bergamo ha tenuto alla grande dietro e, dopo quattro anni, la sua presenza insistita nell’area di rigore avversaria gli è fruttata una rete in Serie A. Un premio più che meritato per tutte le sgroppate “alla Di Marco” che, giunte da un difensore come lui, hanno avuto il merito alzare sia il baricentro che gli animi di compagni e tifosi.

Le rimonte dal 2-0? Un brutto ricordo

Si è sempre detto che nel calcio dei cinque cambi il Verona ha la sua debolezza nelle seconde linee. Il gioco dispendioso di Tudor, fatto di uno-contro-uno e di pressing estenuante, ha bisogno di freschezza, lucidità e qualità. Le rimonte subite e le partite a due facce che spesso si sono viste nella prima parte di stagione si spiegavano così, con una panchina non all’altezza dei titolari.

Oggi il Verona è diverso. Forse per l’entusiasmo e la leggerezza di spirito, certamente per il grande lavoro svolto da Tudor e il suo staff, molti comprimari hanno alzato il livello delle loro prestazioni. La squadra appare più in controllo anche nei momenti in cui gli avversari aumentano il pressing e bisogna difendere il forte, i palloni escono con più facilità e il baricentro rimane più alto.

I rimpianti dell’andata hanno insegnato molto. I punti lasciati a Salerno e a Genova, l’impresa svanita contro il Milan, le piccole macchie di un campionato eccellente sono servite alla squadra per maturare e crescere. Il Verona è forte, l’abbiamo detto e scritto mille volte quest’anno, ma la maturità di questo fine campionato viene dai portatori d’acqua. La vittoria di Bergamo si deve a loro. 

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