Martedì 12 aprile è stato presentato a Roma, il Rapporto Astalli 2022, edito dal Centro Astalli, espressione del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati-JRS presente in ben 50 paesi del Mondo. È una realtà importante in Italia, dove conta sette sedi, due delle quali si trovano in Veneto: a Padova e a Vicenza.

Il Rapporto Astalli 2022 esce in un’edizione rinnovata in occasione dei 40 anni di attività del centro. Propone una fotografia aggiornata sulle condizioni dei richiedenti asilo e rifugiati che durante il 2021 si sono rivolti alla loro struttura e hanno usufruito dei servizi di prima e seconda accoglienza.

I quattro punti principali del Rapporto Astalli 2022.

Copertina del Rapporto 2022
  • Gli effetti socio-economici della pandemia hanno acuito le vulnerabilità dei rifugiati, e aumentato fragilità e marginalità sociale.
  • Il sistema d’accoglienza, a due anni dal superamento dei decreti sicurezza, non riesce ancora ad uscire dalla logica dell’emergenza.

Ad oggi infatti, circa due migranti su tre sono ospitati nei Cas, i centri di accoglienza straordinaria pensati per far fronte all’arrivo dei grandi numeri.

  • Le migrazioni spariscono dai media ma non cessano gli abusi in Libia, le morti in mare e i respingimenti indiscriminati alle frontiere.

Sono stati infatti 67.040 i migranti arrivati in Italia via mare nel 2021, quasi il doppio rispetto all’anno precedente. Raddoppiano anche i minori stranieri non accompagnati: 9.478, a fronte dei 4.687 del 2020.

Secondo gli ultimi dati Unchr nel 2021, si sono contati 1496 morti e dispersi nel Mediterraneo. Dal 2013 quindi sarebbero 23507 le persone che hanno perso la vita in mare, tentando di arrivare alle sponde italiane.

  • Coloro che hanno vissuto l’esperienza del carcere in Libia in modo pressoché unanime raccontano di abusi, violenze e persecuzioni.

Nel 2021 si sono aggiunti a loro i migranti che sono riusciti ad arrivare in Italia passando dai Balcani e che raccontano di percosse e violenze da parte di forze dell’ordine nel tentativo di respingerli.

Quasi tutte le donne seguite dal servizio di ginecologia dell’associazione hanno subito torture, violenza di genere o abusi, nei Paesi di origine o durante i viaggi.

Le vittime di tortura che si sono sottoposte a una visita per il rilascio del certificato medico-legale da presentare alla Commissione Territoriale sono state 334, in prevalenza uomini ma con una percentuale di donne in aumento (il 32% del totale), provenienti soprattutto da Nigeria, Senegal ed Eritrea.

Ferite che segneranno a lungo queste persone, sia sul piano fisico sia su quello psicologico, e che purtroppo vengono acuite dall’atteggiamento diffuso in Italia, secondo il quale i profughi vengono divisi in “falsi” e “veri” a seconda della provenienza geografica.

  • La guerra in Ucraina ci mostra che l’arrivo in Italia di 89.920 persone (dati Unhcr) in poche settimane (più di quelle accolte nell’intero 2021) non è un’invasione, né una minaccia alla nostra sicurezza.

Purtroppo però il difficile contesto internazionale, gli allarmi continui che arrivano dai media, ma anche la preoccupazione per l’emergenza sanitaria e l’aggravarsi delle tensioni sociali sono fattori che rischiano di alimentare pregiudizi sulle migrazioni forzate e di portare a vere e proprie discriminazioni nei confronti dei rifugiati.

Foto di archivio – profughi ucraina

È proseguita inoltre la politica di chiusura e di esternalizzazione delle frontiere. Nel corso dell’anno 2021 è stato rinnovato l’accordo con la Turchia che prevede il trattenimento sul proprio territorio di rifugiati. In particolare, si tratta di persone in fuga da Siria, Iraq e Afghanistan.

Si è continuato ad assistere alle morti nel mar Mediterraneo e ai respingimenti verso la Libia o a quelli di Ceuta, l’enclave spagnola in Marocco; ai blocchi sulla rotta balcanica, fino alla tensione tra Bielorussia e Polonia dello scorso dicembre con la presenza di alcune migliaia di migranti ammassati sul confine, utilizzati come strumenti di pressione politica.

Neanche nel 2021 l’Europa è riuscita dunque a trovare una politica comune lungimirante e inclusiva sulle migrazioni.

Gli ostacoli dell’accoglienza in Italia

Tra gli ostacoli che i richiedenti asilo incontrano per ottenere la protezione internazionale, il primo è ottenere l’iscrizione anagrafica, necessaria per accedere ai diritti sociali. La digitalizzazione di molti uffici ha rappresentato un aggravio nella vita dei migranti forzati, che vivono una burocrazia respingente nei loro confronti.

Anche la campagna vaccinale ha avuto bisogno dell’intervento del privato per arrivare alle fasce più vulnerabili della popolazione. Per i migranti infatti si può affermare che tale campagna sia partita solo a giugno. E di nuovo si è riproposto il problema della difficoltà di accesso al digitale, per cui scaricare un green pass, per un migrante, può diventare un’azione quasi impossibile se non viene supportato da qualcuno.

Trovare casa è una difficoltà persistente, che ritorna in ogni rapporto o sintesi sull’immigrazione. Viene segnalata soprattutto la difficoltà per le famiglie numerose o per i nuclei monoparentali.

Ricordando David Sassoli

Alla fine il Rapposto Astalli conclude con le parole di David Sassoli, a cui è stata dedicata l’edizione, pronunciate in occasione della presentazione del rapporto dell’anno scorso. Parole che in questi tempi di guerra, sembrano ancora più urgenti:

“La sfida migratoria rappresenta una grande questione globale, una questione umana, sociale di fronte alla quale l’Unione Europea deve adottare un approccio coordinato più coraggioso basato sui principi della solidarietà, della responsabilità. Come Europa abbiamo il dovere di valorizzare quell’idea di cittadinanza globale e solidale che sta alla base di una società aperta, inclusiva. Servono regole, regole che umanizzino i meccanismi globali e questo lo può fare solo l’Europa.”

David Sassoli

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