La maggioranza a Palazzo Barbieri tra il 5 e il 6 aprile ha approvato la Variante 29, superando i 233 emendamenti dichiarati ammissibili sugli 800 presentati. «Fra una decina di giorni le imprese che sono pronte potranno iniziare a costruire» dicono dal Comune. È la parola fine a una lunga contesa tra Montorio e la Giunta Sboarina? Ne parliamo con Claudio Ferrari, Presidente del Comitato Fossi di Montorio.

>>LA RISPOSTA DELL’ASSESSORA ILARIA SEGALA

Claudio Ferrari, Presidente del Comitato Fossi Montorio

È stata approvata, con soddisfazione della Giunta, la variante 29. Da parte vostra, invece, sono state ottenute alcune piccole modifiche al progetto iniziale, come la riduzione della cubatura. Soddisfatti?

«Innanzitutto, noi come Comitato Fossi avevamo avuto un incontro proprio in occasione dell’inaugurazione cippo [di Montorio] e avevamo chiesto esplicitamente una forte riduzione di quella che era la parte del costruito e non il 30% che era la richiesta della Circoscrizione; Circoscrizione che, comunque, aveva anche sottolineato l’esigenza di acquisire la parte dell’incompiuta, l’edificio al centro dell’area. Noi in verità avevamo chiesto che la riduzione fosse almeno del 50%, perché comunque 8.400mq di costruito hanno un impatto enorme sull’ambiente, anche per ragioni legate al terreno, dato che è una zona a rischio alluvione. Persino la cessione da parte della River Immobilia della fetta di verde prospiciente il Fontanon è una mezza presa in giro, in quanto, di fatto, se come sembra la proprietà trasformerà l’edificio in attività di ristorazione, ci troveremo a tagliare l’erba per il decoro di un’attività commerciale privata.»

La palazzina sul Fontanon della “L’incompiuta”

Non sembrate insomma convinti dai proclami trionfalistici della Giunta…

«L’operazione ci sembra orchestrata abbastanza male perché soffre di un peccato originale: la Variante 29 non è una programmazione territoriale fatta da un ente pubblico ma un investimento da parte di privati che hanno sostanzialmente deciso cosa andava fatto nella logica del loro interesse. E questo è evidente perché non c’è una reale necessità abitativa a Verona visto che esistono già migliaia di appartamenti; se si discute di riqualificazione, questa doveva venire attraverso la creazione di spazi verdi casomai. Abbiamo bisogno di piante, abbiamo bisogno di bosco che, invece, viene sistematicamente sottratto con lo sbancamento delle colline.»

Come diceva l’architetto Caleffi a proposito dei Filobus, i Comitati sono i Comitati del No…

«Non è affatto vero, anzi. Abbiamo discusso con l’Assessora Ilaria Segala delle esigenze che si sono create con la crisi Ucraina in termini di necessità energetiche. Visto che si parla di riconvertire in energia pulita, perché non sfruttare per esempio i 12.000 mq del capannone esistente e farci una centrale fotovoltaica, che avrebbe tranquillamente soddisfatto più della metà della richiesta energetica del paese? Poteva essere un’operazione dal basso, di azionariato collettivo e popolare e questo sarebbe stata pure una soluzione che non necessariamente avrebbe richiesto di demolire il capannone e costruire altre case.»

L’assessora, più volte, ha segnalato la necessità di piccole rinunce per ottenere opere compensative…

«Beh, la River Immobilia, in cambio degli 8.400mq, si impegna a costruire un piccolo ponte sul torrente Squaranto per collegare il circolo I Maggio con un’altra zona di Montorio che si chiama la Parola. Tutto qua. Sicuramente è un’opera utile, ma che certo non va lontanamente a compensare il costo che, di fatto, per noi rappresenta un disastro ecologico e sociale.»

Addirittura?

«Le ricadute dei costi, che non sono ovviamente solo economici, sono tutte sulle spalle della comunità. Prendiamo un dato: i 180 abitanti in più porteranno con sé, come minimo, 150 automobili in più, in una zona che già adesso soffre per una viabilità difficoltosa anche perché, proprio lì, ci sono i punti più stretti delle strade di Montorio. E i parcheggi? La risposta del Comune è: “sarà un problema che verrà affrontato successivamente in fase di pianificazione urbanistica”.»

Però, in un’intervista ad Heraldo, l’assessora Segala, in relazione alla questione di via Pedrotta, aveva dichiarato che «Per le sue caratteristiche la ritengo una soluzione poco praticabile.». Che ne pensa?

«Certo, ci sono delle alternative, peraltro devastanti: una è quella di cominciare a spostare dei corsi d’acqua; la seconda, suggerita anni fa dalla proprietà, un cavalcavia che da dietro il circolo I maggio giunge a scavalco fino a via del Vegron. Il punto è che questa non è programmazione: è semplicemente speculazione. La prova è la questione del degrado, che non riguarda il capannone del 1980, brutto quanto si vuole, ma parte di quei capannoni di archeologia industriale recentemente sottoposti a vincolo per il carattere storico- artistico. Ecco, la Variante 29, nata a parole per combattere il degrado, fa tutto tranne che occuparsene: nessuno stanziamento è previsto per il loro recupero. La ragione è semplice: a Montorio non è più possibile ampliare l’area del commerciale e quindi la proprietà usa la variante per fare business sull’edilizia privata. E comunque poi voglio vedere come staranno i nuovi residenti…»

Perché?

«Il valore degli appartamenti si stima già intorno ai 500.000€ ciascuno. Una bella cifra, che certo non comprenderà privacy e tranquillità, perché si troveranno in mezzo a un’area in parte ancora industriale e in parte di fruizione turistica, con molto visitatori lungo il corso d’acqua. Come saranno poi queste case non è dato sapere, perché in realtà tutto il progetto della Variante 29, almeno a Montorio, si riduce al libro dei sogni del Masterplan: non ho ancora visto un solo progetto concreto, fattivo di costruzione, eppure si è deciso di dare il via libera a un’operazione edilizia senza alcun elemento concreto. E proprio qui, in realtà, si gioca la prossima partita perché – se e quando partiranno i lavori, a dispetto del comunicato – non sarà facile ottenere le autorizzazioni dagli enti competenti per un’area così delicata. E noi vigileremo, costantemente e puntualmente, e non perché vogliamo fare politica: siamo un Comitato apartitico che ha, come unico interesse, solo la protezione della nostra comunità.»

Il Masterplan della Variante 29 per Montorio

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