Piano Folin: una scelta polarizzante
Il Piano Folin continua a non trovare consensi "a destra e a manca", anche forse per le modalità scelte per "imporre" un progetto senza il necessario confronto con la cittadinanza e gli attori economici.
Il Piano Folin continua a non trovare consensi "a destra e a manca", anche forse per le modalità scelte per "imporre" un progetto senza il necessario confronto con la cittadinanza e gli attori economici.
Il filo rosso che parte dal Comune e arriva alla Fondazione Cassa di Risparmio risulta oltremodo evidente quando, in città, si parla del contrastato Piano Folin. Ridotto oggi nelle pretese, rispetto a quanto venne annunciato a suo tempo, in pompa magna, con annessa conferenza stampa del Sindaco Federico Sboarina e dell’Assessora Ilaria Segala, il progetto riguarda l’insediamento di un grande albergo nell’isolato che una volta era la cittadella della finanza targata Unicredit, nel cuore del centro storico veronese.
Le istanze dell’istituzione finanziaria, che lamenta di avere sostenuto le amministrazioni del sindaco attuale e di quello precedente con abbondanti elargizioni in cambio dell’acquisizione di contenitori fatiscenti, per i quali ha dovuto peraltro investire ulteriori capitali al fine di renderli utilizzabili, vengono rivolte all’amministrazione Sboarina affinché deroghi dal piano urbanistico e consenta quello che agli altri privati è impedito. Un provvedimento osteggiato dal sindacato degli albergatori, supportati straordinariamente dagli esponenti della sinistra ecologista in un movimento a tenaglia che oppone il diritto e l’opportunità a quella che sembra una comoda scelta di speculazione immobiliare, generalmente censurata quando gli autori sono privati imprenditori.
Prendere posizione circa l’albergo nella ex sede Unicredit è indubbiamente una scelta polarizzante: cosa avrà pensato il cittadino che abita in centro tra l’opacità degli annunci e gli sviluppi delle deroghe richieste al Consiglio Comunale? Avrà colto la presenza di un attuatore (la Patrizia, che fa concorrenza a Giulietta in termini di popolarità cittadina) dalla proprietà misteriosa? Si farà impressionare dall’utilizzo di un prestigioso marchio internazionale per la gestione dell’immobile, marcio che ai più appare un Cavallo di Troia per probabili sviluppi futuri?
Riguardo all’iniziativa imprenditoriale privata, non c’è materia di discussione; nel caso specifico invece sarebbe importante per i soggetti coinvolti, oltre che per l’iter autorizzativo e l’impatto sull’ambiente urbano, prevedere una modalità di valutazione del progetto che conforti i cittadini, gli attori economici e l’industria alberghiera e confuti i timori delle tante Cassandre che da mesi manifestano timori a riguardo.
A riguardo Flavio Tosi non ha dubbi: quello che chiede il presidente Mazzucco è giusto a prescindere; investimenti che faranno Verona “più bella e più superba che pria…” (citazione dal Nerone di Ettore Petrolini ). E Damiano Tommasi? Non si sa: per lui parla Michele Bertucco, in questa strana alleanza coi rappresentanti degli albergatori. Il rifiuto, oltre che ideologico, è supportato dal buon senso per un albergo che si dichiara di estremo lusso ma gestirà le autovetture degli ospiti con un complesso sistema di vallet che andranno e torneranno da un garage a chilometri di distanza. Per Michele Croce, in assenza di un pronunciamento, vale lo slogan del programma politico: lotta all’immobilismo e la tendenza a conservare lo stato di cose esistente; opponendosi a ogni cambiamento. Che vuol dire tutto e niente allo stesso tempo, se non spieghi come fare…..
Foto di copertina di Osvaldo Arpaia
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